19 febbraio 2022
La morte faceva paura, Sarah lo aveva sempre saputo. Faceva paura a chiunque, eppure il mondo era pieno di gente che la sfidava senza pensare alle conseguenze.
Mattia l'aveva sfidata. Erano anni che lui e Joseph la sfidavano. Avevano iniziato per gioco. I primi tempi, il parkour era un passatempo divertente e per niente pericoloso. Muretti su cui saltare, materassi su cui atterrare. All'inizio non aveva fatto paura nemmeno a lei. Aveva trascorso intere giornate a guardarli, a fotografarli e a sorridere. Perché tutto quel mondo era bello da vedere. Da vivere.
Poi erano cresciuti: era cresciuta la loro abilità ed era cresciuto il suo giudizio. Avevano litigato tante di quelle volte, per quello stupido passatempo. Troppe volte. Sarah e Joseph erano arrivati a un passo dalla rottura. Sarah e Mattia si erano lanciati addosso parole velenose. Lei lo aveva minacciato spesso, negli anni. Negli ultimi otto anni aveva vissuto su una corda, come un funambolo: dirlo ai genitori e farli smettere, o dar loro fiducia? Aveva sempre scelto di dargli fiducia perché, in fondo, anche lei amava quello sport, nonostante non avesse mai nemmeno saltato dal secondo gradino di casa.
In quel momento, per la prima volta, sentì di odiare davvero il parkour.
Perché la morte faceva paura. E faceva più paura a chi restava, che a chi andava via. Soprattutto se era una morte veloce. Nessun modo di realizzare, di pensarci, di capire. Mattia non aveva pensato a nulla. Sarah continuava a domandarsi come sarebbe potuta andare diversamente. Pensava a un futuro spezzato. Pensava al domani, senza riuscire a vederlo.
Guardava la bara del fratello e non scorgeva alcun futuro. Esaminò la lapide bianca, il buco profondo nel terreno, quella cassa di legno inanimata. Scrutò la foto sorridente del fratello, gli occhi gonfi della madre, la posa composta del padre e non vide alcun domani. Non riusciva a vederlo nel silenzio degli zii, nel dolore dei cugini. Nella mano tremolante di Joseph, che stringeva la sua quasi a stritolarla. E non lo vedeva dentro di sé. Riusciva a vedere solo Mattia. Mattia e quello sport che tanto aveva amato, e che l'aveva portato via da tutti.
Ventitré anni era un'età schifosa per morire. Non che esistesse un'età giusta, ma a ventitré anni a mala pena aveva iniziato a vivere. Avrebbe dovuto laurearsi, qualche mese più tardi: scienze motorie, esattamente come Joseph. Nessuno dei due per emulare l'altro, semplicemente perché la passione per lo sport li aveva sempre legati.
Mattia stava iniziando a vivere. A vivere davvero.
Sarah non aveva ancora pianto. Gli ultimi due giorni erano stati talmente frenetici, che non le avevano permesso di pensare. Erano passati due giorni da quel maledetto pomeriggio. Erano le cinque, il sole era quasi del tutto scomparso. Erano su un palazzo per quella stupida sfida. Aveva iniziato Mattia. Aveva inciampato. Joseph non l'aveva nemmeno provato, il salto. Lo avevano visto cadere ed erano scesi correndo, mentre chiamavano l'ambulanza. Aveva corso tanto, quell'ambulanza. Aveva corso contro il tempo. Aveva corso inutilmente. In ospedale era arrivato morto.
Erano tornati a casa e Sarah si era barricata nella sua stanza. Non aveva voluto vedere nessuno, nemmeno Joseph. Soprattutto Joseph. Ed era passata la notte.
Il giorno dopo lo avevano trascorso alla camera mortuaria. Tutto il giorno. Il resto della famiglia aveva continuato a fare avanti e indietro mentre lei non si era mai mossa da quella scomoda sedia di metallo. E non aveva pianto. Doveva lasciare spazio a Monica, che ne aveva più bisogno. E a Lucia, la fidanzata di Mattia. Sarah era sempre stata quella forte, in famiglia.
La mattina del funerale aveva abbandonato il letto che non aveva ancora albeggiato. Si era vestita bene, per la chiesa. Non credeva in Dio, ma si era comunque vestita bene. Per Mattia.
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Solo chi sogna può volare // Holdarah
Любовные романыCome si supera la morte di qualcuno? Sarah, ventitreenne romana e promettente fotografa, non l'ha mai imparato. A ventuno anni si è trovata a dover affrontare la perdita di una delle persone più importanti della sua vita e, incapace di reagire, è f...