Tornato in camera, trovai Federico impiedi davanti al suo letto. Aveva le braccia conserte ed era rivolto verso di me, serio.
«Mi spieghi cos'è successo? Cosa sono queste cazzate sul fatto che io, in realtà, sia morto e che abbia viaggiato nel tempo?» Mi sedetti sul letto, invitandolo a calmarsi e sedersi accanto a me. Aveva tutte le ragioni del mondo per essere agitato e sotto shock, d'altronde poco meno di un'ora prima stava per morire. Rimasi in silenzio per qualche minuto, stavo cercando le parole giuste ma non riuscivo a pensare a niente senza che la paura che potesse mandarmi affanculo mi assalisse. Infine, presi un respiro profondo, e iniziai a parlare.
«Quando Ombra ti ha lanciato giù da quel palazzo, la prima volta per me, io non feci in tempo. Cercai di tirarti una ragnatela e salvarti, ma era già troppo tardi.» Quella scena la ricordavo fin troppo bene, era rimasta impressa nella mia mente, stampata con l'inchiostro indelebile. «Sei morto Fede... E la colpa è mia... Dopo di ciò ci fu un lungo combattimento con Giovanni che finì con il suo suicidio. Ero distrutto e, quando tornai a casa, mia madre mi diede altre mille batoste. Dovetti venire qui a rifugiarmi e, facendo così, dovetti dire della tua morte ai tuoi. Il dolore nei loro occhi... Era indescrivibile.» Feci un respiro profondo, cercando di cacciare indietro le lacrime. Lui si avvicinò un po' a me, stringendo la mia mano tra le sue. «Quando vidi Doctor Strange in TV tu fosti la prima cosa che mi venne in mente. Pensai che con la sua magia sarei riuscito a riportarti indietro o, comunque, a salvarti. E... Beh... In un certo senso è stato così.» Gli stampai un bacio sulla mano mentre lui, attento e zitto, seguiva il mio racconto. «Ma sai, prima di arrivare fin qui me ne sono successe così tanto che stavo per mollare. Sai, da bravo coglione dalla testa dura qual sono, ho rubato il libro magico di Strange e mi sono perso nel multiverso. Ho conosciuto così tante versioni di me e te... In una io ero un vampiro, mentre in un altra tu eri un dottore super figo... Ma non è questo il punto...» Lui ridacchiò, accarezzandomi la mano. «Il punto è che ero geloso perché io non avevo più il mio Federico con me. Così quando il casino si sistemò cercai aiuto in Strange che, anche se inizialmente non si fidava chissà quanto di me, accettò di aiutarmi... E poi eccoci qui, sono riuscito a salvarti e finalmente ti ho qui con me.» Conclusi sorridendogli. Federico era come ossigeno per me e, anche se prima avevo continuato a vivere senza, sentivo che, con lui al mio fianco, finalmente potevo tornare a respirare normalmente.
Il ragazzo non disse niente ma si era calmato, contento di aver ricevuto una risposta alla sua domanda. Si stese sul letto e, senza nemmeno esitare, mi stesi accanto a lui, stringendolo a me il più possibile. Dio se mi era mancato. Mi era mancato tutto di lui: i meravigliosi occhioni azzurri, il sorriso angelico, i capelli morbidi e profumati... Mi era mancato ogni suo minino dettaglio.
Passammo quella prima notte di nuovo assieme abbracciati. Io, che non riuscii a chiudere occhio fino alle cinque del mattino, gli accarezzai dolcemente i capelli, lasciando dei baci nella speranza che potesse dormire tranquillo e sereno.

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𝐒𝐩𝐢𝐝𝐞𝐫𝐦𝐚𝐧 𝐢𝐧𝐭𝐨 𝐭𝐡𝐞 𝐦𝐮𝐥𝐭𝐢𝐯𝐞𝐫𝐬𝐞 𝐨𝐟 𝐦𝐚𝐝𝐧𝐞𝐬𝐬
Fanfic~Strecico~ Parte 2 di "Your friendly neighbourhood Spider-Man". "Lo strinsi così forte che quasi non respirava. Mi era mancato così tanto, ma adesso lo riavevo tra le mie braccia."