CAPITOLO 2

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POV BRIAN

Odio la pioggia. Mentirei se dicessi che è ciò che più odio al mondo, ma se facessi una classifica la pioggia si troverebbe sicuramente nelle prime dieci posizioni. Entro in palestra senza curarmi delle scie d'acqua che mi sto lasciando dietro. Non è un mio problema.

L'allenatore si gira verso di me lanciandomi un'occhiata che avrebbe dovuto essere intimidatoria. Ormai non si sforzava nemmeno più di sollecitarmi ad arrivare in orario. D'altra parte, non poteva cacciarmi dalla squadra perché sapeva che gli servivo in campo. Se c'era qualcosa in cui potevo definirmi il migliore quello era sicuramente il basket. A parte il sesso, ovviamente.

Con tutta la calma del mondo lascio la mia roba nello spogliatoio e inizio il riscaldamento. È difficile pensare mentre metti sotto sforzo il tuo corpo, ed è per questo che mi piace. Mi piace tutto ciò che mi permette di liberare la mente, non importa se si tratta del basket, della boxe o del sesso.

Sto per iniziare gli allenamenti quando un pallone mi finisce addosso, mancando per poco la testa. Mi giro verso il responsabile e noto James Cooper guardarmi con finta aria desolata.

"Scusa Curtis, spero tu non ti sia fatto troppo male" - la voglia di sbatterlo con la testa contro un muro, non una, ma tante e tante volte, è troppa. Ma mi controllo, sapendo quanto il basket sia importante per me e non volendo rischiare il posto nella squadra.

"La prossima volta quel pallone te lo ficco su per il culo Cooper" - Mi volto, dandogli le spalle, riuscendo comunque a vedere come il sorriso stia pian piano abbandonando le sue labbra.

Tra me e Cooper non c'è mai stata guerra aperta, ma nessuno dei due si risparmia in provocazioni. So che è solo una questione di tempo prima della famosa goccia che farà traboccare il vaso. E io sto attendendo fervidamente quel momento per fargli capire con chi ha a che fare. Ma non inizierò nulla io, a meno che non me ne dia motivo.

Riprendo ad allenarmi e, automaticamente, tutti i pensieri si annullano.

Oggi la pioggia è letteralmente una persecuzione. Evidentemente si sta divertendo a prendersi gioco di me. Aveva smesso di piovere durante gli allenamenti. Sembrava anche stesse per comparire qualche spiraglio di sole. E, ora che esco fuori, mi ritrovo una pioggia ancora più forte di quella con cui sono arrivato.

Ignorando il senso di oppressione che sento al petto, mi dirigo verso la mia auto per fortuna parcheggiata non molto lontano.

Ci metto circa mezzora per arrivare a destinazione. Sono ormai due anni che mi sono trasferito qui a Standford con i miei genitori e ancora devo abituarmi a riconoscere questa villa- enorme- come casa. Sicuramente passare la maggior parte del tempo in dormitorio non aiuta. È difficile generalmente che io torni a casa durante la settimana, ma devo ancora finire di portare la mia roba nell'appartamento dell'università, e poi ho bisogno di continuare ad allenarmi. Solitamente frequento la palestra che l'università mette a disposizione, ma in questi giorni è chiusa per manutenzione.

Parcheggio l'auto nel garage e ringrazio che vi sia un collegamento interno con la villa senza dover uscire ancora sotto la pioggia.

La prima cosa di cui ho bisogno è una doccia. Paradossalmente odio la pioggia e l'oppressione che mi causa, ma adoro la sensazione dell'acqua che scivola sul mio corpo. Vedere le gocce libere di seguire il loro percorso senza essere disturbate mi dà la sensazione di libertà. E avrei voluto che anche la mia vita fosse stata così, libera di seguire il suo normale percorso, senza che qualcosa la perturbasse irrimediabilmente.

***

Passo il pomeriggio ad allenarmi nella soffitta gentilmente adibita a palestra dai miei genitori. Non gliel'ho mai detto ma sanno quanto sia importante per me per scaricare la rabbia e la tensione che mi porto dentro.

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