XXI

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Passò una settimana prima che Federico ritornò a scuola. Per due motivi, anzi tre. Il primo era il recupero dei vari argomenti spiegati in quel periodo, il secondo era capire come spiegare a tutti che il mio ragazzo era resuscitato e il terzo, il più importante, erano le coccole. Volevo recuperare tutto quel tempo perduto, anche se a volte ero davvero molto appiccicoso e mi preoccupavo per poco.
Passavamo ore insieme, senza fare nulla di particolare, ma per me era tutto. Guardavamo film sul divano, io con le braccia avvolte intorno a lui, o passeggiavamo per la città, mentre io pregavo che nessuno mi intereompesse per una foto o un autografo.
«Sei davvero appiccicoso.» Mi disse ridendo la mattina del ritorno a scuola, mentre cercavo di trattenerlo a letto per altri cinque minuti. Mi fissava con quegli occhi azzurri che sembravano leggermi l’anima.
«Non voglio lasciarti andare.» Risposi con un mezzo sorriso, stringendolo ancora più forte. «Ogni secondo senza di te sembra tempo sprecato.» Lui sospirò, ma il sorriso sulle sue labbra mi disse che non gli dispiaceva davvero.
«Ok, cinque minuti. Poi però dobbiamo prepararci. Non possiamo rimanere chiusi qui per sempre.» Cinque minuti si trasformarono facilmente in dieci, e dieci in venti. Ma alla fine mi resi conto che aveva ragione. Il mondo là fuori ci aspettava, anche se sapevo che non sarebbe stato facile. Spiegare la sua "risurrezione" agli altri era un pensiero che mi metteva ansia, ma avevo deciso di affrontarlo con calma, un passo alla volta.
Federico, invece, sembrava più tranquillo.
«Troveremo una spiegazione.» Mi disse. «Nessuno deve sapere tutta la verità. Diremo che c’è stato un errore, un malinteso... qualcosa del genere. La gente dimentica in fretta.» Io non ero così sicuro, ma il suo ottimismo era contagioso.
Quella settimana era volata, tra libri, film e, soprattutto, innumerevoli coccole. Era il nostro rifugio, un momento di tregua prima di affrontare tutto il resto. E anche se ero ancora preoccupato, sapevo che, finché lo avevo al mio fianco, avrei potuto affrontare qualsiasi cosa.
Ma, se Nicola poteva permettersi il lusso di avere le coccole e i bacini, Spider-Man doveva essere sempre all'erta. Spesso venivamo interrotti in momenti molto... Intimi da QUEL GRANDISSIMO PUTTANIERE DI GARÇON DE L'OMBRE.
L’equilibrio tra la mia vita personale e quella da supereroe era sempre stato complicato, ma da quando Federico era tornato, sembrava quasi impossibile da gestire.
Garçon de l’Ombre appariva nei momenti meno opportuni, come se avesse un radar per le situazioni intime.
Il francesino si divertiva a tormentarmi, come se tutto fosse solo un gioco per lui. Il fatto che non potessi ignorarlo -perché ogni volta che compariva significava guai seri per la città- lo rendeva ancora più insopportabile. Ma non potevo fare a meno di chiedermi se non ci fosse un motivo più profondo per cui sembrava così ossessionato da me. Beh, si, ero bellissimo, ma il mio cuore apparteneva solamente a una persona -Federico, se non si fosse capito. Però, scherzi apparte, c'era veramente qualcosa di strano in oui oui baguette, qualcosa di così familiare ma strano. Così dannatamente strano che mi faceva venire voglia di staccargli i bulbi oculari e farglieli ingoiare.

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𝐒𝐩𝐢𝐝𝐞𝐫𝐦𝐚𝐧 𝐢𝐧𝐭𝐨 𝐭𝐡𝐞 𝐦𝐮𝐥𝐭𝐢𝐯𝐞𝐫𝐬𝐞 𝐨𝐟 𝐦𝐚𝐝𝐧𝐞𝐬𝐬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora