Pov kai

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Dafne, cazzo!" sbottai infine, ormai nervoso. "È alto, biondo, sexy, e ha dei tatuaggi sulle mani. Maledettamente sexy, se devo dirlo." <<Contenta adesso?>>
Ma dall'altra parte, non ricevetti risposta. "Dafne?" ripetei, sperando che fosse ancora lì.
Ma tutto quello che sentii fu il suono distante di qualcosa che si rompeva, vetro forse.
Il cuore mi salì in gola. "Dafne, che cazzo sta succedendo?"

Mi alzai di scatto dal divano, sentendo la pistola nascosta nella fondina sotto la giacca, fredda contro il fianco. La situazione stava per esplodere, e dovevo essere pronto in qualsiasi momento

È tutto ok, Kai," mi disse, ma non le credetti nemmeno per un secondo. La sua voce tremava appena, troppo sottile per essere sincera.
"Daf, hai cinque secondi per spiegarmi cosa sta succedendo," replicai, cercando di mantenere la calma.
Non potevo permettermi di pensare al peggio.
Non ora.
In fondo, era nel suo ufficio. Non potevano toccarla lì, no? Ne puntarla per i loro scopi

Poi, quei respiri affannosi dall'altra parte del collegamento mi colpirono come un pugno nello stomaco.

"Dafne, respira. Calmati,"
le dissi con un tono che speravo suonasse rassicurante, anche se dentro di me iniziavo a sentire il panico crescere.

Senza pensarci troppo, mi alzai e iniziai a muovermi tra i tavoli, spingendo via gente distratta e bicchieri mezzi pieni. Il locale sembrava stringersi intorno a me, le luci diventavano sempre più accecanti. Arrivato al primo corridoio a destra, mi infilai in un angolo e premetti il pulsante dell'ascensore. Le porte si aprirono con un ding metallico e freddo, invitandomi ad entrare.
La corsa verso l'ufficio di Dafne iniziava ora

Pov Dafne

Quelle parole continuavano a rimbombarmi in testa, un eco incessante che si ripeteva senza sosta, come un disco rotto

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Quelle parole continuavano a rimbombarmi in testa, un eco incessante che si ripeteva senza sosta, come un disco rotto. Decisi di controllare le telecamere, e fu allora che li vidi. No, non poteva essere lui. Non poteva essere reale. Perché proprio lui?
E, soprattutto, perché i miei fratelli si stavano invischiando in tutto questo? Non potevo restare a guardare mentre rovinavano la loro vita per dei cazzo dk soldi.
Dovevo agire, trovare una soluzione prima che fosse troppo tardi.

Il respiro si fece corto, irregolare, e la mia vista si offuscò. Il cuore cominciò a battere fuori ritmo, come se stesse cercando di liberarsi dalla gabbia del mio petto.
Istintivamente portai una mano al cuore, cercando di calmarmi, ma ogni tentativo di respirare sembrava solo peggiorare la situazione.
Più cercavo di inspirare, più l'aria mi mancava. Provai a sedermi sulla mia poltrona girevole, ma nel farlo urtai il portapenne, che cadde rovinosamente a terra, spargendo tutto il contenuto.

"Dafne, ci sei?" La voce di Kai arrivò ovattata, come se provenisse da un altro mondo, distante anni luce da me. Volevo rispondergli, dire che stavo bene, che tutto era sotto controllo, ma la mia bocca restava ostinatamente chiusa. Non riuscivo a emettere un solo suono.

"Daf, hai cinque secondi per spiegarmi cosa sta succedendo .
il cuore continuava a martellare nel petto, come se stesse per esplodere. Le mani mi tremavano mentre cercavo di raccogliere il portapenne

"Daf"  Raccolsi il tutto con il coraggio che mi restava e schiarendomi la voce risposi, "È E tutto ok, Kai." Ma la mia voce tradì l'ansia che mi divorava dall'interno, facendomi suonare insicura, vulnerabile.
Ma il tutto aumentò quando sentii bussare dalla mia porta

<<Avanti>> dissi con voce tremolante

"Cosa diavolo ci fai qui?" chiesi con un tono che avrebbe voluto essere fermo ma che vacillava, spezzato dal panico. Trasali quando kai si avvicinò con un'aria sicura, e mentre si avvicinava notai i suoi occhi azzurri che mi scrutavano con un misto di preoccupazione e curiosità.
"Dovresti ringraziarmi," disse con un sorriso sornione, " Zuccherino."

Non risposi, incapace di trovare le parole giuste. Sentivo il peso del suo sguardo su di me mentre mi aggiustava una ciocca di capelli che era sfuggita al mio controllo durante quel momento di panico mi scrutó con forza e poi disse.
Adesso io e te ci sediamo e mi racconti cosa è successo, ok?"
disse con un tono sorprendentemente dolce per una persona come lui.

"Non è successo un cazzo," ribattei, ma sapevo di non essere convincente.

rise, scuotendo la testa.
"Ah, detto così non ci crederebbe nemmeno mia nonna,"

continuò, con quel suo tono di sfida che non mi lasciava scampo.
"Allora io ti elenco le cose che ho capito e tu mi dici se ho afferrato senza imbrogliare " disse puntandomi un dito contro , facendomi ridere
"La prima cosa che ho capito è che hai avuto una bella scopata, o quasi. Riflettè La seconda è che vorrei farmi tuo fratello, quello senza i tatuaggi.
Anche se sembra un tipo fin troppo serio."

"Smettila di dire cazzate," sbottai, ma dentro di me, stranamente, quelle sue assurdità stavano riuscendo a farmi sentire meglio. Mi sentivo come se una parte del peso che mi schiacciava il petto stesse iniziando a sollevarsi.
Mi guardó in cerca di risposte

"Jacob. Si chiama Jacob. E no, non ha una ragazza. È più grande di me e, per quanto ne so, non è gay," sbottai, rendendomi conto troppo tardi di avergli dato esattamente ciò che voleva.

Quel coglione sorrise, e quel sorriso aveva un effetto quasi terapeutico su di me, come se per un attimo tutto il caos che mi circondava fosse solo un'ombra lontana. "Bene, bene. Adesso, anziché fantasticare sui miei fratelli, vai a vedere cosa stanno facendo e riportami tutto. E magari, chissà, fatti una bella scopata e sparisci."

Il sarcasmo nelle mie parole lo fece ridere, e con un ultimo occhiolino uscì dalla stanza.
Rimasi sola, con il mio cuore che finalmente iniziava a rallentare, il respiro che si faceva meno affannoso.
Forse, in qualche modo contorto, avevo trovato un alleato. Ma la vera battaglia era appena cominciata.

REVENGE AND REDEMPTIONDove le storie prendono vita. Scoprilo ora