Supplica

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Ripreso a camminare, Mama e la bambina si trovano davanti a delle statue, diverse però dagli Spaventapasseri.

«Che strano... e adesso come passiamo?»

La bambina da una spinta a una delle statue che si sgretola come un castello di sabbia.

«Oh no... spero che nessuno si arrabbi. I giovani... non curanti di niente. Beati voi. Ehehe.»

Superate le strane statue, si ritrovano davanti a un portone.

«Sembra un castello...»

Al suo interno ancora quelle strane statue, ma stavolta non sono lì a bloccare il cammino. L'ostacolo è un altro: una cascata di sabbia impedisce di proseguire. Mama nota un marchingegno. «Forse premendo questo tasto...»

La cascata non è più un problema. Possono di nuovo proseguire. Davanti a loro l'ennesima rampa di scale. A metà strada incontrano di nuovo lui: il mostro. Egli corre via e la bambina lo rincorre.

«Aspetta, non è sicuro.»

Il mostro però sembra volerli portare da qualche parte, ma devono occuparsi prima di uno Spaventapasseri Oscuro sulla loro strada. Appena superato, si imbattono in qualcos'altro di inusuale.

"Oh..."

Mama nota un vecchietto seduto a terra. La bambina si ferma a guardarlo.

«Signorina, mi aiuteresti, per favore?» Il vecchietto indossa un berretto rosso e dei vestiti logori. Niente scarpe. «Sono qui che aspetto la mia mammina, ma ancora non arriva! È tanto che aspetto. Voglio rivederla. Senti... potresti farmi entrare in quello Spaventapasseri come hai fatto con il Signor Mostro?»

La bambina cerca di dire qualcosa, ma risponde Mama al suo posto. «Mi dispiace, non possiamo aiutarti.»

Il vecchietto cade in ginocchio, disperato. Mama fa cenno alla bambina di seguirla. «Non possiamo fare niente per lui... è stato espulso dalla storia.»

Mama e la bambina giungono davanti all'ultimo Spaventapasseri della giornata.

«Quel vecchietto sapeva che hai incontrato il mostro e il suo linguaggio poi... sembrava quello di un bambino.»

La bambina esita a toccare lo Spaventapasseri.

«Si, ci vuole prudenza d'ora in poi o potremmo fare la sua fine.»

La bambina ottiene una nuova arma, una pistola, che Mama trasforma in un altro frammento.

«Questo è il terzo frammento, quello della supplica. Di tutte le emozioni, credo che questa sia quella più umana. Mi ricorda la speranza in qualche modo, ma...» Mama si interrompe. «Non fa niente. Come ti senti? Siamo al terzo frammento.»

La bambina scuote la testa.

«Scusa... sto diventando impaziente, ma niente paragonato a quello che provi tu. Per oggi basta così.»

STORIA DELL'ARMA RIPRISTINATA:

Questa è la storia di Dimos, un automa creato per servire un regno corrotto. Dopo qualche tempo viene etichettato come "difettoso" e smaltito. Un giorno si risveglia nella cantina del castello del principe Rion con cui instaura subito un forte legame. Dopo aver appreso dell'imminente guerra del regno, entrambi si dirigono alla sala del trono. Rion, visto dal padre come un ragazzino ingenuo e cagionevole, ordina al padre di fermare questo inutile spargimento di sangue. Il crudele re ordina a Dimos di uccidere il principe, ma riesce a ribellarsi al comando e, insieme a Rion, fugge dal castello.

Rion vuole a tutti i costi diffondere i suoi ideali di pace per fermare la guerra e Dimos decide di accompagnarlo in questa avventura diventato la sua personale guardia del corpo.

Diverso tempo più tardi, i due si ritrovano a riposare in una casa fatiscente. Rion è indebolito a causa della sua salute cagionevole e muore. Dimos però decide di non abbandonarlo lo stesso.

Passa più di un secolo e Dimos si ritrova ad affrontare Gayle, divenuta cacciatrice di taglie. Per l'automa non c'è nulla da fare: ormai arrugginito, soccombe ai colpi della cacciatrice.

Gayle estrapola i dati dal corpo di Dimos e viene a conoscenza del passato della coppia. In segno di rispetto costruisce loro una tomba.

Nell'immagine: Rion, Demos e Gayle.

Nell'immagine: Rion, Demos e Gayle

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NieR Re[in]carnation: F[or]everDove le storie prendono vita. Scoprilo ora