Settembre 2024
Sesso e amore. Per qualcuno non c'era differenza. Sarah aveva conosciuto centinaia di persone che confondevano le due parole. Aveva conosciuto persone che facevano sesso per il gusto di farlo. Il sesso era strano. Se fatto bene, poteva mandarti in estasi. Riusciva a non farti pensare, a portarti in un mondo parallelo, un mondo bello ed eccitante. Ma fare sesso e fare l'amore non erano la stessa cosa, e negli ultimi anni lo aveva capito. A New York aveva fatto tanto sesso, era diventata la sua terapia, la sua dipendenza, l'unico modo per evadere dal mondo. Avrebbe potuto buttarsi su alcol e droga, ma aveva preferito sesso e sigarette.
Aprì gli occhi e capì, in quel momento, che era tornata a fare l'amore. Quello vero, quello che le era mancato per due anni, nonostante lo nascondesse a se stessa. Lo capì stesa su quel letto, ancora completamente vestita, persa in quel bacio che non voleva finire. Nessuno dei due aveva fretta. Lei, che aveva sempre avuto fretta, negli ultimi due anni. A New York non le era mai importato del piacere dell'altro, aveva pensato solo al suo godimento. In quel momento, al contrario, sarebbe rimasta ore a baciarlo.
Joseph fu il primo a mettere le mani sotto il maglione. Sfiorò la pelle candida della ragazza e quel breve contatto la fece tremare. Un brivido più soddisfacente di un orgasmo. Lei accolse quell'iniziativa, spostandosi a cavalcioni su di lui che già le stava sfilando la maglia. La buttò sul pavimento senza troppa importanza, staccandosi dal bacio per scendere un po' più giù. Passò al collo, dove si soffermò per qualche attimo, prima di arrivare al seno. Lì si perse del tutto, mentre lei giocava con i suoi capelli spettinati. Sorrideva.
Erano seduti entrambi, lei su di lui, con le gambe legate al suo bacino. Rimasero così per un po', finché Sarah non si staccò per togliere anche la maglia di Joseph, ormai solo d'intralcio. La lanciò senza curarsene troppo, interessata soltanto a lui. A lui, a loro, a quel momento.
Avevano fatto l'amore in quella stanza tante volte e Sarah aveva sempre avuto paura. Aveva sempre avuto quel giusto pudore, quel timore reverenziale, il giusto rispetto. Il timore, a tratti eccitante, che qualcuno avrebbe potuto aprire la porta, o sentirli. La paura di fare una pessima figura davanti ai genitori del fidanzato. Adesso, per la prima volta, non importava a nessuno dei due. Esistevano solo loro. Erano tornati a esistere.
Meccanicamente, senza mai perdere il contatto, sfilarono via anche pantaloni e intimo. Joseph decise di ribaltare la situazione, facendola stendere sotto di lui e sovrastandola, attento a non farle male. Continuò a baciarla ovunque, facendo scendere le mani sempre più in basso. Sarah si abbandonò completamente a quelle mani. Non aveva dimenticato quanto fosse bravo, quanto fosse attento e quanto la conoscesse. Sapeva farla godere come nessun altro, e lei sentì l'orgasmo sempre più vicino. Troppo vicino.
«Aspetta» sussurrò. Lui si fermò e tornò a baciarla, mentre lei apriva le gambe completamente per lasciargli spazio. Voleva che godessero insieme. Non voleva essere egoista. Non in quel momento. Le spinte si coordinarono, mentre Sarah portò le labbra sul collo di Joseph. Quel collo pieno di lei. Su quel tatuaggio che parlava di lei. Capì che era su di lui e dentro di lui da anni. Che, forse, c'era sempre stata, anche prima di quel tatuaggio.
Aprile 2018
«Si può sapere che hai?» indagò Mattia. Sarah sbuffò sonoramente, buttando la penna aperta sul tavolo.
«Che ho? Hai davvero il coraggio di chiedermelo?» ringhiò. «Sai che giorno è oggi?» aggiunse. Mattia annuì, confuso.
«Sì, è il tuo compleanno. Ti ho fatto gli auguri stamattina» rispose, quasi scusandosi.
«Esatto!» urlò lei in tutta risposta, «e quel coglione del tuo migliore amico non si fa sentire da ieri sera. Mi ha mandato un misero messaggio a mezzanotte e poi niente. Non è venuto a scuola, non è passato a casa. Un cazzo, Mattia. Un cazzo! E fortuna che parla da mesi del mio primo compleanno passato insieme da fidanzati. Bel regalo, davvero. Il compleanno più merdoso di tutta la mia vita. Dico, è morto? È in ospedale? Perché sarebbero le uniche giustificazioni» sproloquiò facendolo ridere di gusto.
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Solo chi sogna può volare // Holdarah
RomanceCome si supera la morte di qualcuno? Sarah, ventitreenne romana e promettente fotografa, non l'ha mai imparato. A ventuno anni si è trovata a dover affrontare la perdita di una delle persone più importanti della sua vita e, incapace di reagire, è f...