𝑪𝒂𝒑𝒊𝒕𝒐𝒍𝒐 𝟐𝟔

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🎶My Kind Of Woman - Mac DeMarco🎶

Y/n's pov:
Il suono ovattato delle voci nel corridoio si mescolava al ronzio delle macchine, un promemoria costante della mia fragilità. Aprii lentamente gli occhi, la luce del mattino filtrava dolcemente attraverso le tende, creando una danza di ombre sul pavimento lucido della stanza d'ospedale. Ero sveglia, finalmente. Mi ero svegliata tante volte, ma ogni volta sembrava che la realtà mi scivolasse tra le dita, come sabbia. Ora, invece, ero davvero presente.

Un colpo leggero alla porta interruppe i miei pensieri. Era l'infermiera di turno, con il suo solito sorriso gentile. "Buongiorno, signorina Sim. Oggi è il grande giorno, eh?"

Annuii, anche se una parte di me era ancora incerta. Sì, era il grande giorno. Ma ero pronta? Dopo settimane passate tra quelle mura, il pensiero di tornare al mondo reale mi riempiva di un misto di sollievo e apprensione.

Mentre l'infermiera mi aiutava a prepararmi, i miei pensieri vagavano. Mi chiedevo come sarebbe stato tornare al dormitorio. Cosa avrebbero detto i ragazzi? Erano preoccupati? Si erano abituati alla mia assenza? Cercai di scacciare quelle domande, sapendo che mi avrebbero solo portato ansia. "Grazie," mormorai, una volta vestita, sentendomi un po' più sicura in quei vestiti familiari. Anche se i miei jeans erano un po' più larghi e la mia maglietta sembrava più pesante, erano ancora i miei.

Quando l'infermiera mi lasciò sola per raccogliere le mie cose, presi un momento per guardarmi allo specchio. Mi trovai a fissare il mio riflesso, cercando di riconoscere la persona che mi guardava. Ero io, eppure... qualcosa era cambiato. Avevo passato settimane in ospedale, ma non erano solo le cicatrici fisiche a rendermi diversa. C'era qualcosa di nuovo nei miei occhi, una consapevolezza, forse.

Con un ultimo sguardo allo specchio, mi voltai e uscii dalla stanza, respirando a fondo. Il viaggio in auto verso il dormitorio fu breve, ma sembrò durare un'eternità. Ogni chilometro che ci avvicinava a casa aumentava il battito del mio cuore, facendomi sentire più viva e più nervosa allo stesso tempo.

Appena l'auto si fermò davanti all'ingresso del dormitorio, esitai. Le mie mani tremavano leggermente mentre afferravo la maniglia della porta. "Puoi farcela," mi dissi. "È solo un passo alla volta."

Mentre aprivo la porta, il calore e il suono familiare delle risate mi colpirono come un'ondata. Era tutto così normale, eppure io mi sentivo così diversa. Feci qualche passo incerto, e prima che potessi rendermene conto, I.n fu il primo a vedermi. "Y/N!" gridò, correndomi incontro con un sorriso luminoso.

Prima che potessi rispondere, gli altri ragazzi si materializzarono intorno a me, le loro voci si sovrapponevano in un misto di gioia e preoccupazione. "Sei tornata!", "Come stai?", "Ci sei mancata!" erano solo alcune delle frasi che riuscivo a distinguere.

"Sì, sono tornata," risposi, con un sorriso che speravo non sembrasse troppo forzato. Anche se il loro entusiasmo era contagioso, sentivo ancora un leggero nodo allo stomaco.

Felix mi prese delicatamente per mano, tirandomi verso il centro del soggiorno. "Non ci posso credere che sei qui," disse, la sua voce piena di dolcezza. "Ti senti bene? Hai bisogno di qualcosa?"

"No, sto bene, davvero," mentii, non volendo che si preoccupassero troppo. Ma Felix mi guardò con quegli occhi indagatori, come se potesse vedere attraverso la mia facciata. Non insistette, ma sapevo che avrebbe tenuto d'occhio ogni mio movimento.

Mentre i ragazzi continuavano a parlarmi, raccontandomi delle ultime settimane, un'ombra familiare si avvicinò. Chan si sedette accanto a me sul divano, il suo volto era tranquillo, ma nei suoi occhi c'era una scintilla che mi fece sentire al sicuro. "Piccola" disse semplicemente, la sua voce bassa e rassicurante. "Come stai davvero?"

𝑽𝒐𝒅𝒌𝒂 𝑲𝒊𝒔𝒔𝒆𝒔|| 𝙱𝚊𝚗𝚐𝚌𝚑𝚊𝚗 𝚡 𝚁𝚎𝚊𝚍𝚎𝚛Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora