XI

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Nicole se n'era andata e io stavo sdraiato sul letto di Federico insieme a Kumo. Avevo finalmente trovato qualcuno che potesse capirmi e l'avevo perso due secondi dopo.
Vabbè, sti cazzi, ormai mi ero abituato a perdere le persone. Dio, sembra una di quelle frasi depresse prese da Tumblr nel 2017.
Avevo davvero voglia di appendermi ad un corda e non sapevo neanche perché. Ero triste e non ne avevo un vero motivo.

La mattina seguente dovetti andare a scuola. Era la prima volta dopo la morte di Federico, avevo preferito non andare per non sentirmi ancora più stressato. Ma dovevo tornare, anche se controvoglia. Mi alzai, mi lavai e indossai dei vestiti che, la sera prima, ero andato a prendere a casa di mia madre. Mi ero prima accertato che quella stronza non fosse in casa, poi, senza far troppo casino, ero entrato dalla finestra del bagno e avevo preso i miei vestiti per poi ritornarmene da dov'ero venuto.
Arrivato a scuola mi si avvicinarono alcuni ragazzi con delle mie foto in mano, erano dei coglioni che volevano un mio autografo. Mi dava fastidio che queste persone mi avessero scambiato per una superstar di fama internazionale, ero solamente un eroe che svolgeva il suo lavoro, non facevo nulla di speciale, almeno secondo me. Feci gli autografi a quegli stronzi e mi diressi verso la mia classe. Mi sedetti al mio posto e solo allora notai che quello accanto -dove solitamente si sedeva Federico- era occupato da un ragazzo con i capelli lisci, biondi e dagli occhi azzurri. Inizialmente pensai fosse, non so in che modo, Federico. Stavo per stringerlo a me, quando notai che no, non era lui. Era un ragazzo che, oltre ad avere i capelli come Fede, non gli assomigliava assolutamente. E si, soltanto i capelli, perché gli occhi di Federico sono mille volte più belli e molto più chiari.
«Uhm... Ciao?»
«Oh... Ciao, scusami se mi sono seduto qui ma non c'erano altri posti liberi. Piacere, Valerio.» Mi sorrise, aveva un accento diverso, quasi... Francese.
«Nicola.» Ricambiai il suo sorriso. Quel fottutissimo accento francese... L'avevo già sentito, ma dove? «Non sei di qui, ho ragione?» Gli domandai, per fare un po' di conversazione.
«Esatto. Mio padre è francese, mia madre di qui. Ho vissuto a Lione fino al mese scorso e adesso sono qua.» Rispose lui. Era bello parlare con qualcuno che non voleva soltanto un autografo da te.
«Scusami la domanda da idiota ma... Dove si trova Lione?» Gli chiesi, alquanto in imbarazzo. Il ragazzo ridacchiò.
«Non preoccuparti.» Mi rassicurò, continuando a sorridere. «Lione è in Francia. È una città abbastanza grande e famosa, soprattutto per il cibo.» Ringraziai gesù cristo perché non sembrava infastidito dalla mia ignoranza geografica, anzi, sembrava quasi divertito.
«Ah, capisco...» dissi, cercando di nascondere il mio imbarazzo. «Non sono mai stato bravo in geografia Italiana. Immaginati quella francese.» Valerio sorrise ancora, un sorriso che mi metteva a mio agio. Era strano quel ragazzo, sembrava vivere in un mondo totalmente diverso da quello reale. Mi piaceva. Sembrava non sapere nemmeno della mia identità "segreta" -tra virgolette perché tutti lo sapevano- e questa cosa mi faceva sentire molto più tranquillo.
Parlammo molto e, praticamente subito, legammo abbastanza da considerarci amici. Mi chiese, solo alla fine, se fossi Spider-Man -come se nessuno lo sapesse- e io gli ero grato, perché era davvero tanto fastidioso essere conosciuto soltanto come Spider-Man e non come Nicola.

𝐒𝐩𝐢𝐝𝐞𝐫𝐦𝐚𝐧 𝐢𝐧𝐭𝐨 𝐭𝐡𝐞 𝐦𝐮𝐥𝐭𝐢𝐯𝐞𝐫𝐬𝐞 𝐨𝐟 𝐦𝐚𝐝𝐧𝐞𝐬𝐬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora