Settembre 2024
Sarah scese dall'autobus e camminò qualche metro. La fermata non era molto lontana da casa sua e, in poco tempo, arrivò davanti al cancello. Vide Joseph, seduto sulla solita panchina. Sorrise appena. Era andato a cercarla. Era andato da lei.
«Ciao» sussurrò. Lui alzò lo sguardo e Sarah si pietrificò appena. Non era disteso, non era felice.
«Come puoi volermi ancora legato al parkour dopo tutto quello che è successo?» esordì. Non disse altro. La guardò negli occhi e, con una tristezza coinvolgente, le chiese soltanto quello. Sarah sospirò, facendosi spazio accanto a lui e prendendogli la mano.
«Hai visto il video?» chiese a sua volta. Lui annuì. «E me lo chiedi?» aggiunse lei, sorridendo. Non lo vide ricambiare. Strinse la mano di lei con forza, quasi a volersi aggrappare. Si stava aggrappando a lei per non sprofondare.
«Io mi sento in colpa» ammise. Sarah si avvicinò un po' di più, prendendogli il viso tra le mani e costringendolo a guardarla negli occhi.
«Lo so... ed è colpa mia» sussurrò. Lui scosse il capo.
«Non è colpa tua, smettila»
«Sì, invece. È colpa mia. Per due anni ti ho dato colpe che non hai. Sono scappata e ti ho incolpato. Voglio rimediare» spiegò.
«Me lo hai già detto» sospirò, quasi esausto.
«E te lo ripeto. Ci ho messo due anni a capirlo. Sono dovuta tornare per capirlo. Mamma mi ha fatto aprire gli occhi, mi ha costretta. Perché incolpare qualcuno è più facile ma la verità è che quello che è successo a Mattia è stata una tragedia, che ci porteremo dentro per sempre. Ma la vita va avanti, Jo...»
«Io non ci riesco. Ci provo, davvero, ma non riesco ad andare avanti» sussurrò, la voce rotta dal pianto.
«E pensi che sia meglio così?» chiese dura. «Pensi che, a venticinque anni, sia giusto avere una prospettiva di vita senza felicità?»
«Io con te sono sereno. Sei tornata, e sono tornato a respirare. Mi è bastato rivederti» disse. Sarah si avvicinò ancora di più, facendosi circondare dalle sue braccia. Lo guardò negli occhi, per cercare le parole giuste.
«Pensi sia abbastanza? Sei sereno, non felice. Potremmo essere felici, se solo...»
«Lo so, se tornassi a essere io» concluse per lei la frase.
«Non voglio che torni alla danza, o al parkour, se non vuoi. Voglio che torni a essere felice, a prescindere. Non ti sei mai arreso alla vita, vuoi iniziare ora?»
«Io mi sento in colpa, a prescindere da te o da quello che mi hai detto in passato. Mi sarei sentito così anche se fossi rimasta» ammise.
«Non credo. So di averci messo un carico non indifferente. Ma, ascolta: se fosse successo il contrario? Se fossi morto tu, avresti voluto questo per Mattia?»
«No, certo che no» rispose di getto. Sarah annuì, comprensiva e fiera. Lo accarezzò ancora, sorridendogli dolcemente.
«Appunto. E Mattia non lo vorrebbe per te. Non dico che sarà facile, anzi. Sarà difficilissimo, non dimenticheremo mai, non sarebbe nemmeno giusto dimenticare. Il dolore sarà costante, dovremo imparare a conviverci. Ma il ricordo di Mattia deve essere bello, gioioso. Dobbiamo ricordare i momenti belli, non solo l'incidente. Dobbiamo farlo vivere, tramite noi... e sarà un gran casino, ci saranno giornate no, a volte il dolore sarà insopportabile, straziante. Magari ci urleremo in faccia, litigheremo. Ma siamo io e te, Jo. Sempre e per sempre. Siamo noi». Sussurrò l'ultima frase, avvicinandosi al suo viso il più possibile. Naso contro naso, fronte contro fronte, i respiri mischiati.
«Dovrai aiutarmi», la implorò lui.
«Ogni giorno. Non scapperò più. Te lo prometto, amore mio» rimarcò seria, senza mai staccare lo sguardo. Lui si aprì in un sorriso leggero, le prese il viso con entrambe le mani e la baciò. Un bacio diverso, un bacio nuovo. Stavano ricominciando, proprio lì, in quel momento. Stavano ripartendo dal presente, senza dimenticare il passato. Avevano deciso di andare avanti insieme.
Il baciò durò secondi interminabili e quando entrambi si staccarono per riprendere fiato, avevano le labbra completamente rosse.
«Mi accompagni?» chiese lui, alzandosi dalla panchina e tendendole la mano.
«Dove?» chiese curiosa.
«A licenziarmi» rispose sicuro. Sarah gli saltò in braccio urlando. Le gambe legate intorno alla vita di lui, come aveva sempre fatto.
«Sì, sì, sì» continuava a ripetere, stringendolo. Lui la fece girare un po', prima di rimetterla a terra. Le strinse la mano, camminando con lei verso la sua auto.
«Poi chiamo Denise, per scusarmi... mi sono fatto scappare un'occasione d'oro» bofonchiò. Sarah lesse un velo di pentimento.
«Denise ti adora. Ha visto i tuoi video su YouTube» lo rassicurò. Lui sgranò gli occhi.
«Davvero?» chiese, sinceramente stupito. «E, comunque, sono i tuoi video» aggiunse, correggendola.
«Sì, fa lo stesso. Sono i nostri video» lo corresse a sua volta.
«Ho paura» ammise Joseph, stringendola. Sarah annuì.
«Anche io. Possiamo avere paura insieme, no?» chiese retorica. Joseph fece sì con la testa, sorridendo. Un sorriso che non si vedeva su quel bel viso da un po'.
Salirono in auto e lui mise in moto in fretta, riprendendo subito la mano di Sarah con quella che aveva libera. Lei la strinse e capì di non volerla lasciare mai. Promise a se stessa che non lo avrebbe fatto più. Mai più. Due anni prima aveva fatto l'errore più grande della sua vita, scappando. Aveva preso una decisione che stava per annientare tutti. Aveva vissuto il momento peggiore della sua vita e aveva pensato che non sarebbe sopravvissuta. Ma era lì. Con lui. Nonostante tutto. Ci avevano messo un po' di tempo. Lei ci aveva messo troppo tempo. Ma aveva capito, era tornata. E non voleva sbagliare ancora. Voleva vivere, davvero. Voleva viversi la sua vita, senza farsi influenzare dal passato. Voleva vivere col ricordo del fratello, che avrebbe sempre fatto parte di lei. Ma voleva vivere. E voleva che anche Joseph vivesse. Perché lo amava, perché insieme erano qualcosa di davvero vicino alla perfezione. Perché solo insieme avrebbero potuto provare a toccare quella felicità che tutti sognano. Solo insieme sarebbero stati capaci di volare.
FINE
Ed eccoci alla fine di un'altra storia.
So che questa è stata più corta delle altre e so anche che questo finale vi lascerà non poche domande. Ma è una scelta precisa. Credo che ogni storia abbia il proprio filo narrativo, come se quasi si scrivessero da sole. Questa è sul lutto, su come affrontare una perdita tanto grande che quasi non fa sopravvivere. Le vite dei personaggi andranno avanti, come è giusto che sia; prenderanno decisioni, sbaglieranno ancora forse, ma lo faranno insieme.
Volevo raccontare un dolore difficile da affrontare, e che purtroppo in molti conoscono. Volevo raccontare una Sarah fragile e impulsiva e un Joseph annientato ma sempre presente. Spero di esserci riuscita, spero di avervi trasmesso tutto il loro dolore ma, soprattutto, il loro amore.
Spero che questa storia, a cui tengo in modo particolare, vi sia piaciuta.
Grazie sempre, per ogni like, per ogni commento e per tutto il supporto che mi date.
Come già anticipato, non riprenderò subito con una nuova storia Holdarah perché purtroppo il tempo per scrivere è pochissimo. Sto comunque raccogliendo molte idee e spero di riuscire a tornare il prima possibile.
Grazie ancora, sempre. Questo viaggio con voi è più bello <3
A presto!
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Solo chi sogna può volare // Holdarah
RomanceCome si supera la morte di qualcuno? Sarah, ventitreenne romana e promettente fotografa, non l'ha mai imparato. A ventuno anni si è trovata a dover affrontare la perdita di una delle persone più importanti della sua vita e, incapace di reagire, è f...