CAPITOLO 12

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POV BRIAN

Non venivo qui da mesi. L’ultima volta mi sono ubriacato al punto da scoparmi la prima ragazza pronta a darmela incontrata per strada. E non lo dico tanto per dire. Lo dimostra la faccia contrariata di mia sorella mentre solleva da terra uno slip in pizzo nero, girandosi verso di me per guardarmi con aria disgustata. Beh, di certo non posso darle torto.

“Come ci organizziamo per dormire?” domanda Liam.

“Come al solito, Evy prende la stanza a fianco alla mia” risponde prontamente Alisia, mentre si dirige verso la spazzatura per buttarci dentro l'indumento.

Osservo Evelyn guardarsi intorno. Il legno massello riveste l’interno dell’abitacolo e dona quell’atmosfera che solo nei film natalizi americani riesci a trovare. Le scale che conducono al piano superiore sono a chiocciola, realizzate in un parquet che rimanda allo stesso colore delle pareti dell’abitacolo.

“Sei rimasta a bocca aperta, bimba” le mormoro all’orecchio, dopo essere avanzato fino alle sue spalle.

Lei sobbalza, per poi voltarsi verso di me con una mano sul cuore.

“Il solito deficiente” la sento borbottare.
Poi mi guarda con aria di sfida, si avvicina al mio volto per poi sussurrare:

“Fammi indovinare. Se non la chiudo la riempirai con qualcos'altro, o sbaglio?”. Afferma, abbassando lo sguardo sulla patta dei miei pantaloni, per poi risollevarlo in maniera rapida tanto quanto seducente.

Detto ciò si gira, e inizia a seguire Alisia, che la stava aspettando per salire al piano superiore.

Cerco di contenere il mio amichetto dei piani bassi, non è l’ideale mostrarmi con un’erezione davanti ai miei amici, anche perché non ci metterebbero molto a capirne il motivo.

“Vedi che si capisce da chilometri di distanza”. Mi giro di scatto verso Noha, pronto a negare categoricamente la sua affermazione, a qualunque cosa si riferisse. Tuttavia, il destinatario della battuta non sono io, bensì il terzo componente del gruppo. Liam arrossisce di botto, e mormora un qualcosa del tipo fatti i cazzi tuoi.

“Di che parli” chiedo a Noha, avvicinandomi alla finestra e accendendomi una sigaretta.

“Della cotta che Liam si è preso per Evelyn, ovvio” mi risponde il moro. Sbuffo una risata.

“Perché ridi?” mi domanda Noha perplesso.

“Nulla” affermo serio, anche se qualcosa mi rode dentro. Mi dà fastidio che a un mio amico possa piacere una ragazza? Assolutamente no. Mi dà fastidio che a un mio amico possa piacere Evelyn? Ovvio che n…. Beh, si. Perché a quel punto non potrei più provocarla, non potrei più istigarla, tentarla, sedurla, anche solo per poi lasciarla in bilico. Perché questo vuole il codice dell’amicizia: se a un tuo amico piace una ragazza, quella è automaticamente proibita all’intero gruppo.

“Non mi piace Evelym. Noha, smettila”. Afferma Liam.

“Noha” Lo riprendo mentre quest'ultimo sta per ricominciare. Liam è stato chiaro, ha detto di no. Inutile creare imbarazzi in casa visto che avremmo dovuto passare qui l’intera notte.

A distrarci è il boato che sentiamo per le scale, paragonabile allo scalpitare degli zoccoli di un cavallo. Alisia e Evelyn arrivano giù correndo. Mi perdo ad ammirare la ragazzina. Il giubbotto bianco, corto, che la ricopre le sta d’incanto, assieme alle cuffie paraorecchie del medesimo colore.

“Beh, ancora così siete?” la voce di Alisia attira la mia attenzione. Realizzo che loro nel mentre si sono cambiate e sono già pronte per uscire. Strano, le ragazze in genere non sono quelle che ci mettono ore e ore per prepararsi?

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