CAPITOLO 19

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POV BRIAN

<<Cazzo, non troveremo parcheggio ora>> sbuffo guardando l'orario. L'una e mezza. Orario di punta. Tutti avranno la loro macchina del cazzo ben parcheggiata. Un po' come lo era la nostra fino a dieci minuti fa, ossia fino a quando mia sorella non aveva decretato che quello fosse il giusto orario per tornarsene in dormitorio, in quanto la serata era diventata troppo noiosa.

Beh, per me e Noha non lo era affatto visto le due biondine che ci avevano avvicinato fin da inizio serata. Quella che era spettata a Noha aveva anche un culetto bello sodo, sembrava fatto a posta per essere sculacciato.

Ma Alisia aveva deciso per entrambi, costringendoci ad accompagnarla a casa e ad essere necessariamente in due, onde evitare che se durante il ritorno al locale fosse successo qualcosa nessuno avrebbe potuto avvisarla.

<<Merda amico, mi sa che ci tocca tornare a casa>> si lamenta Noha.

<<Col cazzo>> mi lamento io, accostandomi sul ciglio della strada per riflettere.

<<Andiamo a prendere la moto>> decreto poi, pronto a rilasciare frizione e freno, quando il rumore assordante della suoneria del cazzo del cellulare blocca qualsiasi mia intenzione. Tiro su il freno a mano e metto a folle prima di sporgermi dietro e afferrare il telefono abbandonato sui sedili posteriori.

Il nome di Alisia spicca sullo schermo, mettendo in allerta non solo me ma anche il ragazzo seduto al mio fianco.

<<Aly>> dico serio, pregando che si sia semplicemente scordata qualcosa in macchina o nel locale e che voglia chiedermi di recuperarla per lei.

L'unica risposta che ricevo è il silenzio.

Il silenzio di Alisia mi allarma più di quanto possano fare le sue parole. Perché, se Alisia sta in silenzio, vuol dire solo una cosa. è per questo che mi affretto a riabbassare la frizione e mettere la prima.

<<Alisia>> la chiamo di nuovo, mentre tolgo il freno a mano.

<B-Brian>> balbetta lei il mio nome, al che parto sgommando, ingranando subito la terza.

<<Che è successo, stai bene?>> domando mentre inserisco la quarta.

<<I-io>> continua a balbettare, conosco quel tono di voce, lo conosco fin troppo bene, l'ho sentito fin troppe volte.

<<B-brian non r..respiro, a-aiu..tami per favore>> Stringo Alisia più forte al mio petto, ma lei poi si allontana di scatto per inalare molta più aria di quella che i suoi polmoni possano effettivamente contenere. Le accarezzo le spalle.

<<Shhh piccola tigre, ci sono io con te>>

<<Ti hanno fatto qualcosa?>> nel frattempo Noha mi strappa il telefono dalla mano per permettermi di mantenere una presa salda sullo sterzo e inserisce il vivavoce. Effettivamente sto camminando a 100 km/h su una strada dove il massimo è 30. Spero solo non ci siano telecamere. Ma anche se fosse, al diavolo.

<<N-no. Ev-Evelyn>> al nome della ragazzina pronunciato con così tanta disperazione premo ancor di più sull'acceleratore arrivando a sfiorare i 130 Km/h.

<<Alisia respira. Appoggiati da qualche parte, e ora inspira ed espira.>> Noha guida mia sorella, e lei esegue i suoi comandi.

<<Brava bambolina>> fulmino Noha per l'appellativo usato ma non è il momento di mettersi a fare polemiche inutili.

<<Adesso prova a spiegarci cosa è successo>> continua lui.

<<Evelyn... è ridotta malissimo. E-e ha un attacco di panico. Aiutatemi vi pr...prego>> dice tutto d'un fiato e balbettando, tanto che devo concentrarmi per comprendere le parole che pronuncia.

My WeaknessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora