Settembre 2024
«Sarah, ti avevo dato la mattinata, non anche metà pomeriggio» la rimproverò Francesco non appena mise piede nello studio fotografico. Katia gongolava dalla sua postazione. Erano le quattro e mezza, sarebbe dovuta arrivare due ore prima. Non aveva calcolato bene i tempi col traffico romano.
«Lo so, scusa», si fece subito avanti, «ho incontrato la ex di mio fratello, ho scoperto che tra sei mesi si sposa con uno stronzo di proporzioni cosmiche e non ho fatto per niente caso all'ora» aggiunse. Francesco sospirò vistosamente, chiudendo appena gli occhi.
«Va bene, dai... non importa» la sciolse dall'imbarazzo.
«Certo», squittì Katia, zitta fino a quel momento, «a lei non importa ma quando ritardo io tiri giù tutto il calendario» si lamentò. Sarah finse di non sentirla e Francesco la imitò, seguendola nel suo studio. Entrarono in silenzio, e Sarah sprofondò nella sua poltrona scoppiando in un pianto disperato. Sentiva gli occhi di Francesco addosso eppure, stranamente, non la infastidirono. Stava davvero bene con lui. Era stato bravissimo a entrare nella sua vita dalla porta di servizio, senza pretendere nulla.
«Calmati, dai» le sussurrò dolcemente, passandole una bottiglietta d'acqua che lei accettò di buon grado. Ne bevve metà d'un fiato e tornò ad avere un respiro regolare.
«Sai cosa mi dà fastidio?» sussurrò, in quella domanda retorica che non voleva davvero una risposta. Francesco scosse il capo senza dire nulla, e lei proseguì: «Sono felice che sia andata avanti, davvero... insomma» si fermò per asciugare qualche lacrima, «sono egoista, ma non così tanto. Il vero problema è lui, il fidanzato... uno stronzo che conosce da tutta la vita, che i genitori hanno deciso che avrebbe sposato quando lei aveva cinque anni. Ce l'ha sempre avuta a morte con noi: con me, con mio fratello, con Joseph, con i nostri amici. È sempre stato invidioso. Una volta, con i suoi amici ricconi, ha pestato Joseph e Mattia, ai diciotto anni di Lucia. Insomma, è uno stronzo, e lei ne parla come fosse la persona migliore del mondo. È assurdo» spiegò d'un fiato, non riuscendo a farsene una ragione.
«Sono affari suoi, Sarah» azzardò Francesco, comprensivo. Lo guardò negli occhi, asciugando continuamente le tante lacrime che non accennavano a fermarsi.
«Lo so» ammise sconfitta. «Ma... se mio fratello fosse ancora vivo? Come sarebbero andate le cose se Mattia non fosse morto? Sono ore che penso soltanto a questo e non riesco a non pensare che, nonostante tutto, se Mattia oggi fosse qui, sarebbe a casa a leccarsi le ferite per la fine della storia più importante della sua vita. Perché lei è come loro, lei è perfetta per il suo mondo. E lo avrebbe lasciato per sposare la persona scelta dai genitori, la persona che può darle la villa da sogno con piscina e i pranzi al golf club»
«Non puoi saperlo» provò a rincuorarla. Lei gli sorrise amara.
«Purtroppo sì, invece. Sarebbe andata così» ribadì dura. Francesco alzò le spalle, passandole l'ennesimo fazzoletto.
«Forse... o forse no. Ma Mattia è morto» asserì con una durezza che Sarah non aveva mai sentito nella voce di nessuno. «Mattia è morto, lei sta per sposarsi, tu sei stata due anni in America e sei tornata. Pensa a te stessa, pensa a Joseph» la spronò.
«Lo faccio... ma lui è frenato, e lo capisco» disse abbassando lo sguardo. Il senso di colpa sempre pronto a emergere come un boia con l'ascia in mano.
«Caterina dice che devi semplicemente dargli tempo» ribatté convinto.
«Già... lo dice anche Joseph» rispose, disillusa. «Ehi, aspetta» aggiunse, guardandolo. Lui distolse subito lo sguardo, fingendo interesse per la libreria vuota. Lei non si perse d'animo, gli puntò un dito contro e aggiunse: «Come sai cosa dice Caterina?»
STAI LEGGENDO
Solo chi sogna può volare // Holdarah
RomanceCome si supera la morte di qualcuno? Sarah, ventitreenne romana e promettente fotografa, non l'ha mai imparato. A ventuno anni si è trovata a dover affrontare la perdita di una delle persone più importanti della sua vita e, incapace di reagire, è f...