CAPITOLO 20

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POV BRIAN.

Un buio profondo da cui non vedo via di uscita. Mi sembra quasi di tornare a quando ero bambino, l'impotenza che provavo era praticamente la stessa che provo adesso. Sento le tenebre buie inghiottirmi sempre di più, fino a racchiudersi attorno a quello che dovrebbe essere il mio cuore, sempre che ancora esista.

Perdonami Aly.

Le figure di Alisia e Evelyn si trovano esattamente dietro di me, entrambe immobili ad osservare la situazione. La prima con uno sguardo deluso, la seconda con sguardo sconcertato e impaurito. I leggeri tremori scuotono il suo corpo, quasi come prima che si addormentasse.

Il motivo per cui si trovino qui è a me sconosciuto, ma dubito che Alisia l'abbia svegliata a posta per poterci raggiungere. Il come siano arrivate qui è un altro punto interrogativo.

Non doveva andare così. Loro non avrebbero dovuto assistere a questo scempio.

E lui non avrebbe dovuto rivolgere quello sguardo bramoso e malato verso Evelyn, cazzo.

<<Cosa cazzo ci fate voi qui?>> Noha mi toglie le parole di bocca, anche lui è alquanto incazzato.

Loro restano in silenzio, solo Alisia lancia verso il mio amico uno sguardo di ammonizione.

<<Visto? In fondo lui non è migliore di me>> dice James riferendosi al sottoscritto, e rivolgendosi a Evelyn, che al sentire la sua voce sobbalza, stringendo con più forza il braccio di mia sorella.

Un calcio finisce sui suoi genitali, e un urlo di dolore, seguito da un'imprecazione, si espande attorno a noi.

<<Non devi parlare, non devi rivolgerle la parola, non devi guardarla, non devi respirare la sua stessa aria, non devi nemmeno averla nei tuoi pensieri. Lei per te non deve esistere>> gli dico, imprimendo nelle mie parole tutto l'odio che riesco a provare.

Nella mia vita ho odiato solo tre persone. Penso proprio che da oggi dovrò aggiungerne una quarta.

<<Cos'è Curtis - dice lui, anche se con ancora in volto l'espressione dolorante – hai paura di mostrare questo lato di te? Non vuoi che tua sorella e la sua amichetta sappiano dove...>> un nuovo calcio, questa volta a livello dello stomaco. Il prossimo sarà sulle costole, e se si spezzeranno, godrò il doppio.

<<Forse non ti è chiaro. Devi stare in assoluto silenzio, non devi parlare, la tua voce del cazzo deve sparire e non costringermi ad accertarmi personalmente che tu non possa più aprire quella fottuta bocca che ti ritrovi>> gli sussurro a un centimetro dal suo viso, per evitare che gli altri – Evelyn e Alisia – sentano queste parole.

Torno verso di loro, e mi rivolgo a mia sorella.

<<Ti avevo detto di aspettarci a casa>> le dico cercando di trattenere la rabbia.

<<Non puoi pensare che resti a casa tranquilla mentre mio fratello rischia di farsi uccidere>> mi urla contro.

<<Pensi che mi lasci uccidere da un figlio di papà?>> le chiedo ghignando e alzando la voce, in modo che anche il coglione possa sentire.

<<Brian, lascia stare, per favore, basta così>> rivolgo la mia attenzione ad Evelyn. Questa ragazza è incredibile, sta molto meglio rispetto a prima, non tutti sono in grado di reagire così velocemente ai traumi. E l'unica spiegazione che mi viene in mente è che deve essere abituata da così tanto tempo a mentire e fingere che tutto vada bene, che ormai le viene quasi spontaneo.

Nel frattempo, avverto il rumore alle mie spalle. I miei sensi sono tutti in allerta, costantemente. Mi giro e noto Cooper che si è rialzato, appoggiandosi all'albero, e nel mentre sta testando quanto le sue gambe possano reggere.

My WeaknessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora