CAPITOLO 17

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POV EVELYN

Lo vedo avanzare verso di noi, i suoi cani da guardia sono rimasti stranamente al loro posto, senza seguirlo, sicuramente anche questo sotto ordine di James.

Si trova esattamente alla mia sinistra, pochi centimetri lo separano dalla sottoscritta, e mi ritrovo ad osservare la sua figura che si erge imponente su di me oscurando il sole che fino a quel momento aveva dolcemente accarezzato il mio viso.

<<Possiamo parlare?>> James è stranamente calmo, una calma imposta dall'autocontrollo insegnatogli dal padre nel corso degli anni.

Per il nostro settore, figliolo, bisogna mostrare la calma anche quando dentro di te arde un fuoco. Mi sembra ancora di sentire le parole che il padre gli ripeteva di continuo.

Il mio istinto mi porta per qualche assurda ragione a voltarmi verso Brian, trovandolo però intento a esplorare le forme di una ragazzina che mi pare frequenti lo stesso corso di Chloe.

Ovviamente quelle dell'altra sera erano solo parole, stupida io ad averci creduto.

Sto per alzarmi quando sento qualcuno afferrarmi dal polso. Mi volto e lo sguardo di Alisia è chiaro. Se fa qualcosa di sbagliato è un uomo morto.

Un po' mi fa ridere, perché lei da sola non potrebbe veramente nulla contro James, ma so bene che alla prima cosa storta che vedrà sarà realmente pronta a intervenire, innescando di conseguenza una reazione a catena. Spero vivamente non ce ne sia bisogno, non mi va di dare spettacolo.

Mi alzo e seguo James, ma quando siamo abbastanza lontani dal mio gruppo, quel che basta per non farci sentire, mi fermo in corrispondenza del primo albero che possa fornirci un po' di ombra. Non mi sarei appartata con lui, in un luogo esposto non avrebbe potuto farmi niente. E poi c'erano sempre le mie amiche a portata di vista.

<<Perché ti sei fermata?>> chiede James cercando di mantenere la calma, anche se gli sta risultando difficile.

<<Possiamo parlare tranquillamente qua, non vedo il motivo di allontanarci>>. Sta per controbattere ma decide di lasciar perdere. Sospetto.

<<Okay>> sospira, passandosi una mano fra i ciuffi biondi che tanto mi facevano impazzire l'anno scorso. Io nel mentre porto le braccia al petto, incrociandole fra loro. Segnale di insicurezza. Lo avevo imparato in psicologia, ma non è il momento di giocare ai trucchi psicologici. James non se ne intende affatto, e in ogni caso se avesse capito che non mi fidavo di lui non mi sarebbe importato.

<<Come stai?>> che domanda del cazzo.

<<Una meraviglia, mai stata meglio>> il mio sarcasmo era talmente evidente da far alterare ancora di più James, ma ancora una volta riesce a mantenere la sua maschera di calma e tranquillità.

<<Bene>> segue un tempo indeterminato di silenzio, che non sarò certo io ad interrompere.

<<Senti, domani sera alle 18:00 c'è l'incontro ufficiale per la mia promozione. Sarebbe opportuno che anche tu venissi in quanto mia fid>>

<<Stop>>. Lo interrompo. <<James fai sul serio?>> lo guardo stralunata.

<<Si. Non credere che non ce l'abbia ancora a morte con te, ma in quanto mia fidanzata e figlia dei soci di mio padre, sei obbligata a venire con me>> Si sta alterando, ma io sono rimasta all'inizio del suo discorso. Lui ce l'ha a morte con me? Lui?

<<Tu sei quello arrabbiato James?>> domando portando le braccia lungo i fianchi per evitare di prenderlo a pugni, perché questo è l'istinto che sta invadendo le mie viscere.

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