Capitolo 19

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Mason

Eravamo quasi arrivati. Il mio lupo fiutava degli odori. Angel e qualcun altro... Ares.

Ma poi il nostro corpo si bloccò al suolo privo di forze e in preda a un dolore indescrivibile.

Era come se le nostre anime fossero in lotta con il corpo stesso, un dolore che paralizzava e rendeva difficile anche il solo respirare.

Un dolore che significava una cosa soltanto.

Eravamo arrivati tardi.

«Angel» bisbigliai «Non puoi essere persa».

Mi contorsi a terra, cercando di far rialzare il mio corpo, ma il lupo non collaborava.

Tornai umano a fatica e poi il dolore si attenuò lasciando solo il marchio di accoppiamento pulsante e arrossato.

Connor era nella mia stessa situazione, doveva averle fatto qualcosa. Dovevamo sbrigarci o tutto sarebbe stato vano.

«Andiamo, non abbiamo più tempo»

«Sbrighiamoci e portiamola a casa».

Sperai che lei fosse ancora in vita...

Poco più avanti vedemmo una costruzione, doveva essere per forza li.

Corremmo a tutta velocità e non appena giungemmo nei pressi dell'entrata spalancammo il portone e ci lanciammo dentro.

«Angel» gridai fino a farmi bruciare i polmoni.

Il posto era completamente al buio ma di colpo una marea di fiaccole si accese illuminando l'ambiente.

Proseguimmo seguendo il percorso creato dalle fiamme.

«Benvenuti nella mia umile dimora» una voce maschile ci raggiunse poco più avanti.

Una volta svoltato l'angolo il sangue nelle vene mi si congelò.

Davanti a noi c'era un trono e su di esso c'era Ares.

Lo sguardo compiaciuto fu la prima cosa ad attirare la mia attenzione «Dov'è lei? Cosa le hai fatto?»

«Oh la mia dolce anima gemella sta bene, non devi preoccuparti» sorrise divertito.

«La tua cosa? Lei è la nostra compagna» Connor fece un passo avanti.

«Il vostro legame si è spezzato poco fa, sono certo che ve ne siete accorti»

Quel dolore quindi era...

«Non puoi aver eliminato un legame predestinato, è impossibile» il mio cuore perse un battito.

Eppure, nonostante fosse flebile, riuscivo ancora a percepirlo.

«Vedi, durante l'eclissi, quando la luna è già alta, tutto diventa possibile se si tratta di voi teneri cagnolini»

«Ridacci Angel» Connor ringhiò «Ora».

«Amore mio, vuoi concederci l'onore della tua presenza?» Ares parlò ad alta voce.

La tenda dietro di lui si scostò rivelando la mia compagna.

Indossava un abito bianco, quasi simile a un velo, che metteva in mostra le sue forme in modo fin troppo esplicito.

Il viso era sciupato, così come il corpo. Lividi di ogni sfumatura ne ricoprivano ogni superficie mentre lo sguardo letale e freddo mi raggelò sul posto.

Cosa le aveva fatto per tutto questo tempo?

«Angel, vieni, andiamo via da qui» le tesi la mano convinto che l'avrebbe afferrata di colpo «Finalmente ti abbiamo trovata».

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