CAPITOLO 7

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POV EVELYN

Dopo una decina di minuti lo sento rallentare fino ad accostarsi sul ciglio della strada.

"Scendi" dice senza guardarmi.

Mi guardo intorno vedendo che siamo letteralmente in mezzo al nulla, circondati solo dagli alberi, sembra quasi di trovarsi all'interno di una foresta.

Percependo la mia titubanza, Brian allunga una mano verso di me.
"Non avere paura, bimba"

Non chiedetemi il perché, non sono autorizzata a chiedermelo nemmeno io, ma mi fido. Il mio istinto mi porta a fidarmi del ragazzo meno raccomandabile del campus. Che istinto di merda. Afferro quindi la sua mano e in un attimo mi ritrovo con i piedi per terra.

Brian si avvicina per togliermi il casco ma io indietreggio di un passo e inizio a toglierlo da sola.

Tuttavia, le mie inesperienze in questo ambito sono evidenti visto che non riesco a slacciarlo, così Brian torna ad avvicinarsi e in pochi secondi le sue mani liberano abilmente la mia testa.

Lo ringrazio accennando un sorriso imbarazzato, al quale risponde con un cenno del capo.

Posa il casco nella moto e mi fa segno di seguirlo, incamminandosi verso un capannone che all'inizio non avevo notato. Da fuori ha tutta l'aria di essere un capannone abbandonato da tempo. E io mi sto seriamente chiedendo perché ho deciso di seguire il bello e dannato affidandomi completamente a lui. Penso sia stata una reazione più impulsiva che di improvvisa estrema fiducia, la mia decisione deve essere stata dettata dalla voglia di allontanarmi il più possibile da James e dalla rabbia che ancora ribolle dentro di me.

Continuo a seguire Brian che nel frattempo raggira il capannone fino ad arrivare difronte a una porta di legno massiccio, che apre senza il minimo sforzo.

"Dove siamo?" domando seguendolo all'interno e guardandomi intorno. L'interno è abbastanza spoglio, a torreggiare esattamente al centro è un sacco da boxe. Al lato opposto rispetto all'ingresso è presente uno scatolo, da cui sporge un guantone rosso.

"In un posto in cui mi piace venire quando sono incazzato".

"Perché mi hai portato qui?" torno a rivolgermi a lui che nel frattempo ha tenuto gli occhi puntati su di me.

Non risponde alla mia domanda ma si avvicina allo scatolone prendendo dei guantoni blu, più piccoli di quelli rossi. Me li lancia e li afferro al volo. Oggi Curtis sta puntando un po' troppo sui miei riflessi.

"Cosa dovrei fare? Prenderti a pugni?"

Abbozza un sorrisetto. "Se ti può aiutare, prego" dice allargando le braccia, mettendo in rilievo i suoi pettorali. "Ma sarebbe uno spreco visto che c'è un sacco pronto ad accogliere i tuoi pugni".

"Brian, perché mi hai portato qui?" domando questa volta seriamente.

La sua espressione si fa seria come il suo tono quando risponde alla domanda.

"Perché il tuo ragazzo è un coglione, ti ha fatto incazzare, e tu hai bisogno di sbollire la rabbia, per cui prego accomodati" mi indica con il braccio il sacco da boxe.

"E tu hai rinunciato alla festa per"..me.."questo?".

Alza le spalle. "La festa era noiosa, sarà più interessante vedere quello che sai fare" aggiunge con aria di sfida.

E chi sono io per non accogliere le sfide?

Tolgo le scarpe, restando scalza, e noto sorpresa negli occhi di Brian, come se non si aspettasse che lo avrei fatto veramente. Indosso i guantoni, non senza difficoltà, ma alla fine sono fiera del mio lavoro.

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