XIII

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Strange mi fissò a lungo, cercando di sondare la mia determinazione. Il suo viso, ancora segnato dalla stanchezza, si fece più serio, quasi rassegnato. Si passò una mano tra i capelli, un gesto che denotava la sua frustrazione e forse anche un po' di tristezza.
«Nicola.» Iniziò lentamente. «Capisco il tuo dolore, la tua rabbia, ma quello che stai dicendo… È più pericoloso di quanto tu possa immaginare.»
«No Strange.» Lo interruppi. «Con tutto il rispetto, lei è un emerito coglione e non capisce un grandissimo cazzo di come sto io in questo momento.» L'uomo sospirò e, come se non avessi detto nulla, continuò il suo discorso.
«Se insisti nel voler cambiare il destino di Federico, rischi di distruggere tutto ciò che conosci. E non parlo solo di questo universo, ma di ogni singola realtà che esiste. La tua determinazione, per quanto ammirevole, potrebbe condannare miliardi di vite.»
«Strange, lei può dire quello che vuole, può anche minacciarmi se lo desidera, ma nulla mi farà cambiare idea. Troverò un modo per riportare Federico indietro, anche se dovrò affrontare l'intero multiverso da solo. Anche se dovessi morire io stesso per farlo vivere.» Strange abbassò lo sguardo, e per un momento pensai che avesse deciso di lasciarmi fare, di permettermi di andare incontro al mio destino. Ma poi parlò di nuovo, e la sua voce aveva un tono ancora più serio.
«Non ti aiuterò a distruggere il multiverso, Nicola. Non posso farlo. Ma… Se insisti davvero, se vuoi andare avanti con questa follia, allora ti mostrerò solo una cosa: le conseguenze di ciò che stai per fare. Se dopo averle viste sarai ancora deciso a continuare, forse proverò ad aiutarti. Ma sappi che non ci sarà ritorno.»
«Me le mostri.» Gli dissi, con la voce che tremava leggermente ma con lo sguardo determinato. «Voglio vedere cosa accadrà se salverò Federico.» Strange annuì lentamente, alzandosi dal divano. Con un gesto delle mani fece comparire quel famosissimo libro che gli rubai fallendo miserebilmente. Lo aprì con cautela, e le pagine sembrarono muoversi da sole, fermandosi su un punto preciso.
«Guarda.» Mi disse, indicando una pagina illuminata da una luce strana che sembrava provenire dal nulla. Mi avvicinai, e appena posai lo sguardo su quelle pagine, sentii una forza travolgente trascinarmi in una visione. Fu come se il mondo intorno a me si dissolvesse, e in un attimo mi trovai altrove, in un futuro possibile, un futuro che io stesso avrei potuto causare. E quello che vidi mi gelò il sangue nelle vene.
Mi ritrovai in una città devastata, un paesaggio apocalittico dove le strade, un tempo animate e vivaci, erano ora desolate e coperte di macerie. Palazzi che conoscevo bene erano ridotti a scheletri carbonizzati, fumo nero si levava da ogni angolo, e un silenzio spettrale riempiva l'aria, rotto solo da lontani lamenti e suoni di distruzione. L’aria era pesante, carica di disperazione e morte.
Avanzai lentamente, i miei passi rimbombavano tra i detriti, mentre il mio cuore batteva all'impazzata. Sentivo che qualcosa di terribile stava per apparire davanti ai miei occhi, eppure non potevo fermarmi. Ero come in un incubo dal quale non riuscivo a svegliarmi.
Poi lo vidi. Federico, il mio Federico, in piedi in mezzo a quel caos. Il suo volto era segnato da una sofferenza che non avevo mai visto prima, i suoi occhi erano vuoti, come se la sua anima fosse stata risucchiata via. Nonostante ciò, il solo vederlo mi riempì di una gioia che, anche se breve, mi scaldò il cuore.
Corsi verso di lui. Ma mentre mi avvicinavo, notai che non era solo. Intorno a lui, apparvero figure indistinte, ombre minacciose che sembravano emergere dalla terra stessa. Erano creature orribili, distorte, versioni corrotte e malvagie di persone e esseri che forse una volta avevo conosciuto. Federico mi guardò con una tristezza infinita, e quando cercai di toccarlo, la sua figura cominciò a svanire.
«Nicola, perché l'hai fatto?» sussurrò con una voce spezzata. «Dovevi lasciarmi morire. Dovevi accettare il mio destino e andare avanti.» Sentii un nodo in gola, gli occhi pizzicavano e le lacrime lottavano per uscire.
«Non è possibile. Tutto questo casino non può essere successo soltanto perché ho deciso di salvarti, no, non ci credo. È tutto uno scherzo, ne sono totalmente sicuro.» Gli urlai contro e, proprio in quel momento tutto ciò che avevo attorno iniziò, pian piano, a svanire. Svanì tutto fino a ritrovarmi nel vuoto più totale e poi, finalmente, la luce. Ero ritornato da Strange, che mi fissava con uno strano sorrisetto im volto.

𝐒𝐩𝐢𝐝𝐞𝐫𝐦𝐚𝐧 𝐢𝐧𝐭𝐨 𝐭𝐡𝐞 𝐦𝐮𝐥𝐭𝐢𝐯𝐞𝐫𝐬𝐞 𝐨𝐟 𝐦𝐚𝐝𝐧𝐞𝐬𝐬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora