Capitolo 5

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Giugno 2017

«Già stai uscendo?» La voce della madre la bloccò sulla porta. La sentì sbuffare dalla cucina e fece dietrofront, scoprendola intenta a preparare qualcosa di sicuramente buonissimo.

«Che fai?» chiese Sarah sorvolando su quella curiosità di Monica che sembrava più un ammonimento.

«Un dolce per zia Aurora. Stasera c'è la cena, ricordi?» rispose lei prontamente. Sarah annuì.

«Sì, tranquilla. Non mancherò» rassicurò la madre che forzatamente le sorrise. Sarah era perennemente in ritardo e quella promessa non convinse Monica del tutto.

«Tuo fratello?» La ragazza alzò le spalle, non lo aveva ancora visto quel giorno, forse era a letto.

«Non saprei» ammise sincera. La madre la guardò torva.

«Ma come? Non uscite insieme come ogni giorno?» chiese la donna, incuriosita. Sarah arrossì improvvisamente, negando subito.

«Ehm... no, io... io sto uscendo con un'amica per fare colazione. Vedrò gli altri nel pomeriggio» mentì. La madre, che la conosceva meglio di chiunque altro, ridacchiò un attimo, prima di alzare lo sguardo e farsi improvvisamente seria.

«Sarah, ascoltami bene: so che è estate, che siete in vacanza e che la scuola è finita, ma un'altra estate come la scorsa non la tollererò. E non la tollererà nemmeno vostro padre. Vedete di rispettare gli orari». Annuì a quelle parole apparentemente dure, fingendosi colpevole.

«Tranquilla, mammina», sussurrò smorfiosa, «però, insomma... questa è l'ultima estate che Mattia può godersi appieno». La madre la fermò con un gesto stanco della mano.

«Sarah, state crescendo. Non state per chiudervi in un convento, non essere sciocca. Mattia avrà anche la prossima, dopo la maturità. E quella dopo ancora, finiti gli esami, se deciderà di andare all'università, o compatibilmente col lavoro, se vorrà lavorare. Tutti cresciamo, nessuno perde nulla e la vita non finisce». Sarah alzò le spalle rassegnata a quelle parole così oneste.

«D'accordo» sospirò «ora scappo». Lasciò un bacio fugace tra i capelli corti della madre e corse verso la porta.

«Con chi esci?» le urlò Monica dietro. Lei ci pensò un attimo, senza tornare in cucina.

«Mh... con Ginevra» urlò di rimando.

«E da quando hai un'amica che si chiama Ginevra?» Sbuffò sconfitta, certa che non sarebbe uscita viva da quell'interrogatorio mattutino.

«Non la conosci. Nemmeno Mattia la conosce... è un'amica del corso di fotografia» mentì ancora. La madre se ne accorse, Sarah lo sapeva, eppure non disse nulla. Si limitò a salutarla con un 'ciao' malizioso e la lasciò andare.

Chiusa finalmente la porta di casa, prese la bicicletta e iniziò a pedalare. Pedalò per circa dieci minuti, allontanandosi il più possibile da casa sua. Arrivò al parchetto del quartiere e legò la bicicletta alla solita transenna. Nessuno le avrebbe rubato quella vecchia Graziella sgangherata, ma quello era ormai un mantra, quasi una tradizione delle ultime tre settimane. E stava diventando pesante.

«Piccola pulce!» Joseph la prese da dietro, facendola sobbalzare leggermente, prima di girarla verso di lui. Lei gli saltò prontamente al collo, baciandolo. Finalmente.

«Ciao Jo» sussurrò dopo il bacio.

«Ciao pulce» ricambiò lui sorridente. Tornò presto sulle sue labbra, baciandola ancora per qualche minuto. Poi le prese la mano, guidandola verso il laghetto e fermandosi al loro solito albero. Quello più nascosto, più isolato, per stare soli. Lui si sedette con la schiena poggiata al tronco, aprì le gambe e la accolse. Lei si posizionò comoda, la schiena contro il petto tonico di lui, avvolta da quelle braccia che tanto la facevano sentire protetta.

Solo chi sogna può volare // HoldarahDove le storie prendono vita. Scoprilo ora