La notte era scesa su New York, il suo consueto manto di ombre e luci che avvolgeva la città. Peter si trovava su un tetto, in equilibrio precario su un cornicione, con lo sguardo rivolto verso il flusso di auto e persone sotto di lui. Il vento fresco accarezzava la sua pelle attraverso il tessuto della tuta di Spider-Man, ma non gli offriva alcun sollievo. La città non dormiva mai, e lui nemmeno. Ogni rumore, ogni sirena lontana, ogni grido d'aiuto poteva essere il suo richiamo all'azione, la sua scusa per non pensare.
Gli occhi di Peter si strinsero dietro la maschera, osservando le strade. Era in quel limbo tra il fare il proprio dovere e cercare di trovare un minimo di pace. Una piccola parte di lui sperava quasi che non accadesse nulla di straordinario quella notte, ma sapeva quanto fosse impossibile. Non per lui, non per Spider-Man.
Un movimento improvviso nella sua visione periferica lo fece scattare. Qualcosa di rosso e nero, che saltava agilmente da un tetto all'altro con un'energia che solo una persona poteva avere: Wade. Deadpool.
Prima che Peter potesse reagire, Wade gli era già accanto, seduto sul bordo del tetto con le gambe penzoloni. Si girò verso di lui con il solito sorriso sardonico, anche se nascosto dalla maschera. "Ehi, Spider-Silenzioso! Pensavi di sfuggirmi, eh? Mi hai lasciato solo a guardare una pessima commedia romantica. Un po' crudele da parte tua."
Peter lo guardò di sfuggita, senza esprimere nessuna emozione, prima di tornare a osservare le strade sotto di loro. Sentì Wade muoversi leggermente accanto a lui, la sua tipica irrequietezza. Non era mai fermo per troppo tempo.
"Quindi, che c'è stasera? Un po' di rapinatori da sventrare? Qualche grosso mostro che dobbiamo rispedire nel fiume? O stai solo facendo il solito tormentato giro di ronda per cercare di soffocare i tuoi sentimenti con un po' di azione eroica?" Wade parlava con il solito tono leggero, ma Peter poteva percepire il sottotesto. Non era solo una battuta. Wade era lì per lui, e Peter lo sapeva.
La mano di Wade si avvicinò al suo braccio e lo scrollò leggermente. "Amico, devi davvero smettere di prendere tutto così sul serio. So che è il tuo marchio di fabbrica, ma lasciati andare un po'. C'è un mondo là fuori oltre la colpa e la responsabilità, lo giuro su tutte le chimichangas che ho mangiato."
Peter si voltò verso di lui, incontrando il suo sguardo anche se non poteva vedere gli occhi dietro la maschera. Sentì un calore nascere in petto, un misto di gratitudine e di frustrazione. Voleva parlare, voleva dire a Wade quanto apprezzasse la sua presenza, anche se era troppo difficile da esprimere. Ma le parole non venivano, restavano bloccate da qualche parte tra la mente e la bocca. Invece, si limitò a posare una mano sulla spalla di Wade, stringendola leggermente. Wade, che parlava sempre troppo, capì al volo. Si fermò per un momento, poi annuì, diventando sorprendentemente serio per un secondo.
"Ok," disse Wade, più piano. "Va bene così, sai? Non devi sempre dire qualcosa. Io sono qui, e va bene. Siamo in questo casino insieme."
Peter abbassò la mano, tornando a guardare la città. Il silenzio tra loro divenne quasi confortevole, una pausa momentanea dalla frenesia della vita da supereroi. Ma la quiete durò poco.
Un grido lontano squarciò l'aria, e Peter si irrigidì. Wade saltò in piedi all'istante, eccitato come sempre. "Ecco la chiamata! Vieni, partner, il lavoro chiama!" Wade si buttò giù dal tetto prima ancora che Peter potesse reagire, ma Peter non ci mise molto a seguirlo. Lanciò una ragnatela e si catapultò nel vuoto, i due si muovevano insieme come se fossero stati sincronizzati.
L'azione non era mai distante a New York. Raggiunsero il luogo in pochi minuti, una delle strade secondarie del centro, dove un gruppo di criminali stava cercando di rapinare un negozio. Wade atterrò per primo, facendo il suo ingresso con la solita teatralità. "Oh no, ragazzi! Siamo arrivati proprio alla fine della festa!" esclamò, con le spade sguainate, mentre Peter si posizionava sul muro del palazzo, osservando la scena dall'alto.
I criminali non ebbero il tempo di reagire. Wade era una forza della natura, un tornado di violenza controllata che li travolse in pochi secondi. Peter saltò giù dal muro, afferrando uno dei rapinatori con una ragnatela e tirandolo via prima che potesse colpire Wade con un'arma improvvisata.
Wade si voltò verso di lui, alzando un pollice in su mentre finiva l'ultimo dei malviventi. "Ottimo lavoro di squadra, Parker! Dovremmo farlo più spesso." Peter non rispose, ma c'era qualcosa nei suoi movimenti, una fluidità, una leggerezza che indicava che non era completamente estraneo al divertimento della lotta.
Una volta che i criminali furono stesi, Wade si accovacciò accanto a uno di loro, osservandolo con curiosità. "Sai, dovresti davvero considerare una carriera diversa," disse all'uomo svenuto, con un tono quasi paternalistico. "Magari la panetteria. Fanno sempre cose deliziose lì."
Peter si girò, lanciando uno sguardo verso la strada principale mentre le sirene della polizia si avvicinavano. Doveva andarsene prima che arrivassero. Wade sembrava intuire i suoi pensieri e si alzò con un salto. "Ok, partner, tempo di andar via! Lasciamo che la polizia prenda il merito, come sempre."
Si mossero insieme tra le ombre, sparendo sui tetti prima che le luci blu e rosse li raggiungessero. Saltarono di edificio in edificio, Wade che continuava a parlare di argomenti a caso — dal perché i supereroi non avevano mai orari di lavoro normali fino al miglioramento della ricetta per le chimichangas perfette.
Quando finalmente si fermarono su un altro tetto, Peter si girò verso di lui, appoggiandosi contro il muro. Wade si voltò, mettendosi in posa come se stesse aspettando qualche tipo di grande rivelazione da parte sua.
"E quindi," iniziò Wade, "Cosa ne pensi? Non è stato un ottimo appuntamento di lotta al crimine? Nessuna parola ancora? Va bene. Sai, mi sto davvero abituando a questo nostro silenzio affascinante. È come un'arte."
Peter scosse la testa con un mezzo sorriso dietro la maschera, poi indicò la luna piena sopra di loro, come a dire che, almeno per quella notte, potevano godersi la pace.
Wade si avvicinò a lui, allargando le braccia. "Ok, ok. Niente più crimini per stanotte. Ti lascio solo con la tua amata luna, mio caro Spider-Taciturno."
Scherzava, come sempre, ma Peter poteva sentire che, sotto quella superficie fatta di battute e ironia, c'era un sentimento sincero. Wade voleva davvero che lui trovasse un po' di serenità, anche se non lo avrebbe mai ammesso apertamente. E, per quanto assurdo potesse sembrare, Peter apprezzava quel tentativo.
Rimasero lì ancora un po', osservando la città in silenzio, sapendo che presto sarebbero dovuti tornare alle loro vite complicate. Ma per adesso, il momento apparteneva solo a loro.
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Silent Treatment // Spideypool
FanfictionSpiderman x Deadpool Spider-Man ha smesso di parlare da quando Gwen Stacy è morta tra le sue braccia. Nessuna battuta, nessun sorriso, solo silenzio e ombre. La colpa lo tormenta, trascinandolo in un abisso oscuro da cui sembra non voler più uscire...