~18 Michael~

92 13 9
                                    

Tre settimane prima.

Giorno 1.

Mi sveglio in un letto che non assomiglia per niente  al mio, le pareti sono azzurre e non bianche come quelle della mia camera, davanti a me non c'è la cabina armadio nera e neanche il televisore enorme su cui solitamente guardo le partite.
Sono in una cazzo di stanza di ospedale.
Inizio a ricordare qualcosina.
Una pasticca, poi due, poi tre.
Ricordo di essere svenuto all'improvviso, ricordo vagamente la voce di mio fratello e quella di qualcun altro, poi non ricordo altro.
Ho davvero toccato il fondo questa volta.
Chi nasce in una famiglia come la mia è un privilegiato, è questo ciò che mi sento dire da che ho memoria.
Lo sono sotto molti aspetti, non posso negarlo.
Ho sempre  avuto qualsiasi cosa abbia richiesto, qualsiasi.
Da piccolo se chiedevo un gioco per natale, me ne arrivavano dieci di diversi colori.
Il problema è che mi ritrovavo a scartarli da solo insieme a mio fratello, perché lui non c'era.
Lui era fuori per lavoro anche il giorno di Natale, quello di pasqua e perfino durante le vacanze estive.
Se ci raggiungeva, passava le giornate al telefono.
Peccato che i suoi viaggi non fossero solo di lavoro, ma spesso e volentieri erano viaggi di piacere, con altre donne.
Questo l'ho scoperto un bel giorno, quando mi sono recato in azienda senza alcun preavviso. Ho spalancato la porta e mi sono ritrovato mio padre che si scopava la sua cazzo di segretaria sulla scrivania.
Ha continuato a tradire mia mamma  anche quando lei si è ammalata di cancro, neanche in quel fottuto frangente ha avuto un briciolo di amore nei suoi confronti.
Io l'ho odiato, cazzo se l'ho odiato.
Quando ho perso mia mamma, avevo circa quattordici anni, mi sono sentito completamente perso senza di lei.
Ho iniziato a frequentare i posti peggiori di Madrid, solo per dispetto. In quei vicoli, nessuno sapeva a chi appartenessi, quindi mi trattavano per quello che vedevano, non per quello che ero davvero.
Ne ho fatti di casini, più di una volta mio fratello è stato costretto a tirarmi fuori dai guai, pagando profumatamente qualche legale per evitare che il nostro bel cognome si infangasse.
Benedict.
Siamo i principali fornitori di armi in tutto il cazzo del mondo.
Quando guardo le immagini al TG di una guerra qualsiasi, mi viene il voltastomaco a pensare che magari quelle fottute armi gliele abbiamo fornite proprio noi.
Mio padre ha sempre voluto che frequentassi le scuole che lui voleva, le compagnie che lui mi sceglieva, le ragazze che appartenevano ad un rango degno del nostro cazzo di cognome.
Ma non è quello che è successo.
Prima di tutto, ho deciso di non frequentare il college, ma di intraprendere la carriera di chef, mi è sempre piaciuto cucinare.
Non ho mai frequentato nessuno della sua cerchia di ricchi del cazzo, mai. Penso che mi conoscano in dieci al massimo.
Per quanto riguarda le ragazze, non mi sono mai piaciute quelle che danno più peso alle loro Loubotin che a tutto il resto.
Quando mi si è presentata l'occasione come chef, l'ho afferrata al volo. Mio padre non sapeva un cazzo di niente, non sapeva che avessi lavorato in un resort, non sapeva che fossi stato assunto come chef, niente di niente.
Era convinto che fossi in viaggio per l'Europa a sperperare i suoi soldi.
Poi un bel giorno la mia faccia è apparsa su un cazzo di giornale, da quel momento sono iniziati i miei guai.
Mi ha minacciato di lasciare il lavoro in ogni modo possibile ed immaginabile, con scarsi risultati.
Quindi ha iniziato a farmi la guerra ogni cazzo di giorno. Sono apparsi articoli scritti da gente pagata profumatamente da lui, che sparlavano della mia cucina. I migliori critici del mondo si sono seduti nel mio cazzo di ristorante solo per recensirmi negativamente.
È stato lì che ho perso la testa e ho iniziato a farmi di brutto di ogni cosa.
Di tutto ciò,  ho sempre tenuto all'oscuro Sofia. Non le ho mai parlato di niente, non sa a chi appartengo, non sa niente di me, non sa niente della mia famiglia, non sa un cazzo.
Al momento penso che abbia solo una pessima idea di me, cosa che sicuramente l'ha spinta verso quell'arrogante che le gira sempre intorno.
Ho fatto un gran cazzo di casino.

Dalla porta entrano due uomini in giacca e cravatta che conosco fin troppo bene.
<<Testa di cazzo!>>

<<Buongiorno anche a te, papà>> sospiro annoiato.

<<Sei la vergogna della nostra famiglia, mi vergogno di avere un figlio come te. Potresti avere ogni cosa, potresti avere ogni cazzo di posizione nella mia azienda, invece passi il tempo a farti come un poveraccio qualunque.>>
Lui non si preoccupa di me, a lui importa solo che non infanghi il suo bel cognome.

<<Hai finito?>> Mi alzo dal letto, prendo il pacchetto di sigarette che pesco dalla tasca dei jeans appoggiati sulla sedia e spalanco la finestra.

<<Tu hai finito di giocare, fai le valigie, te ne andrai in una cazzo di clinica privata a disintossicarti. Due settimane e tornerai come nuovo.>>

<<Accetto solo per un motivo>> Sputo il fumo fuori dalla finestra semiaperta.
<<E questo motivo non sei tu, che ti sia chiaro.>> Lo faccio per me, ma soprattutto per lei.
Ho sbagliato, l'ho fatta soffrire, ho fatto una marea di cazzate.
Non voglio perderla.

<<Se il motivo è quella ragazzina che era qui ieri sera, ti servirà un bel po' di fortuna.>> Guarda divertito il suo socio.

<<Di che cazzo parli?>> Mi fa sempre girare le palle.

<<Ieri era qui con mio nipote, il figlio  di mio fratello nonché il nostro socio. >>Mi spiega l'altro.

<<Mi dite di chi cazzo state parlando?>> Alzo la voce spalancando la finestra.

<<David Martinez, ragazzo.>>

Per poco non mi prende un infarto.
<<David è il figlio del vostro socio che hanno assasinato insieme alla famiglia?>>
Ma porca puttana.
Quella storia è apparsa per mesi su tutti i giornali, non si parlava di altro.
Ecco perché è così problematico lo stronzo.

<<Non perdiamoci in chiacchiere, tra due settimane ti voglio in azienda. Prima che tu mi dica di no, se non lo farai, puoi scordarti di vedere la tua distrazione del momento...>>

<<Distrazione?>>Ringhio stringendo i pugni.

<<Chiamala come cazzo vuoi, se non sarai in azienda insieme a tuo fratello, troverò il modo per farle passare la voglia di vederti...>> Mi guarda dall'alto con supponenza.
<< Sempre se non ci sei già riuscito tu.>> Aggiunge quasi nauseato, prima di togliere il disturbo.

<<Fanculo!>> Sgancio un calcio alla sedia che si ribalta e finisce contro il letto.

◇Blue Summer Dreams Parte  II◇Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora