* Eiden's POV*
Sono le 16:05, ed Eleonore non è ancora scesa. Cazzo, sono nervoso. Le mani mi sudano, e sento delle piccole goccioline di sudore freddo, scendere dalla mia tempia, ma non è il caldo di giugno a causarle. La brezza estiva dovrebbe calmarmi, e invece... niente.
Non so perché voglio portarla proprio in quel posto. Forse è il modo migliore per mostrarle perché deve starmi lontana, e un promemoria per me stesso del perché non dovrei permettermi di avvicinarmi a lei. È rischioso, ma è necessario. Rivière D'Azul è troppo piccola, e sapevo che c'era una buona possibilità che finissimo proprio qui. Quel posto mi riporta indietro, e forse lei deve capire che non sono l'uomo che crede.
Le 16:08. Cazzo, ma dov'è?
Il mio piede tamburella nervosamente sul pavimento, e guardo l'orologio ancora una volta. Mi dico che non mi interessa se tarda, ma è una bugia. Non mi piace aspettare, non con questo nodo allo stomaco. Eleonore è sempre puntuale, eppure oggi... non riesco a togliermi dalla testa che stia facendo di tutto per evitarmi, forse perché anche lei sente che c'è qualcosa di diverso nell'aria.
16:10. Mi alzo dalla poltrona della hall e inizio a camminare avanti e indietro.
Non dovrei essere così agitato. È solo un luogo tra tanti, ma per me è molto di più. Ci sono ricordi lì, sepolti sotto anni di dolore e sensi di colpa. La mia mente torna inevitabilmente ad Amélie, e mi sento come se stessi affogando. Eleonore non ha idea di cosa significhi questo posto, e io non ho idea di come reagirò quando ci saremo.
Finalmente, la vedo. Eleonore scende con una strana calma, come se non avesse fretta. I suoi occhi sembrano smarriti, ma il suo passo sembra alquanto deciso.
Sbatto le palpebre un paio di volte, cercando di scacciare i pensieri che mi distraggono come una nuvola nera.
— Sei in ritardo, piccoletta. _La mia voce esce più aspra di quanto volessi.
— Ho imparato dal migliore, non trovi, Eidy? _risponde Eleonore, alzando un sopracciglio con quel suo solito atteggiamento da "non prendo ordini da nessuno" sembrando piú irritata del solito. Il soprannome mi fa fare une smorfia di disappunto, ma cerco di mantenere la calma. O almeno ci provo.
I miei occhi si posano su di lei e finalmente la vedo davvero. Indossa un vestito color vino che le scivola lungo il corpo come una seconda pelle, sfiorandole delicatamente le caviglie. Le curve sono perfettamente esaltate, e c'è qualcosa di ipnotico in come quel tessuto si muove al ritmo del suo corpo. Le decolleté di vernice nera completano il tutto, ma sono le labbra, carnose, tinte dello stesso rosso del vestito, che attirano la mia attenzione. Le morbide onde dei suoi capelli, le cadono elegantemente sul seno, e un brivido mi attraversa, accendendo una fiamma che cerco di reprimere. Mon général li sotto non sembra d'accordo.
Deglutisco a fatica, e il sarcasmo che mi stava per uscire di bocca si trasforma in un battito accelerato. Non posso permettermi di perdermi in lei, non ora. Ma porca puttana, è difficile restare concentrati quando si presenta sotto forma di imperatrice degli inferi, venuta prendere me, e solo me.*Concentrati*
Mi schiarisco la voce e, cercando di sembrare indifferente, le porgo il braccio come supporto per scendere le scale.
— Posso fare da sola, grazie. _ risponde, ovviamente, come la bambina testarda che è.
La guardo mentre si avvia verso l'ultimo gradino, pronta a fare tutto da sola. Ma proprio in quel momento perde l'equilibrio, e senza pensarci un attimo, scatto in avanti, afferrandola al volo. La mia mano si stringe attorno alla sua vita, tirandola verso di me prima che possa cadere. Il suo corpo e i suoi seni, si premono contro il mio, e per un attimo, e la mia erezione minaccia di spingere ancora di piu nei pantaloni.
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Calling Poison
Romance𝑬𝒉𝒊, 𝒅𝒐𝒍𝒄𝒆𝒛𝒛𝒂? 𝑬̀ 𝒄𝒐𝒔𝒊̀ 𝒄𝒉𝒆 𝒗𝒐𝒍𝒆𝒗𝒊 𝒔𝒄𝒖𝒔𝒂𝒓𝒕𝒊? 𝑽𝒆𝒏𝒆𝒏𝒅𝒐𝒎𝒊 𝒂𝒅𝒅𝒐𝒔𝒔𝒐... 𝑺𝒂𝒊, 𝒑𝒆𝒓 𝒎𝒆 𝒏𝒐𝒏 𝒄'𝒆̀ 𝒂𝒍𝒄𝒖𝒏 𝒑𝒓𝒐𝒃𝒍𝒆𝒎𝒂. . . ⚠️ Questa storia può contenere linguaggio volgare, temi delicati e...