XII

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Voi non siete pront*

Il dolore accumulato in questi mesi è immensurabile, la morte di Sirius ci ha devastati tutti così tanto e vedere Remus e Harry consumati dal senso di vuoto che la morte di una persona cara comporta mi distrugge. Harry, dopo aver passato qualche settimana con i suoi familiari Babbani, è stato accompagnato qui alla Tana da Silente per passare il resto delle vacanze estive. Inoltre, la sua presenza a casa pare rendere mamma più felice, dopo il trasferimento di Fred e George in un appartamento sopra il loro nuovo negozio, Tiri Vispi, che sta avendo tanto successo e ha reso tutti noi molto orgogliosi. Mi mancano naturalmente tantissimo, ma un fratello minore deve abituarsi a vedere quelli maggiori lasciare casa.
Mamma sta preparando una delle sue cene più prelibate, che propone ogni volta che Harry ed Hermione sono con noi, ed io e Ginny le stiamo dando una mano.
-Scendete giù in cantina, dovrebbero esserci dei piatti in fondo a sinistra e mi servirebbero delle cipolle-
-Non puoi prenderle con la magia, mamma?- domanda Ginny.
-Volete aiutarmi o no? Pensate a quei poveri Babbani che fanno tutto senza magia! Su, sbrigatevi-
Così controvoglia ci dirigiamo giù. -Io prendo i piatti!- esclamo, col cavolo che prendo le cipolle. Iniziamo così a correre ed io sono la prima ad arrivare nella sezione in cui mamma custodisce varie scatole al cui interno sono conservati tanti regali da parte dei suoi familiari... Mamma è la tipa che conserva tutto, davvero tutto. Ginny, controvoglia, si dirige a cercare le cipolle.
Cerco attentamente i piatti che ha richiesto, quelli fatti a mano regalati da una sua cugina dopo un viaggio in Grecia. Sposto così varie scatole e ne apro tante altre, fino a che una attira la mia attenzione: era messa dietro tutte le altre e porta il mio nome sopra. Infilo la mano e fortunatamente riesco a prenderla senza far rompere nulla, poi inizio ad osservarla: è una scatola nera in alluminio, con il mio nome scritto in corsivo.
-Ecco le cipolle- dice Ginny, strizzando gli occhi. -Cos'hai in mano?- domanda.
Scuoto la testa, alzandomi. -Non ne ho idea-
La poggio sul lungo tavolo disposto in cantina, spostando delle cianfrusaglie che mio padre aveva poggiato. -C'è scritto il tuo nome... È tua?- chiede mia sorella.
-Non me la ricordo- mormoro. Accarezzo la scatola, poi decido di aprirla, e Ginny curiosa, si avvicina a me. Ci sono tante lettere e tante foto. Ne prendo una, raffigura due ragazzi e una bimba appena nata.
-Chi sono?- domanda Ginny.
Giro la lettera. C'è scritta una breve frase. Edmund, Vivienne e la loro piccola Emma.
Questi nomi... Li ho già letti da qualche parte.
-Come mai ci state mettendo così tanto?- chiede mia madre, scendendo le scale.
-Abbiamo trovato una cosa- risponde Ginny. -Una scatola di Emma-
Noto mia madre immobilizzarsi. -Chiudete quella scatola-
-Perché?- chiedo.
Lei sospira, pulendosi le mani sul suo grembiule da cucina.
-Chi sono Edmund e Vivienne, mamma?- insisto.
-Salite sopra- ci dice cupamente, così io prendo la scatola e con mia sorella saliamo su in cucina.
-Arthur...- dice mia madre.
-Tesoro, dimmi-
-Emma e Ginny hanno trovato la scatola-
-Oh...- sussurra mio padre, guardandomi. Non capisco cosa stia succedendo. -Ron! Scendi!- continua.
Mio fratello e i suoi migliori amici scendono in cucina. -Non è presto per la cena?- domanda.
-Ragazzi... Non... Non doveva andare esattamente così- inizia mia madre, prima di scoppiare a piangere.
Noi di avviciniamo a lei. -Mamma, cosa succede?- domando, preoccupata. Io, Ginny e Ron ci guardiamo, con mille domande in testa.
-Sediamoci, tesoro- suggerisce mio padre, accompagnando mia madre vicino ad una sedia.
-Emma, dammi la scatola- dice papà ed io gliela porgo. Lui chiude gli occhi per un secondo, poi apre la scatola e cerca qualcosa al suo interno. Prende una lettera e me la porge. -Questa... Beh, questa è per te- mormora. Mia madre non smette di piangere.
Apro la lettera, Ginny e Ron mi affiancano per leggere con me.
"Amor nostro,
non sappiamo quando leggerai questa lettera, ma speriamo con tutto il nostro cuore che reagirai bene. Abbiamo provato in tutti i modi a cercare un finale diverso, ma non c'è un'altra soluzione, non possiamo tenerti con noi. Il Signore Oscuro ci sta cercando, sostiene che abbiamo tradito la sua fiducia non unendoci a lui. Tuo padre si addossa la colpa di tutto, ma così non è."
Mio padre? Ma mio padre non ha mai tradito la fiducia del Signore Oscuro, anzi, non ha mai neanche pensato di unirsi a lui.
"Ti tengo tra le mie braccia, amor mio, e sei la cosa più perfetta che i miei occhi abbian mai visto. Sei identica al tuo papà, sai? Sappi che ti amiamo tanto e che ci fidiamo di Silente, sappiamo che ti affiderà ad una famiglia da cui riceverai tutto l'amore che ti avremo dato noi."
Non capisco. Non... Non capisco. Vedo Ron indietreggiare, guardando i nostri genitori.
"Perdonaci, Emma. Perdonaci perché i nostri errori non ci hanno permesso di crescerti e non potrai mai conoscerci, ma credimi, l'amore che proviamo verso di te è talmente forte che preferiamo questo che farti pagare per ciò che abbiamo fatto noi.
La tua mamma e il tuo papà ti amano tanto,
Vivienne ed Edmund Blackwood."
-È... È uno scherzo!- esclama Ginny. Io sono immobile, non riesco a parlare, non riesco a respirare, non riesco a fare nulla. Il cuore diventa pesantissimo e le lacrime minacciano di uscire.
-Non lo è...- sussurro. Ecco perché non mi sono mai sentita adeguata, ecco perché mi reputavo così diversa rispetto a tutti loro.
Ron scuote la testa. -Lo è- prende la scatola. -Ora posiamo queste cose e facciamo finta che non sia successo nulla- dice, con le lacrime agli occhi.
-Ron- mormora papà -Quello che c'è scritto nella lettera è tutto vero-
Una freccia mi trapassa il cuore. Tutto ciò che ho vissuto... È una bugia.
-P...Perché non me l'avete detto prima?- domando, tremando violentemente.
-Perché non lo sa nessuno... È pericoloso, soprattutto adesso che Lui è tornato, potrebbe... potrebbe ucciderti- risponde papà, avvicinandosi a me.
Io indietreggio.
-Emma...- singhiozza mia madre. -Non... Non reagire così, ti prego-
-E come dovrei reagire?- domando, strappando la scatola dalle mani di mio fratello. -Ho appena scoperto di non avere una famiglia- sbotto.
-Siamo noi la tua famiglia- dice Ron. -Sei nostra sorella, Emma, questo non cambierà mai-
-Io... Io devo andarmene- dico, oltrepassando tutti dirigendomi in camera.
-Emma!- sento dire debolmente da mia madre, ma la ignoro, ignoro tutti. Prendo uno zainetto e comincio a infilare dentro cose a caso: non posso rimanere qui, devo andarmene. Sento l'aria uscire dai miei polmoni, e quando vorrei avere Blaise in questo momento accanto a me, anche se non parliamo da mesi. Lui saprebbe cosa fare, saprebbe farmi stare meglio.
-Emma non te ne andare- singhiozza Ginny. -Non lasciarmi sola-
-Hai la tua famiglia-
-Non dire stronzate, anche tu hai la tua famiglia, siamo noi... Ragiona, Em-
-Vaffanculo, lasciami stare!- sbotto con un'ira senza precedenti. Mi devono lasciare sola, devo stare sola. Sono destinata a stare sola. Non ho nessuno. Tutti mi mentono, tutti si prendono gioco di me. Mi sento uno schifo, vorrei solo essere risucchiata dal pavimento.
-Emma che diavolo fai!- esclama Ron, cercando di fermarmi, al che mi dimeno. Ho il viso segnato dalle lacrime, il mio corpo trema come una foglia.
-Lasciatemi sola...- mormoro, guardandoli. Come ho fatto a non pensarci prima, non abbiamo assolutamente nulla in comune.
-No- dice Ron. -Non potrei mai-
Prendo lo zaino e mi dirigo verso l'uscita, ma i miei fratelli non hanno intenzione di farmi passare.
-Ho bisogno di stare sola, per favore- sussurro, guardando a terra. -Devo andarmene-
-E dove vorresti andare?- domanda Harry, che è all'uscio della porta con Hermione.
-Da Remus- rispondo. È l'unico che può capirmi.
-No!- esclama Ginny.
Non riesco a stare qui, neanche un secondo di più. Mi inginocchio a terra con il cuore che minaccia di uscirmi dal petto, tutto questo non riesco a reggerlo.
I miei fratelli e i miei amici si precipitano accanto a me, preoccupati. Ginny e Ron non riescono a smettere di piangere.
-Ho bisogno di andarmene, vi prego...-
Loro mi guardano riluttanti, ma sto davvero percependo il mio cuore rompersi.
-Va bene- sbotta Ron, alzandosi. -Va- dice, uscendo dalla stanza e chiudendosi nella sua, sbattendo la porta.
-Ron...- mormora Hermione.
Mi alzo, metto lo zaino in spalla e mi dirigo giù, con lo sguardo triste di Ginny, Harry, Hermione e i miei genitori... Che beh... Non... Non lo sono.
-Prenderò una scopa per andare da Remus, così... Beh, così non vi preoccuperete per me-
Mia madre ha gli occhi gonfi, non riesce a parlare, così si avvicina a me e mi lascia un dolce bacio sulla fronte. Prende la mia mano e mi dà una chiave. -Questa... Questa è la chiave che apre la camera blindata alla Gringott, è intestata a te... Te l'hanno lasciata i tuoi... genitori- sussurra.
Annuisco, la ripongo nello zainetto e mi dirigo fuori a prendere una scopa. Spero di ricordarmi come si vola, al momento anche camminare mi risulta difficile. Mi volto ancora un'ultima volta verso casa per poi aizzarmi in volo.

Busso alla porta di quello che dovrebbe essere il cottage di Remus, ma nessuno risponde. Riprovo più e più volte fino a che la porta si apre.
-Emma?!-
-Tonks, dov'è Remus?- chiedo, tremante.
-Che succ... Emma, per Godric, che ci fai qui?- domanda Remus, spuntando dal corridoio. Non rispondo, non mi escono le parole. -Cos'è successo?-
-Forse... Forse dovrei andare- mormora Tonks, prendendo il giubbotto e salutandoci velocemente. Remus mi invita ad entrare, portandomi vicino al caminetto.
-Sei congelata, Emma. Hai volato fin qui?- chiede.
Annuisco.
-Mi vuoi spiegare cos'è successo?-
Scrollo lo zainetto dalle spalle, lo apro e prendo la scatola. Cerco la foto dei mie veri genitori e gliela porgo. -Loro sono i miei genitori-
Lui mi guarda confuso, poi raccoglie la foto tra le sue mani. -Vivienne?-
Mi acciglio. -La conosci?-
Lui mi guarda, poi guarda Vivienne... Cioè, la mia madre biologica.
-Non ci posso credere...- mormora. -Lei era mia amica-
-Cosa?- domando, avvicinandomi a lui.
-Lei mi forniva ogni mese la pozione anti-lupo...- sussurra. -Come stai?- mi domanda, ridandomi la foto.
-Non mi sento più il cuore- rispondo sinceramente.
Lui mi tira a se e mi abbraccia. -Tranquilla, ci sono... Puoi piangere-
È come se avesse premuto il pulsante di accensione: le lacrime iniziano a scendermi velocemente sul viso, alternate da numerosi singhiozzi che mi rendono la respirazione difficile.
Remus mi accarezza la nuca. -Shhhh, è tutto okay- sussurra.
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Emma WeasleyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora