Capitolo 22

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Settembre 2024

«Sarah sei impazzita?» La ragazza entrò in casa correndo così velocemente che nemmeno fece caso alla domanda sbigottita della madre.

Poteva amarlo? Certo che sì. Sarah amava Joseph, e lo avrebbe amato anche fosse stato un senzatetto. Lo amava a prescindere. Amava lui, non i suoi interessi. Ma era testarda, e lo conosceva. Voleva rivederlo ballare non per se stessa. A lei sarebbe andata bene qualsiasi sua decisione, era lui il problema. Era questo che voleva fargli capire. Perché era Joseph a non accettare quella decisione che lottava tanto per far accettare a lei. E questo non poteva amarlo. Non poteva amare la sua rassegnazione, non poteva amare un uomo che aveva abbandonato la vita, un uomo infelice.

Cominciò a frugare nell'armadio, trovando in fretta l'enorme scatolone che aveva nascosto qualche anno prima. Lì dentro c'era tutta la sua infanzia che, a differenza di Joseph, non teneva esposta. Nella camera di Sarah c'erano poche foto in vista, forse una decina, racchiuse in una cornice appesa all'unica parete libera. In quella cornice c'erano lei, Joseph, Mattia e tutti gli altri. Poche foto, le più significative. Il resto era tutto nello scatolone.

Sospirò, aprendolo e rigirandolo completamente sul letto mentre Monica, che l'aveva seguita, la guardava confusa.

«Che stai facendo?» chiese ancora la madre. Non la degnò di uno sguardo, continuando a cercare tra quel marasma.

«Voglio ricordare a Joseph la sua parte migliore» si limitò a dire.

«Sarah...» quasi la rimproverò.

«No», la fermò subito, «non dire niente. Lo so, probabilmente è tutto sbagliato. Lo so, ma non riesco a farne a meno»

«Non essere egoista» la spronò ancora la madre.

«Non sono egoista, non lo faccio per me» rispose decisa. Monica inarcò un sopracciglio.

«Davvero?» si limitò a dire. Sarah si bloccò per poter guardare la madre negli occhi.

«In che senso?» chiese. Monica ricambiò intensamente lo sguardo della figlia, si avvicinò al letto e cercò di fare un po' di spazio per sedersi. Aspettò qualche secondo, prima di parlare. Più di qualche secondo, in effetti, così che Sarah ebbe tutto il tempo di scrutarla, provando a immaginare ogni sua parola.

«Forse stai correndo un po'» azzardò, rompendo il silenzio.

«Correndo? Davvero? Sono passati due anni...» si fece subito avanti.

«Tesoro...» sospirò Monica. Stava pesando le parole. La mamma era dalla parte di Joseph, era sempre stata dalla parte di Joseph. Per anni non lo aveva capito, ma ora sapeva quanto avesse ragione. «Sono passati due anni per te» aggiunse la donna, amorevolmente ma senza perdere il punto.

«Lo so. Pensi che non mi senta in colpa? Ho sbagliato, lo so, l'ho capito» quasi urlò. La madre, tuttavia, non si scompose.

«Fammi finire» la interruppe. La ragazza annuì, giocando nervosamente con una ciocca di capelli. Fece silenzio e ascoltò. «Sono passati due anni per te», continuò la madre. «Sei andata via, hai continuato la tua vita a New York e ora sei tornata. Per Joseph è come se il tempo si fosse fermato. Dentro di lui c'è stato un blackout, nella sua vita c'è stato un blackout. Sei tornata da tre settimane... ecco, devi immaginare che per Joseph è come se Mattia fosse morto tre settimane fa. Non penso che ti consideri invadente, e non penso nemmeno che per lui tu non abbia diritti, anzi... se fossi stata un'altra persona, avrebbe chiuso tutti i ponti. Pensaci, tu l'avresti perdonato? Se a scappare fosse stato lui, tu l'avresti perdonato, dopo due anni? Quando sei tornata, i primi giorni, non volevi nemmeno vederlo e lui, comunque, non ha mollato. Ma devi dargli tempo» sussurrò, tenendole una mano stretta tra le sue. Sarah tratteneva a stento le lacrime, ormai diventate sue grandi amiche.

«Non c'è tempo, mamma. Come fai a non capirlo? La gente muore, le cose cambiano, i treni passano in fretta e dobbiamo prenderli al volo» rincarò. Non voleva smuoversi, nonostante il discorso della madre fosse giusto in ogni parola.

«Tu hai avuto due anni per metabolizzare» sospirò Monica. Sarah scosse il capo.

«Io non ho metabolizzato», ammise. «La morte di Mattia continua a farmi male, mi farà sempre male. Come quella di papà. Ho semplicemente capito. So di aver sbagliato e voglio rimediare»

«Dagli tempo» ripeté ancora la madre. Sarah, distrattamente, notò la videocassetta che cercava. La prese, tornando poi a fissare Monica.

«Non voglio più perdere tempo», disse decisa. «E non voglio che Joseph ne perda altro. Sta così per colpa mia e ora sta a me rimediare».

Monica sospirò sonoramente, senza aggiungere altro. Sarah sorrise appena, con quel video ben stretto tra le mani. Si alzò dal letto, lasciò un bacio tra i capelli della madre e la guardò ancora, per un attimo, prima di correre di nuovo fuori casa. Doveva andare da Joseph.

***

«Mi hai chiesto perché non posso amarti così, e sono qui per darti una risposta» tuonò Sarah entrando nella stanza di Joseph senza bussare, per l'ennesima volta.

«Devo iniziare a chiudere a chiave» si lamentò lui, guadagnandosi un'occhiataccia dalla ragazza.

«Che c'è, ti infastidisco? Sono entrata senza bussare per anni e non ti sei mai lamentato» lo ammonì.

«Anni fa non eri così petulante» ribatté lui. Sarah prese un enorme respiro, fingendo di non ascoltare l'ennesima frecciatina. Si posizionò ben dritta davanti a lui, con le braccia al petto. «Allora?» chiese Joseph, alzando le spalle.

«Io posso amarti» iniziò Sarah. «Io ti amo. E non mi interessa cosa fai nella vita. Ti amo perché sei tu»

«Benissimo, allora non ci sono problemi». Continuava a sfidarla.

«E tu?» lo sfidò lei di rimando.

«Io cosa?» chiese, mordicchiandosi il labbro inferiore con un gesto che la riportò indietro di anni. Non doveva distrarsi, così tornò a concentrarsi sugli occhi.

«Tu riesci a guardarti allo specchio come facevi fino a due anni fa? Tu sei infelice, non sei te stesso» lo punzecchiò.

«Che ne sai?»

«Ti conosco. Conosco i tuoi occhi. Comunque» disse, lasciando il DVD sulla scrivania, «guarda questo. Se non ti farà effetto, smetterò di provarci. Se non ti farà effetto, torneremo insieme e non riprenderò mai più l'argomento. Promesso. Ma guardalo, e sii onesto. Guardalo e ricorda com'eri». Sarah non aspettò nemmeno una risposta di Joseph. Voleva dargli tempo, tutto il tempo che non gli aveva dato negli ultimi giorni. Corse via, perché ora era tutto nelle mani del ragazzo. Lei aveva finito.




Buonasera bellezze!

Scusate il ritardo rispetto ai soliti orari, ma ho avuto una giornata delirante. 
Comunque, volevo avvisarvi che mancano due capitoli alla fine di questa storia. Conclusa questa, credo mi prenderò una breve paura. Sto cominciando un nuovo lavoro, e ho orari ancora sballati. La pausa non è ancora certa, sto provando a mettere insieme una nuova storia, ma il poco tempo non mi permette di concentrarmi al meglio. 

Spero, comunque, di ritrovarvi tutte quando tornerò!

Un abbraccio, grazie sempre e buona lettura!

Solo chi sogna può volare // HoldarahDove le storie prendono vita. Scoprilo ora