IV

101 10 21
                                    

Mi alzai dal divano con l'idea che, forse, Doctor Strange poteva essermi davvero molto d'aiuto. Forse, grazie a lui, sarei potuto andars indietro e salvare Federico, Davide e anche Giovanni. Ci pensai molto su, non sapevo davvero cosa fare. Da un lato Fede mi mancava veramente molto, non riuscivo più a vivere senza i suoi baci, ma da un altro lato pensavo alle conseguenze, perché ormai ero consapevole che ogni mia azione avrebbe avuto delle conseguenze. Pranzai verso le due, Anita ed Ettore avevano già pranzato senza di me e io non volevo disturbarli ulteriormente. La sera, invece, cenammo tutti e tre insieme. Sembravamo una famigliola felice, se non fosse per gli occhi lucidi di Anita e lo sguardo di Ettore costantemente fisso sul pavimento. Mi sentivo in colpa, sapevo che non era loro intenzione ma mi facevano sentire davvero più in colpa del solito. Sapevo che la morte di Federico fosse colpa mia, ma più si comportavano in quel modo, più mi facevano credere di averlo ucciso con le mie stesse mani. Mi alzai di scatto, lasciando metà della cena nel piatto.
«Scusatemi però io vado a dormire.» Dissi loro. Non mi risposero, si limitarono ad annuire.
Entrato in caso scoppiai in lacrime. Faceva davvero tanto male non averlo più con me, ma dovevo andare avanti -beh, più che avanti dovevo capire come riportarlo in vita. Presi il suo computer e iniziai a fare ricere su Strange. Non si sapeva granché di lui, era nuovo in città, ma a quanto pare era lo Stregone Supremo, lo stregone più forte tra tutti. Era conosciuto per le sue capacità straordinarie e, secondo alcune voci, era in grado di manipolare il tempo e lo spazio. Se c'era qualcuno che poteva aiutarmi a riportare indietro Federico, era lui. Passai ore davanti al computer, leggendo ogni articolo e forum che parlava di Doctor Strange. Scoprii che aveva uno studio in una zona remota della città, in un vecchio edificio dall'aspetto misterioso. Decisi che il giorno seguente sarei andato a trovarlo, anche se sapevo che non sarebbe stato facile convincerlo ad aiutarmi. Mi addormentai con difficoltà, i pensieri su Federico e la speranza che Doctor Strange potesse fare qualcosa per me mi tennero sveglio a lungo e, quando mi addormentai, venni di nuovo tormentato dagli incubi su Federico, Davide e Giovanni. Avevo quasi la sensazione che, anche se morti, volessero quasi aiutarmi. Forse stavo soltanto impazzendo.

La mattina seguente mi svegliai presto, con il cuore che batteva forte. Forse, grazie a Strange, sarei stato di nuovo tra le braccia di Federico qualche ora dopo. Indossai in fretta la tuta e uscii di casa senza svegliare Anita ed Ettore. Avevo bisogno di sapere se potevo ritornare da lui, e avevo bisogno di saperlo subito.
Mi arrampicai sopra i palazzi, mentre fantasticavo su cosa sarebbe successo quando l'avrei rivisto -perché ero certo che l'avrei rivisto. Immaginavo di abbracciarlo forte, di stare sul letto accoccolati e di non staccarmi più da lui. Senza nemmeno accorgermene sul viso mi si stampò un sorriso da ebete che rimase lì, fisso, fin quando non bussai alla porta di Strange. In quel momento tutte le paranoie iniziarono ad assalirmi. "E se non ci riesco? Se strange mi dice di no? Se vado indietro nel tempo, lo salvo, ma poi muore di nuovo? Se-" A interrompere tutti quei brutti pensieri fu Strange in persona. L'uomo aveva l'aria di uno che si era appena svegliato, era in camicia da notte e, ai piedi, portava delle ciabatte rosse.
«Salve Signor Doctor Strange, come sta? Avrei bisogno del suo aiuto.» Dissi, con un sorriso stracolmo d'ansia stampato in volto.

𝐒𝐩𝐢𝐝𝐞𝐫𝐦𝐚𝐧 𝐢𝐧𝐭𝐨 𝐭𝐡𝐞 𝐦𝐮𝐥𝐭𝐢𝐯𝐞𝐫𝐬𝐞 𝐨𝐟 𝐦𝐚𝐝𝐧𝐞𝐬𝐬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora