Il portale mi fece finire in un altro posto, era giorno e davanti a me c'era una muraglia di persone. Mi feci spazio tra la gente arrivando in cima alla massa e davanti mi si rivelò il motivo di tutto quel caos.
Non saprei spiegare precisamente cosa gli fosse successo, so solo che un bambino di circa undici anni aveva una grande emorragia sulla spalla sinistra e che aveva dipinto anche il marciapiede di rosso intenso. Tre persone gli stavano attorno, tutti medici senza dubbio, uno stava facendo pressione sulla spalla del ragazzino mentre gli altri due gli parlavano abbastanza seri nonostante il primo ogni volta che dicevano qualcosa sulle azioni che svolgeva gli rispondeva sempre abbastanza serio e irritato, guardando i suoi occhi definirei quell'atteggiamento come se avesse il terrore di fallire.
Dopo alcuni minuti si iniziò ad udire le sirene dell'ambulanza e i tre cominciarono a litigare su chi dovesse portare il ferito in ospedale.
«Vado io punto.» Disse il primo.
«Prova a tornare in ospedale dopo un intervento di tredici ore e ti spezzo le mani.» Lo fermò il secondo.
«Faccio quello che mi pare»
«Non dormi da quasi un giorno, sei durato a stento a quell'intervento. In ospedale non ci rientri fino a domani sera.» Continuò la terza.
«Sto bene.»
«Non stai bene, sei stanco morto e... Non stai bene.»
«Ti aggiornerò appena possibile, ma ti prego se vuoi che questo bambino sopravviva lascia fare a me. Ti fidi di me, siamo migliori amici da anni. Lascia.»
«Voglio i parametri ogni ora, niente eccezioni e non essere troppo dura con i genitori non é così facile per loro.» Concluse l'uomo.
«Va bene.» Si mise in ginocchio per prendere il posto dell'altro medico.
«Prima che lo lasci nelle tue mani, voglio solo dirvi che io l'ho quasi passata e vi sono davvero grato che voi mi siate stati accanto.» Alleggerì la pressione sulla spalla per lasciare spazio alla collega. L'ambulanza arrivò pochi secondi dopo e caricarono la dottoressa e il ragazzino, per poi scomparire dopo nemmeno pochi minuti.
Il dottore ancora con le mani sanguinanti balbettava qualcosa gesticolando davanti all'altro medico rimasto. Riuscii a leggere nel labbiale di quest'ultimo "calmati". Lo ripeté molteplici volte prima che si allontanarono entrando in un bar qualche metro più avanti.
Li seguii, per curiosità e anche perché il primo medico mi aveva fatto uno strano effetto. Mentre lo guardavo salvare quella vita, avevo avuto la stessa sensazione di quando incontri un perfetto sconosciuto ma senti di conoscerlo o di averlo già incontrato.
Avvolto ancora da quella sensazione continuai a camminare senza fare conto a tutto quello che mi ritrovavo attorno.
«Ma guarda dove vai!» Mi scontrai con un uomo, alzai lo sguardo per scusarmi e notai chi fosse. Il medico di prima. «Sei sicuro di stare bene? Sembra tu abbia visto un morto che cammina e lo sembri pure tu.»
«No, mi dispiace per non aver prestato attenzione a dove andavo io stavo solo pensando mi dispiace ancora.» Sputai tutto d'un fiato. Lui rise.
«Sei strano ragazzino e poi perché sei vestito in quel modo?»
«Lunga storia... Wow, non mi sarei mai aspettato di assistere a una cosa del genere e lei era...»
«Ho capito, ho capito, grazie.»
«Ah... Eh... Prego.»
«Come ti chiami ragazzetto?»
«Nicola.»
«Dottor De Lucis, piacere.»
«Piacere mio.»
«Ora mi sa che devo andare, é stato un piacere conoscerti Nicola.» Mi sorrise e fece per andarsene.
«Aspetti, signor De Lucis.»
«Dimmi.»
«Lei é sempre così?»
«Come?»
«Come prima mentre...»
«Speraci ragazzino, io sono molto peggio di così, oggi é solo un giorno diverso dagli altri.>»
«Com'è realmente?»
«Uno stronzo masochista.»
E se ne andò di fretta e furia. Ammetto che quell'incontro era stato davvero strano. Uscii dal bar, mi rimisi la maschera e, proprio in quell'istante, si aprì l'ennesimo portale, ero stanco di tutto quel casino nel multiverso e volevo soltanto trovare un modo per risolvere tutto.Appena uscito mi ritrovai in mezzo a una strada e, fortuna vuole, che una macchina stava per passarmi sopra. Avete presente che si dice che prima di morire ci passi davanti tutta la vita? Ecco, è successo e faceva davvero schifo. Non morii però -peccato-, perché venni tirato verso il marciapiede da qualcuno. Lo guardai un po' scosso. Il ragazzo era un po' più alto di me, era biondo con gli occhi castani. Assomigliava molto a Federico -lo giuro, non stavo impazzendo.
«Dio, grazie. Veramente, grazie mille.» Lo ringraziai, prendendo un respiro profondo.
«Non c'è di che. Che cosa ci facevi in mezzo alla strada?»
«Sono soltanto inciampato.» Mentii. Il ragazzo mi squadrò dall'alto al basso.
«Ok... E perché sei vestito in quel modo?»
«Un cosplay.» Il ragazzo rimase un secondo zitto a pensarci su e, appena si convinse di quello che gli avevo detto, annuì tra sé e sé.
«Ti porto a casa... Sarai scosso.» Non ebbi il tempo di obbiettare che il ragazzo mi trascinò verso casa sua.
«Fede, sono ritornato.» Urlò lui, appena entrammo entrambi. Fede? Federico? QUEL FEDERICO? Dio, perché ovunque andavo lui era lì? Il ragazzo scese dalle scale e si, era proprio lui.
«Alex- Oh... Uhm... Lui chi è?» Disse lui, rivolto a me. Mi tolsi la maschera e lui mi lanciò un'occhiataccia.
«Ciao.»
«Nicola? Adesso mi saluti quindi?»
«Uhm... No, vedi, è che-»
«E poi perché sei vestito da coglione? Fino a cinque minuti fa avevi dei normali vestiti addosso.» Mi interruppe. Alex era abbastanza scioccato, mi guardava con gli occhi sgranati e un sopracciglio inarcato.
«Vedete, io in realtà non sono Nicola.» Federico si avvicinò a me e, senza dire una parola, mi schiaffeggiò. Perché in ogni universo Federico mi odiava?
«Cosa vuoi dirmi? Che tu sei Spider-Man? Certo, come no. Io sono Chat Noir invece.» Perché in ogni universo lui diceva di essere Chat Noir, dio.
«È la verità, testa di cazzo.» Senza nemmeno perdermi in altre chiacchiere feci una ragnatela e, grazie ad essa, mi misi a testa in giù, con i piedi attaccati al soffitto. «Vedi?» Federico guardò Alex -che a questo punto penso fosse il fratello- con gli occhi sgranti pieni di stupore e l'altro ricambiò lo sguardo.
«Sto sognando. Sto decisamente sognando. Prima i sogni erotici su Nicola, poi questo... Almeno nei sogni lasciami stare.» Si lamentò e io ridacchiai, tornando con i piedi per terra.
«Non è un sogno Fede. Vengo da un altro universo e lì io sono Spider-Man. Lo so, è difficile da credere, però è così. Non so nemmeno come ci sia finito qui, stavo cercando il mio Federico...»
«Il tuo Federico?» Si inteomise Alex.
«Stavo cercando di andare indietro nel tempo per salvare il Federico del mio universo.» Gli spiegai io. I due fratelli erano totalmente scioccati, non riuscivano più a dire altro. Il silenzio era davvero imbarazzante ma, per fortuna, si aprì un portale che mi trascinò con sé ancora una volta. Per la prima -e anche ultima- volta ringraziai chiunque mi mandasse da un universo all'altro per il tempismo.Angolo autore
ringrazio sofiatohlover per aver scritto, nella prima parte, di Nicola che finisce nella sua storia (passatela a leggere già che ci siete).
Ci vediamo direttamente Lunedì 29 luglio col prossimo capitolo di questa storia (si non posterò per una settimana intera).Ps. Nella seconda parte, Nicola finisce in un'altra mia storia: Those ocean eyes. Passate a leggerla se vi va

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𝐒𝐩𝐢𝐝𝐞𝐫𝐦𝐚𝐧 𝐢𝐧𝐭𝐨 𝐭𝐡𝐞 𝐦𝐮𝐥𝐭𝐢𝐯𝐞𝐫𝐬𝐞 𝐨𝐟 𝐦𝐚𝐝𝐧𝐞𝐬𝐬
Fanfiction~Strecico~ Parte 2 di "Your friendly neighbourhood Spider-Man". "Lo strinsi così forte che quasi non respirava. Mi era mancato così tanto, ma adesso lo riavevo tra le mie braccia."