~20 Sofia~

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13° giorno

Domani Michael uscirà dalla clinica, io non ho ancora preso una pozione.
Sono combattuta, sono in crisi, sono in panico, non so neanche io come diavolo mi sento.
Sul mio piatto della bilancia, non ci sono i pro e i contro che riguardano noi due, no.
Sulla mia bilancia, ho Michael da una parte e David dall'altra.
Lo stesso David che ha detto che non vuole più vedermi perché gli ricordo le atrocità che sono state commesse alla sua famiglia, lo stesso David che non mi ha più degnata di un solo sguardo da quando è uscito dalla mia camera quella maledetta sera.
Lo stesso David che solo poche ore prima mi ha baciata sotto il temporale confondendomi le idee ancora una volta. Lui fa così,  lui mi bacia, lui mi scrive che tiene a me , che vorrebbe addirittura stare con me, poi sparisce.
Lui sparisce ogni volta.
Ha la bella abitudine di entrare nella vita solo per sconvolgerla, l'ha fatto due anni fa, l'ha fatto tre mesi fa e l'ha rifatto due settimane fa.
È un copione già scritto, ormai dovrei conoscerne le battute a memoria, invece no.
Mi frega la sua improvvisazione.
Non è possibile che qualcuno ti baci in quel modo per poi lasciarti andare, non è possibile che ti faccia battere il cuore in quel modo senza che lui provi alcuna emozione.
Stavolta non ci sto, io voglio capire.
Lo devo a me, lo devo a lui e soprattutto a Michael.

<<Dove vai a quest'ora?>> Mi domanda Soleil richiudendo il libro di letteratura che ha in mano.

<<Alla confraternita, ho bisogno di parlare con David.>> Lancio il pigiama sul letto e mi dirigo a passo sicuro verso l'armadio.

<<Sei impazzita o cosa? Sono le undici e mezza di sera.>> Ripone il libro sul comodino che separa i nostri letti e si mette seduta al centro del suo letto.

<<Domani Michael sarà fuori, prima di vederlo devo chiarire una volta per tutte con David. Se non lo faccio, non vado avanti.>> Prendo un paio di leggings neri e una felpa com il cappuccio grigia che mi arriva sui fianchi.

<<E vuoi capirlo parlando con lui? Perché non cerchi di capire cosa vuoi tu?>> Incrocia le braccia al petto, mi ricorda mia sorella.

<<Io non lo so cosa voglio, non lo so.>> Alzo la voce, mentre dondolo i fianchi per infilarmi i leggings.

<<Tu lo sai, ma non vuoi ammetterlo. Ma fai come ti pare, continua a prenderti in giro.>> Si alza dal letto e sparisce in bagno.
Oh, perfetto.

Mi infilo la felpa, prendo al volo le chiavi della macchina di Soleil ed esco dalla nostra camera agguerrita più che mai. In cinque minuti esatti raggiungo la confraternita, dove come al solito c'è una festa a base di alcol e puttane.
Mi confondo facilmente tra la folla ubriaca, prendo al volo una birra dal bancone della cucina e mi metto alla ricerca di David.
Lo cerco in ogni angolo del piano inferiore, ma non lo trovo. Quindi non mi resta che passare a quello superiore, dove ci sono le loro camere.
Busso alla porta della sua camera per un bel po' nella speranza che venga ad aprirmi, magari sta dormendo o studiando, che cavolo ne so.
La porta si spalanca, ma spunta una sagoma leggermente diversa da lui.
Due gambe chilometriche, capelli biondi e due occhi verdi.
Il tutto super accessoriato da un corpo da urlo fasciato da un intimo di pizzo nero.
Come piace a lui.
<<Ciao, chi cerchi?>> Squittisce la fotomodella, senza un minimo di vergogna di essere mezza nuda davanti a una sconosciuta.

<<Liz, chi è?>> Sento la voce di David alle sue spalle.
Vorrei scappare, vorrei sprofondare, vorrei essere inghiottita nel pavimento.
Invece resto immobile, lui spalanca la porta e io mi limito a guardarlo negli occhi senza riuscire ad aprire bocca.

<<Che ci fai qui?>> Mi domanda con un filo di voce, sorpreso di vedermi qui.

<<Io... cercavo Victor, ho sbagliato stanza.>> Mi giro di spalle, mi infilo il cappuccio sulla testa e raggiungo le scale alla svelta.
Corro verso la macchina di Soleil che ho parcheggiato proprio davanti alla confraternita, infilo con molta difficoltà la chiave nella serratura della portiera e scivolo sul sedile con gli occhi chiusi.
Tu non devi piangere, tu non devi piangere.
Due colpi contro il finestrino mi fanno sobbalzare, David mi fa segno con la mano di abbassarlo.
È a petto nudo, indossa solo i pantaloni della tuta neri.
È bello da morire questo maledetto stronzo bipolare.

Mi faccio coraggio e lo asseconda.
<<Cosa vuoi?>>

<<Perché sei venuta da me?>> Appoggia entrambe le mani sul finestrino abbassato e si flette per avvicinare il viso al mio.

<<Te l'ho detto, ho sbagliato stanza.>>  Rispondo guardando in avanti, non riesco a guardare quei maledetti occhi azzurri che brillano.

<<Non raccontarmi cazzate, Sofia. Perché sei venuta a cercarmi? Perché ora?>>
Perché mentre tu ti scopavi un'altra, io mi struggevo a pensarti, stronzo.

<<Ho solo fatto l'errore di cercare ancora una volta qualcuno che in fondo non c'è mai stato. Buona vita, David.>> Allungo un palmo sul suo petto e lo spingo via, lui mi guarda confuso, ma non gli consento di replicare nulla.
Richiudo il finestrino, giro le chiavi nel lunotto e metto in moto.
Mentre mi allontano, dallo specchietto retrovisore vedo David che resta fermo in mezzo alla strada  con lo sguardo sulla mia macchina.
Non siamo destinati a stare insieme, la verità  è questa.
Forse siamo entrambi destinati alla dannazione, perché in fondo nessuno dei due è mai stato in grado di scegliere da che parte stare.

◇Blue Summer Dreams Parte  II◇Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora