Capitolo 1

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 La mattina era iniziata in modo caotico, uno dei miei uomini era stato colpito da un proiettile mentre faceva il solito giro del perimetro e così senza ulteriori indugi, l'abbiamo portato in clinica per essere curato.

Non erano molti i posti in cui potevamo andare e quella per fortuna era vicina al nostro rifugio.

Creature come noi guarivano in modo diverso dai comuni esseri umani, era più rapido e indolore, ma non questa volta.

Sembrava essere stato colpito da qualcosa di diverso, la ferita non aveva espulso il proiettile e non guariva.

Chi l'aveva sparato? E cosa stava succedendo?

Come Alpha del branco della Luna Cremisi era mio compito investigare.

Ma una volta giunto in clinica con i miei uomini, qualcosa iniziò a rendere nervoso sia me che il mio lupo e quando giunsi davanti a una stanza ben precisa, lo sentii.

Era lei. La mia compagna.

Peccato però che fosse immobilizzata al letto e la sua vita era come inesistente. Come avrei fatto a renderla la mia luna? Come avrei potuto presentare al branco una persona simile?

Mi vergognavo del fatto che fosse lei. Non l'avrei mai accettata come compagna ma forse potevo fare qualcosa per lei. Forse il marchio l'avrebbe aiutata a guarire.

Così dopo averci riflettuto ed essere tornati al branco con i miei uomini. Uscii di casa.

Era stupido da parte mia, così tanto da non credere a ciò che stavo facendo.

Una volta giunto nella sua stanza aspettai che il suo respiro cambiasse e mi indicasse che fosse sveglia.

E alla fine, dopo averle chiesto uno strano consenso, lo feci.

I canini scesero pronti a marchiarla, rendendola una di noi.

Non c'era garanzia che funzionasse, ma nel caso in cui fosse tornata a vivere, avrei reclamato ciò che mi spettava di diritto.

Una compagna. Una luna per il mio branco.

Me ne andai ma non mi allontanai troppo dalla sua stanza, volevo capire se aveva funzionato, se il gene del lupo avesse cambiato le cose, ma da quella camera non avvertii alcun movimento.

Era persa.

Dovevo liberarmi di lei, rifiutarla.


Angel

Dovevo essere svenuta per il dolore, era stato così intenso e incredibile tanto che in un modo contorto, mi ero sentita viva.

Non sapevo se in me fosse cambiato qualcosa così provai a muovere le dita di una mano.

Niente.

Calma piatta.

Mi ero illusa e ora provavo dolore. Un intensa fitta al cuore per aver creduto alle parole di uno strano ma super sexy sconosciuto.

Come avevo potuto credere alle parole di un folle che mi aveva addirittura morso una spalla? Tutti questi anni dovevano avermi resa folle!

Come avevo osato sperare in qualcosa di così impossibile?

Mi sentivo ancor più stupida di prima.

Poche ore dopo, la luce debole dell'alba iniziò a entrare dalla finestra.

E Patty, come suo solito, entrò per sistemare i disastri che avevo compiuto durante la notte e pulirmi.

«Non ne posso più, vivo con lui, dobbiamo sposarci, eppure non l'ho mai sentito così distante come negli ultimi mesi» si sfogò lei «Dovrei lasciarlo? Ieri è tornato a casa con addosso un profumo da donna che non è il mio»

Il Morso dell'AlphaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora