Metà settembre. L'attività nel campus era appena ricominciata e come ogni anno si tenevano le due partite di rito per la stagione invernale. L'outing di Marco non aveva fatto tutto questo eco nel campus. Nessuno aveva le palle per provare a schernire o beffeggiare i due capitani delle due squadre più importanti dell'intero instituto, poco male, se la pensó il capitano della squadra di calcio. Un altra gatta da pelare in meno e un grattacapo in meno a cui pensare. Anche Cesare era tornato al campus e si stava per allenare e sentirsi a casa di nuovo con la sua palla nel campo da canestro. Per almeno due ore aveva la testa impegnata non da Marco.
Stava finendo gli allenamenti e dopo essersi fatto una doccia ed essersi rivestito stava andando verso la caffetteria della grande sala per rilassarsi un po'. Scelse un posto fuori ad una panchina nel parco , già faceva freddo e stringeva il bicchiere di carta pieno di caffè caldo per non congelarsi le mani. Gli uscivano piccole nuvolette di vapore dalla bocca a ogni sorso che dava . Vide Marco seduto su un tavolo di legno vicino a un albero con la sua ragazza a fianco e qualche altro amico della sua squadra a cazzeggiare prima dell'inizio dell'ora di lingue. Stava fumando una sigaretta e aveva addosso un bomber nero e un beanie bianco in testa che lasciava uscire qualche ciuffo biondo sulla fronte e dei pantaloni della tuta bianchi come le scarpe . Aveva notato Cesare seduto più avanti . Ma non aveva battuto ciglio. Si era anche nascosto il livido del pugno che gli aveva tirato qualche sera prima. Non aveva reagito quella volta e nemmeno in quel momento ebbe una reazione. Fosse stato il suo Marco , quello di prima, non sarebbe bastato un secondo in più prima di ricambiare , invece adesso, sembrava non importargli più nulla. Come se l'avesse rimosso dalla testa. Cesare non poteva crederci . Non te la togli dalla testa una persona che ami dall'oggi al domani. L'aveva detto lui.
-Quando hai la partita amore?- dice lei scendendo dal tavolo e appoggiandosi all'albero -domani perché ? -
-Niente- risponde lei giocando coi capelli -volevo darti il bacio della buona fortuna-
Marco scende dal tavolo e le si appoggia addosso prendendola per i fianchi baciandola . Arpiona poi una mano al tronco freddo. Gli ci volle poco a Cesare per capire che quello era l'albero dove si era fatto scopare la sera del compleanno . Strinse i pugni bruciandosi le mani con il caffè che si era versato dal bicchiere. Un'altra posto solo loro che adesso era stato violato. Non si arrendeva. Era stato Marco a lasciarlo ma era stato Cesare a ferirlo e doveva capire che c'era la possibilità che il suo ragazzo fosse potuto andare avanti ma, se c'era una cosa sicura che riguardava Cesare era il suo egoismo.
Il giorno dopo , Marco era già pronto in campo a riscaldarsi per la partita. Tutti gli altri erano attorno a lui a fare lo stesso. Era sempre in movimento per evitare il freddo pungente di quel settembre. Cesare se lo ricordava bene, era sugli spalti , ovviamente coperto e camuffato fin sopra ai capelli ma stavolta Marco lo aveva notato alzando gli occhi al cielo. Sbuffó con una nuvoletta di vapore dalla sua bocca. Questo atteggiamento a Cesare dava ancora più fastidio. Non sapeva che quello non era uno sbuffo di esasperazione ma bensì un gesto che aveva fatto capire a Marco che la prossima vendetta era vicina, un altro scherzo .
No, lo sbuffo di Marco non era di noia, era di sollievo. Per quanto potesse stargli lontano , quella medaglietta che portava al collo pesava ogni giorno di più e gli ricordava di chi fosse veramente. Marco non l'aveva dimenticato, non poteva mai farlo . Ma questo l'altro non lo sapeva. Finita la partita , dopo il primo goal , la squadra non aveva più saputo testa, era finita in pareggio, Marco era troppo deconcentrato per giocare al massimo . Mentre la partita era in chiusura noto proprio Cesare alzarsi dagli spalti e si chiese dove andasse. Era troppo stanco però per scoprirlo , era già negli spogliatoi pensando proprio a lui sotto la doccia. Alla settimana passata insieme , a tutte le emozioni provate a quanto lo aveva ferito ma anche a quanto lo aveva reso felice . Mancava anche a lui , gli mancava come l'aria e stava ripensando ancora lì , quando , mentre stava per andarsene aveva incontrato il suo sguardo anche se l'altro portava gli occhiali da sole , lui lo sapeva che lo stava guardando . Si stava crogiolando ancora dietro a quei ricordi quando sentì un baccano strano nello spogliatoio , si insospettì ma non ci fece caso all'inizio . Fu quando il vocio si alzò ancora di più di volume che si decise ad andare a controllare . Aveva ancora in mente Cesare e non si rese conto di quello che stava succedendo fino a quando l'accappatoio che stava per prendere gli venne proprio sfilato dal cestista che era nello spogliatoio con tutti gli altri della sua squadra.
-Ridammelo- Marco non si preoccupò nemmeno di essere nudo di fronte a lui. Non ne aveva mai avuto paura.
-Cosa c'è Fusco ti piace quello che vedi ? A me non frega puoi stare a guardarmi tutto il giorno e spararti una sega anche ma dove sono i nostri vestiti ?-
-Sono nel nostro campo Rizzo ma se li volete dovete andare a riprenderveli voi . Inutile che vi girate intorno abbiamo solo lasciato gli asciugamani per non insospettirvi ma poi vi abbiamo tolto anche quelli come puoi vedere-
La freddezza negli occhi di Marco lo faceva rabbrividire ma era comprensibile, doveva mantenere il suo ruolo di capo squadra. Non sapeva però che lo stesso Marco stava lottando per combattere l'eccitazione che gli stava montando dentro perché essere nudo di fronte a Cesare significava solo due cose: coccole o sesso e persino Marco non riusciva a resistere a quello , specialmente se erano con Cesare
-Ragazzi non preoccupatevi vado a prenderli io-
-Vengo anch'io- rispose uno della sua squadra -io pure mi unisco -fece un'altro.
Da fuori il campetto di calcio Cesare era orgoglioso di come aveva reagito il suo ex ragazzo , aveva tutto quanto quello che poteva desiderare per innamorarsi di lui . Coraggio, spavalderia e un paio di palle sotto che lui non aveva per dare a Marco tutto quello che gli chiedeva . Così poco ma per lui così tanto .

Era infreddolito e stanco . Stanco dalla partita e esausto per essersi dovuto fare quasi 200 metri a piedi al freddo e nudo per andarsi a riprendersi i vestiti. Marco se ne stava steso sul letto a pensare e ripensare all'uomo per cui aveva perso la testa. E anche il cuore. Pensava che farsi toccare da altri uomini gli avesse aiutato ad allontanarsi dal pensare a lui, che una volta rivisto non gli sarebbe più mancato e invece no, aveva ottenuto l'effetto contrario. Stava ascoltando di nuovo la sua playlist preferita su Spotify
erano mesi che non la ascoltava perché ogni canzone gli ricordava lui. Tutte quelle parole gli gridavano un unico nome: Cesare Fusco
Cesare non era più suo, e lui non più dell'altro e dopo quello stupidissimo scherzo ne era ancora più sicuro. La cosa non era ancora finita . Cesare si ritrovava ancora a inciampare tra i suoi pensieri e nel suo cuore. Non sapeva però che anche lui stava facendo la stessa cosa. Come uno strano scherzo del destino sia Marco che Cesare stavano ascoltando la stessa canzone. Steso anche lui nel letto stava stringendo la maglietta del biondino al suo petto sotto il suo naso .
Gli scivolò una lacrima alle parole di I'm with you di Avril Lavigne .
It's a damn cold night . Tryina figure out this life . Won't you take me by the hand take me somewhere new . I don't know who you are but I'm with you.
Era doloroso, ma ormai era così abituato a convivere con quella sensazione di soffocamento tanto da rassegnarsi al vuoto nel suo petto, proprio all'altezza del suo cuore dove aveva la maglietta
La sfiorò con le dita ad occhi chiusi.Marco stava accarezzando la sua medaglietta allo stesso tempo e poi passò al tatuaggio dietro l'orecchio .
Si era inciso sulla pelle qualcosa che avrebbe voluto ricordare per sempre.
Un 8 piccolo e nero , come i suoi capelli
come la persona che gli aveva fatto credere nell'amore e che poi l'aveva distrutto, ma quella distruzione era la prova dei suoi sentimenti, del suo vivere al massimo come sempre, anche se poi era precipitato nel burrone delle sue stesse emozioni.
Aveva vissuto. Aveva vissuto la parte migliore della sua vita con la persona migliore che potesse incontrare. Aveva vissuto finalmente un qualcosa di vero . Una cosa che era più vera della sua storia con Beatrice .

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