Capitolo 13

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Maggio 2017

«Mattia?» chiese Joseph entrando in casa. Sarah lo squadrò pensierosa: sapeva sempre dove fosse suo fratello.

«È appena uscito», rispose, «non lo sapevi? È andato a ripetizione di matematica per evitare la bocciatura» aggiunse. Joseph sbuffò amareggiato.

«Ripetizione? Posso aiutarlo io» si fece avanti subito. Sarah alzò le spalle indifferente.

«Parlane con i miei» borbottò noncurante, tornando a raggomitolarsi sul divano davanti alla televisione già accesa e sintonizzata. Joseph sapeva che a quell'ora non doveva disturbarla. Nessuno a quell'ora doveva disturbarla perché c'erano le repliche di "The OC" su Italia Uno, un evento imperdibile. La ragazza alzò il volume della TV, ignorandolo. Strabuzzò gli occhi quando capì che lui non aveva la minima intenzione di mollarla anzi, stava sistemando i cuscini per sedersi accanto a lei.

«Voglio vederlo con te» spiegò. «Posso?» Lei rimase con la bocca spalancata per qualche istante prima di riuscire a formulare una frase.

«Tu odi i telefilm» ribatté ovvia.

«Nah... solo alcuni, ma ho iniziato a guardarlo qualche giorno fa, questo» rispose. Sarah arricciò il naso confusa.

Senza aggiungere altro, gli fece ancora più spazio sul divano, aspettando che lui si avvicinasse. Non sapeva cosa stesse succedendo, non capiva il senso di quel comportamento. Ultimamente lo aveva visto parecchio strano.

Provò a non pensarci e tornò a concentrarsi su Seth Cohen e su una delle sue puntate preferite. Era quella del diluvio, di Seth sul tetto con la maschera di Spiderman, del bacio a testa in giù sotto la pioggia. Sarah era un maschiaccio. Per molti aspetti sembrava più un ragazzo che una ragazza. Aveva sempre giocato con Mattia e Joseph, si era sempre fatta regalare più mostri che Barbie, aveva sempre preferito le arrampicate ai the tra principesse; ma davanti ai telefilm, davanti a quel telefilm, si trasformava nel classico stereotipo della ragazzina dolce e ingenua che sogna un amore del genere. E quella puntata, nonostante la conoscesse a memoria, la faceva piangere sempre. E Joseph lo sapeva. Lo sapeva e se ne accorse.

Le asciugò dolcemente le poche lacrime che avevano iniziato a bagnarle il viso e lei lo lasciò fare, senza alcuna vergogna. Lo guardò e sorrise appena. Da chiunque altro si sarebbe nascosta, per pudore. Anche dal fratello, dai genitori, perfino da Caterina, forse. Con Joseph, invece, era tutto meravigliosamente naturale.

Iniziarono a scorrere i titoli di coda e lei era completamente stesa su Joseph. Nemmeno sapeva esattamente come ci fosse finita, ma non ci fece troppo caso. Succedeva spesso, soprattutto nell'ultimo periodo. Il loro era un rapporto carnale, fatto di abbracci, carezze e qualche pugnetto innocente. Un rapporto molto simile a quello che Sarah aveva con Mattia, eccezion fatta per il legame di sangue.

Monica arrivò in salotto con un vassoio pieno di dolci e succhi di frutta vari: la merenda che li aspettava giornalmente, quando non uscivano di casa subito dopo pranzo. La donna li squadrò sorridendo. Un sorriso malizioso, che sembrava sapere più di quanto dicesse.

«Che c'è?» chiese Sarah. Quell'espressione iniziava a imbarazzarla.

«Niente» borbottò la madre, «siete carini» aggiunse con noncuranza.

Sarah guardò subito Joseph, certa che sarebbero scoppiati a ridere da un momento all'altro. Lui, però, non rideva. Il suo volto era diventato rosso come un pomodoro maturo, e cercava di mascherare un sorriso teso e imbarazzato. Era strano. Era tutto troppo strano.

Sarah sciolse quell'abbraccio e prese una fetta di pane e Nutella, versando un po' di succo alla pesca in due bicchieri. Fecero merenda in fretta, come quando avevano cinque anni, per sbrigarsi a uscire. Salutarono la donna altrettanto in fretta e lei ricambiò quel saluto con lo stesso ghigno che aveva pochi minuti prima. Come se la sapesse lunga.

Solo chi sogna può volare // HoldarahDove le storie prendono vita. Scoprilo ora