All'arrivo trovò il capitano chiuso nel suo ufficio con in corso una riunione. Amane fu costretto ad attendere fuori dalla porta, intento a fissare la finestra senza vedervi altro che la terra spoglia di una frazione del campo di addestramento. Il sole stava rapidamente calando, gettando sul terreno delle lunghe ombre che nei successivi minuti, gli parve, si facessero sempre più cupe.
Quando fu chiamato all'interno s'inchinò davanti alla scrivania del capitano, in attesa di istruzioni.
«Si sieda, sergente, vorrei scambiare con lei due parole,» lo invitò lei con cortesia.
Amane rivolse una fugace occhiata al suo volto nel tentativo di coglierne l'umore, ma era distratto dalla kiseru che teneva in mano e dal fumo rado che ne usciva. Pochi ufficiali fumavano la pipa in quegli anni e che lei lo facesse gli sembrava una forma di ostentazione. Il fatto stesso che avesse tolto dei documenti dal tavolo mentre lui entrava gli causò un senso di irritazione, in una situazione che lui già di per sé trovava sgradevole.
«Mi hanno riportato che nell'ultima settimana ha consultato gli archivi almeno tre volte. Posso domandargliene la ragione?» chiese in modo pacato.
Amane considerò rapidamente le risposte che avrebbe potuto fornirle. La questione centrale, era certo, sarebbe comunque stata un'altra. Si alzò rivolgendole un altro inchino, più profondo stavolta. «Accetti le mie scuse, capitano. Non volevo metterla nella condizione di dovermelo chiedere. Avrei dovuto consultarmi con lei prima di prendere qualsiasi iniziativa.»
«Suvvia, non la sto mettendo sotto torchio, resti seduto.» Gli fece cenno con la mano di tornare al posto. Si appoggiò allo schienale con un vivo interesse. «Di cosa si tratta? Suppongo che sia uno studio privato.»
Con un altro inchino Amane tornò a sedersi. «La mia era una ricerca prettamente militare.»
Il capitano annuì soddisfatto. «Dal momento che non interferisce con il pattugliamento non ho nulla in contrario; gli archivi, in fondo, servono a questo. Tuttavia mi preme chiederle il motivo che la spinge a consultarli con tale frequenza. La tormenta qualcosa?» suggerì.
Amane rimase impassibile, la voce ferma e controllata. «La cultura e la società dei naga.»
«Dei naga?» Il capitano abbassò la kiseru. «Non credo che troverà testi a riguardo.» Si accigliò con un'espressione di intensa riflessione.
Il capitano aveva ragione. Amane aveva consultato decine di volumi fra quelli che conteneva l'archivio. C'erano testi inerenti l'economia, la storia e la geografia di Patala, con forte accento sui rapporti che intercorrevano con gli haku. La cultura naga era marginale e i riferimenti comprendevano pratiche che gli haku avevano aborrito.
«Sono giunto alla stessa conclusione senza andare oltre.»
«Yamato, ha una brillante carriera davanti. È diventato sergente in appena tre mesi, anche se non aveva ragione di iniziare dal basso la sua scalata nelle gerarchie della milizia. Lei è un uomo promettente e rispettato, vive secondo l'onore e la rettitudine. Come suo capitano ho il dovere di ricordarle che qualsiasi sia la ragione per la sua ricerca, terrei i miei interessi ben rilegati se hanno il potenziale di danneggiare la mia reputazione. Essendo un uomo brillante...»
«Capitano,» la richiamò interrompendo quanto andava dicendo. «Perdoni la mia insolenza e i problemi che le ho causato. Quello che ho fatto ha dei motivi strettamente pratici. Una razza primitiva come la loro, la dobbiamo conoscere a fondo per dominarla.»
Il capitano annuì con un sorriso compiaciuto sulle labbra. «Molto bene, allora. Non le vieterò di continuare la sua ricerca, ma resto della mia opinione.» Aveva un'espressione davvero lieta. «Detto questo, se vuole discutere più a fondo sull'argomento si senta libero di venirmi a trovare, pure all'infuori dei nostri obblighi di lavoro. Il malinteso di oggi a parte, mi compiaccio nel dire che abbiamo in comune diversi interessi. Discuterne con qualcuno alla pari sarebbe un vero elisir per la mente.»
Amane mantenne lo sguardo fisso davanti a sé facendo attenzione a non incrociare il suo né dare a vedere il fastidio che vi covava. «Non siamo alla pari, capitano. Se iniziassi a fare affidamento su di lei, darei a tutti un'impressione sbagliata: non di merito ma di opportunismo.»
Natsuki valutò quanto aveva detto non riuscendo a nascondere la delusione. Amane era pacato e quanto diceva era sensato, frutto di correttezza e ambizione. Ciononostante la lasciava con una certa amarezza.
«Va bene così allora. Può andare.» Lo concedò riprendendo in mano la pipa.
«Capitano?»
«Sì, sergente.»
«Vorrei richiedere un giorno di riposo.»
Natsuki annuì rivolta ai suoi documenti mentre aspirava dalla pipa. «Trascorra una buona serata, sergente.»
STAI LEGGENDO
SEISHI - Il teatro delle ombre umane
AvventuraLa guerra è naturale e inevitabile, una lotta per sopravvivere e prosperare, a scapito di popoli deboli e asserviti. Per volere dell'Impero, nonostante la vittoria, i falchi sono stati esiliati a Patala, una terra diventata maledetta dopo la morte d...