Capitolo 16

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Angel

Un raggio di sole mi aveva svegliata da quello che era stato un lungo incubo.

Non appena riuscii a mettere a fuoco mi accorsi di essere ancora immersa in tutto questo, non era un incubo, o almeno, non soltanto... era la mia realtà.

Ero ancora rinchiusa dentro quella che pareva essere la mia prigione. Quattro mura a separarmi dal mondo e una piccola finestrella in alto, troppo per riuscire a raggiungerla. La porta che avevo davanti sembrava essere pesante, quasi come se fosse stata forgiata con uno speciale ferro.

Avevo paura.

Non ero certa che sarei mai riuscita a uscirne tutta intera, avevo come questo brutto presentimento che non si decideva a lasciarmi in pace. Un presentimento capace di farmi accapponare la pelle e rabbrividire.

Cosa mi attendeva?

Dei passi attirarono la mia attenzione. Qualcuno stava venendo qui.

Mi nascosi dietro la porta in attesa che il mio nemico entrasse, era la mia unica possibilità di fuggire.

Una chiave metallica venne inserita nella serratura, che cigolò e scricchiolò dimostrando senza alcun problema la sua veneranda età.

E poi accadde tutto in pochi istanti.

L'uomo mise un piede dentro e io lo scaraventai contro il muro e vedendo il suo corpo accasciarsi, colsi la mia occasione.

Oltrepassai la porta a tutta velocità, il tempo era un qualcosa che non mi era concesso, svoltai l'angolo, seguendo il fascio di luce che supposi venisse da una qualche porta e mi scontrai contro qualcosa di duro.

Alzai lo sguardo riprendendo il controllo del mio corpo e mi gelai.

«Non andrai mai lontana da me, perché non te lo permetterò» si avvicinò a me e io arretrai «Tu mi appartieni, sei sempre stata mia».

Sul suo viso potei leggere la vera follia. Avevo paura, più di quanta ne avessi mai sperimentato in vita mia.

«Sta lontano, lasciami in pace» la mia mente era un vorticare di paure e debolezze.

«Oh vorrei poterti accontentare, ma vedi, non sono una persona che si arrende, inoltre mia dolce principessa, noi siamo una cosa sola, anime gemelle» ormai era a un soffio dal mio viso. Non potevo far altro che tremare.

Athena, aiutami!

Cercai di contattare il mio lupo, ma ormai erano settimane che sembrava inesistente.

«Appartengo già a qualcuno» balbettai.

Il suo viso si indurì mostrando odio e rancore. Allungò la mano scoprendomi i lati del collo dove avevo i due marchi e si infuriò.

Uno schiaffo raggiunse il mio viso lasciando dietro di sé un bruciore incredibile «Come hai potuto tradirmi? Il mio amore per te non valeva nulla?»

«Amore? Come posso amare il mio rapitore?» sputai senza riflettere.

Un altro schiaffo mi colpì in pieno viso e le lacrime minacciarono di scendere copiose «Qualcuno ha osato toccare ciò che è mio e suppongo che questi qualcuno siano due lupi no?» sorrise malvagio.

«Anche se fosse?»

«Loro possono sentire tutte le tue emozioni attraverso quei due marchi, non lo sapevi?» se avessi potuto avrei indietreggiato ancora, ma il muro mi bloccava ogni tentativo.

«Co-cosa vuoi fare?» il presentimento di qualcosa di brutto sembrò realtà quando lui si avventò su di me senza lasciarmi scampo.

Svenni per la paura.

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