Capitolo 6

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Ad Adele non erano piaciute le confidenze che si era presa quella strana signora e ci stava ancora rimuginando sopra, quando Xander le disse all’improvviso: “Perché hai deciso di rimanere?”
“Sei rimasto deluso eh?” disse sarcastica Adele combattendo la sua stessa delusione ricacciandola nel buco nero da dove era uscita… o meglio rinata. (L’avete capita? Eh? Eh?)
“Sorpreso è l’aggettivo giusto, in realtà. Ero convinto che avresti deciso di ritornare nel Vuoto. Di solito non sbaglio mai a giudicare.”
“C’è una prima volta in tutto.”
“Lo penso anch’io.” Disse Xander fissandola

“Chi erano quelli nella stanza?”
“Membri del Concilio.”
“Grazie per aver reso chiaro l’ovvio, simpaticone.” Borbottò Adele
“Che c’è? Ti fidi già abbastanza di me da poterti permettere di farmi domande credendo alle mie risposte?”
“Puoi biasimarmi? Alla fine non hai fatto nulla per meritarti la mia fiducia.”
“Neanche tu.” Puntualizzò lui arcando un sopracciglio, dando inizio ad una battaglia di sguardi
Xander alla fine si arrese e con un sospiro disse: “In tutto sono venti i membri del Concilio e sinceramente i loro nomi non sono tanto importanti da essere ricordati, poiché 18 di loro vengono cambiati ogni sette dei tuoi semestri plutoniani.”
“630 anni.” Sussurrò “E sarebbe così poco tempo da non voler nemmeno sapere i loro nomi?” urlò quasi lei
“Il tempo qui non ha più senso te l’ho detto. 630 anni fuori sono soltanto 100 circa, qui.”
“Sono lo stesso tanti.”
“Siamo immortali, ragazzina. Vedrai che il tempo sarà irrilevante anche per te.”
Adele sbuffò al nomignolo
"Ragazzina di qua, ragazzina di là..." borbottò sotto voce come una bambina.
Manca solo il ciuccetto e un fiocco in testa, poi può fare la sfilata "Chi è la più poppante?"

“Hai detto che sono in totale 20, ma solo 18 vengono sostituiti ogni 100 anni.”
“Brava, sei un’ottima ascoltatrice.” Fece un mezzo sorriso lui prendendola in giro
“Gli altri due sono i più importanti tra di noi, sono come i nostri Reali. Il loro nome è Alexandrus Aeli Kaeresue e Maeresilda Ravòn Atlantia Kaeresue. Ma loro si fanno chiamare Andrus e Silda.”
"I loro genitori hanno scelto i nomi sotto effetto di droghe pesanti." Esclamò di getto la simpaticona
Sto ridendo come non ho mai riso in vita mia.

“Reali? Di solito i Reali sono disprezzati e sono tiranni.”
“Non qui; non loro. Sono delle persone meravigliose e non c’è dubbio che sotto la loro guida niente potrebbe andare storto.”
“Ne sembri un po’ troppo convinto.” Disse Adele indurendo lo sguardo
“So come la pensi sulla figura del ‘superiore’, Adele; è anche per questo che mi sorprende che tu abbia accettato di restare e lasciarti guidare da me.”
“Non ho accettato un bel niente! Seguirò i tuoi consigli. E solo quando io reputo che siano adatti.”
Xander la guardò con divertimento e sfida: “Non funziona così. Tu non sei adatta.”
A quello Adele non aveva niente da dire, poiché rimase senza parole e con uno sguardo allibito da pesce lesso in faccia.
“Non sei adatta a guidare, almeno non ancora. Sai se gli ordini sono giusti o sbagliati? No. Quello puoi saperlo solo quando hai già una mente e un cuore forgiato per guidare, quando hai già avuto esperienze come leader. Ci vuole molto più che furbizia e sarcasmo per essere adatti persino a badare a sé stessi." Le picchiettò la fronte con due dita
"Non capirai quando i miei "consigli", come li hai chiamati tu, saranno giusti o sbagliati. Purtroppo quello che ti si chiede è molto più arduo e grande di quello che pensi, devi fidarti di me.”
“Se me lo chiedi così, mi sciolgo.” Rispose sarcastica
“Piccoli passi alla volta, piccola Sconosciuta.” Replicò lui con un sorriso furbo

La cerimonia non era terminata, poiché serviva molto più che delle semplici parole e promesse fatte al Concilio come garanzia che le nuove matricole avrebbero fatto quello per cui avevano accettato di allenarsi.
E serviva molto di più alla magia che qualche parolina detta a caso per funzionare.
Entrarono in un’altra sala e si misero in coda.
“Che succede ora?” chiese Adele
“Ti faranno un tatuaggio. Il Viaticum.
Lo sguardo di Adele cadde sul tatuaggio che Xander aveva al collo e sentì quest’ultimo ridere piano “No, non quello. Quello te lo dovrai meritare con sudore, sangue, lacrime e ossa rotte, temo.” Disse sfiorandosi il tatuaggio sul collo, che raffigurava una piuma insanguinata.
“Sono qui da poco, oh mio Maestro Supremo,” cominciò Adele facendo illuminare gli occhi di Xander di divertimento “ma se c’è una cosa che ho capito, è che tutti voi amate tantissimo la teatralità. E il non spiegare un bel nulla.”
“Dimmi, è una cosa che si acquisisce con l’allenamento o deriva dagli strani tatuaggi che siamo costretti a fare?”
“Viene naturale. Forse mettono qualcosa nel cibo.” Rispose lui indifferente ma con un mezzo sorriso ancora stampato in faccia
“Tu dici? Secondo me è il pollo. Aveva uno strano sapore ieri.”
“Questo è perché non era pollo, mia cara. Era anatra.”
Adele scoppiò a ridere seguita da Xander.
“Dovete cambiare cuoca! E anche la magia che fa apparire i piatti. Io avevo chiesto il pollo!” disse Adele continuando a ridere
“Probabilmente hai ragione, tempo fa avevo chiesto una zuppa di zucca e mi è arrivata una zuppa di carote. Era immangiabile.”
Continuarono a ridere fino a che non furono davanti la porta.
“Farà male?”
Lui la guardò e sembrò non mentire, così Adele decise di credergli subito: “Un pochino, ma se vuoi hai il bracciolo della sedia da stringere. Durerà pochissimo.”
Da dentro urlarono.
"Confortante." Inspirò Adele
Poi urlarono i loro nomi.
“Sei pronta?” chiese Xander
“Ho sempre voluto farmi marchiare come una vacca.” Rispose lei facendogli l’occhiolino e varcando la porta.

“No signorina non c’è ago.” Rispose per l’ennesima volta la ‘tatuatrice’
Adele cercava di capire se c’era una specie di ‘abbigliamento’ da seguire, ma in realtà il dress code era abbastanza semplice: ognuno si vestiva come gli pareva.
Alcuni indossavano vestiti che non lasciavano scoperto nessun centimetro di pelle, altri indossavano vestiti larghi che danzavano al vento, altri ancora indossavano vestiti di pelle rossa, marrone o nera e infine c’erano quelli che indossavano degli straccetti che coprivano le parti del corpo più intime. E basta.
La ‘tatuatrice’ era tra quest’ultimi, ma era così piena di tatuaggi e cicatrici che non sembrava per nulla nuda.
“E come fate questi Viaticum? Non ditemi che c’entra la polvere di stelle perché io non mi drogo e non lascerò che droghiate la mia pelle!” si ritrasse Adele con finto disgusto
La realtà era che cercava in tutti i modi di rimandare l’inevitabile.
Fifona.

“P-polvere di stelle?” cercò di non ridere la ragazza
“Non sta bene fare una scenata per rimandare un misero tatuaggio. Adiel, procedi per favore.”
Adiel sorrise ad Adele e chiese: “Come ti chiami?”
“Adele.”
“Hai un nome molto simile al mio.” Disse allargando il sorriso, tanto da sembrare infantile
Forse fu per quello che Adele le porse il braccio senza tante storie.
“Lo vuoi sul braccio?”
“Ah!” si finse sorpresa lei “Non sapevo di avere scelta!”
Adiel rise e le consigliò di dirle dove voleva il tatuaggio prima che la gente di fuori perdesse la pazienza e le avessero consigliato di farle il Viaticum in faccia.
“Sul collo, dietro la nuca.” Sospirò sconfitta Adele
“Ottima scelta.”
Adiel avvicinò i palmi delle mani alla nuca di Adele dopo che quest’ultima ebbe raccolto i capelli.
Adele sentì il calore delle mani di Adiel farsi sempre più caldo, finchè non fu costretta a stringere i denti e poi stringere i pugni, poi chiudere gli occhi per concentrarsi e poi ancora prendere respiri profondi per sentire qualcosa di fresco entrare nel suo corpo, ma lei sentì soltanto odore di pelle bruciata.
La sua.
Una vampata di rabbia minacciò di sovrastare i suoi nervi, ma lei si morse la lingua e sopportò fino alla fine.
È solo un tatuaggio. Si disse
“Finito.” Annunciò Adiel
Adele aprì gli occhi e notò il suo Maestro su un ginocchio con una mano sulla sua spalla e con lo sguardo già fisso sul suo.

Quando lei inarcò un sopracciglio in silenziosa domanda lui si aprì in un sorriso e disse: “Nessuno resiste tanto dall’andare in escandescenze. Di solito si lasciano andare alla rabbia dovuta alla magia che lega un Viandante al tatuaggio e, conseguentemente, all’Universo. Fa uscire molti fuori di testa.”
“È per questo che stavi osservando la mia faccia come uno psicopatico, eh?” ridacchiò lei
“Forse.” Ridacchiò anche lui
"Grazie di avermi comunque avvertito che la magia avrebbe fottuto il mio cervello, comunque." Ritornò seria
Xander fece spallucce. "Non credevo nemmeno che saresti rimasta, non sapevo se avresti preferito sapere oppure no."
"Preferisco sapere, sempre."
Xander annuì
"Annotato."
“Sei stata davvero bravissima.” Si congratulò Adiel sorridendo

Usciti da quella stanza Adele si toccò la parte del collo che l’aveva costretta a stringere i denti aspettandosi almeno un bruciore, ma in realtà non le faceva alcun male e sembrava del tutto guarita.
“Te l’ho detto. I nostri corpi sono resistentissimi, è molto difficile farci del male. Ma non siamo immortali. Avevi già dimenticato?” puntualizzò Xander
“Credo.”
Passarono dei minuti, e Adele si ritrovò a chiedere: “Cosa significa “Possa la Luce spezzarti”?”
“È un augurio. Con quella frase ti si augura di essere attraversata dalla luce dell’Universo, della Conoscenza- e di esserne spezzata per essere poi riformata. Ti si augura di non essere mai cieca di fronte al Buio. Questa frase è anche una forma di rispetto e cortesia tra i Viandanti.”

Passò altro tempo in cui rimasero in silenzio, ognuno occupato dai propri pensieri.
“Sei pronta a raggiungere la tua squadra?”
“Quanti membri ne rimangono?”
“Non se n’è andato nessuno.” La informò

Adele prese due respiri, consapevole che persino quelli non le appartenevano più del tutto e si diresse verso le persone con cui avrebbe passato il resto della sua immortalità.


♡ Sorpresa! Non volevo aspettare fino a lunedì per pubblicare questo capitolo. Spero piaccia! Lunedì pubblicherò un altro capitolo. Buona lettura ♡

THE UNDEADDove le storie prendono vita. Scoprilo ora