VI

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Il piano era semplice, dovevo aspettare la notte fonda, per le tre circa, sarei dovuto entrare dalla finestra che, quella mattina, avevo notato essere aperta da prima del risveglio di Strange. Ero sicuro che l'avrebbe lasciata aperta anche quella sera. Il piano finiva lì. Beh, non ero proprio il tipo che ideava piani, ero più uno che agiva e pensava direttamente sul posto.
Neanche il tempo di tornare a casa di Anita ed Ettore che suonò l'allarme che mi avvertiva dei vari crimini in città, volevo leggere i dettagli ma, stranamente, non c'era scritto niente se non il luogo. Sospirai, mi rimisi la maschera, che avevo tolto poco prima, e mi diressi verso il centro della città. Appena arrivato, notai un ragazzino, completamente avvolto dalle ombre. Cercai di avvicinarmi, inconsapevole di cosa stava per succedere. Il ragazzo si voltò di scatto verso di me e, senza nemmeno darmi il tempo di studiarlo meglio, mi colpì. La sua mano destra era una specie di lancia appuntita che, se mi avesse colpito, mi avrebbe sicuramente ucciso. Non che l'idea fosse proprio pessima, eh.
«Chi cazzo sei tu?» Gli domandai, allontanandomi.
«Garçon de l'ombre.» Rispose lui, senza un minimo di emozione.
«Gar-... Garss-... Cars-... Ti chiamerò Ombre e basta. Sei francese? Quel nome sembra francese.» Cercai di alleggerire la tenzione ma lui non rispose. Si limitò a lanciarmi una serie di attacchi scordinati e facili da schivare. «Mi spieghi almeno chi sei?»
«Il successore del Professor Ombra.» Rispose, mantenendo il suo tono freddo e privo di emozioni. A quella risposta rimasi fermo immobile. Quello che avevo davanti sembrava, a occhio e croce, un ragazzino di circa quattordici anni. Come aveva fatto un ragazzetto di quell'età a impossessarsi dei nanobot di Giovanni? Provai a chiedergli spiegazioni ma, in pochi secondi, Ombre si fece tutt'uno con le ombre lì vicino e scomparì nel nulla. Bene, un altro problema da aggiungere alla lista. Non potevo, però, perdere di vista la missione principale: rubare il libro di Doctor Strange, così tornai a casa e mi riposai per essere, così, ben sveglio la notte.

Erano le tre del mattino, avevo la tuta addosso da circa sei ore. Stavo appollaiato sul tetto di casa Strange e stavo aspettando il momento migliore per entrare dalla finestra. Appena si fecero le tre e dieci, mi decisi a entrare. Scesi dal tetto, mi avvicinai alla finestra e... Era chiusa. Porca puttana. Imprecai contro il me del passato, quello che aveva ideato il piano. "Grazie al cazzo che è chiusa, quello è un mago, mica si lascia prendere per il culo così." Pensai. Feci un bel respiro profondo e cercai un altro modo per fare irruzione in casa dello stregone. Nessuna finestra era minimamente aperta, la porta era chiusa a chiave e non potevo sfondare nulla, sarebbe stato sospetto*.

*Nota del Nicola del futuro: Perché, rubare il libro di incantesimi allo stregone supremo non è sospetto, vero Nico'?

Continuai a cercare, fin quando non vidi la mia salvezza. C'era una finestra spalancata ed era quella del bagno. Mi infilai, sperando fino all'ultimo secondo che sotto la finestra non ci fosse un cesso aperto. Caddi di faccia e, per la mia felicità, ciò che si scontrò con il mio viso fu soltanto il pavimento. Mi misi in piedi alla svelta e subito iniziai a girare per quel posto. Dire che era grande è dire poco. Cintrollai prima nel salotto, poi nella camera deglio ospiti, nel cesso e nella cucina. C'erano altre stanze, ma erano tutte vuote. Lunica che mi era rimasta era proprio quella in cui, in quel momento, stava dormendo Doctor Strange. Senza far rumore mi intrufolai nella stanza e iniziai a cercare ciò che mi serviva. Lo trovai, fortunatamente, subito, però, prima di andare, decisi di constatare se ci fosse davvero qualcosa che avrebbe potuto aiutarmi, sfogliai il libro e arrivai al capitolo "Viaggi nel Multiverso".
«Nicola? Che ci fai qui? Perché hai il mio libro?» Era Strange. Si era svegliato, si era catapultato di fronte a me e mi stava guardando infuriato. Io ero spaventato e allo stesso tempo determinato a fare quello per cui ero arrivato fin lì. Feci la prima cazzata che mi venne in mente, guardai verso il libro e, ad alta voce, lessi l'incantesimo per viaggiare. Subito comparve un portale in cui entrai senza pensarci due volte. Alle mie spalle sentivo la voce, ormai lontana, di Strange. Era incazzato nero e mi minacciava di uccidermi se mai fossi tornato indietro.

𝐒𝐩𝐢𝐝𝐞𝐫𝐦𝐚𝐧 𝐢𝐧𝐭𝐨 𝐭𝐡𝐞 𝐦𝐮𝐥𝐭𝐢𝐯𝐞𝐫𝐬𝐞 𝐨𝐟 𝐦𝐚𝐝𝐧𝐞𝐬𝐬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora