Capitolo 15

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Passarono due giorni dall'inizio di quella loro stravagante vacanza. La notte si era avvolta attorno alla casetta di Montauk come un velo protettivo, mentre il suono ritmico delle onde offriva una sorta di conforto per chi sapeva ascoltare. All'interno, il silenzio era rotto solo dal ronzio lontano del frigorifero e dal lieve scricchiolio delle vecchie assi di legno sotto i piedi di Wade mentre si muoveva nella cucina.

Peter sedeva sul divano, con lo sguardo fisso fuori dalla finestra, osservando l'oscurità che avvolgeva l'oceano. Ogni tanto si potevano intravedere deboli bagliori delle stelle riflesse sulle onde, come minuscoli punti di luce persi in un mare infinito. Wade si muoveva attorno a lui con una sorta di caotica attenzione, cercando di mantenere le cose leggere, ma il suo solito umorismo sembrava sbiadire in quella calma notturna. Sentiva il peso della situazione anche più del solito.

"Beh, Parker, a quanto pare ci siamo dimenticati di accendere Netflix. Grave errore, lo so," disse Wade, affondando nel divano accanto a Peter. Lanciò un'occhiata furtiva verso il ragazzo, ma come ogni sera, Peter non mostrava segni di risposta. Era lì fisicamente, ma la sua mente sembrava altrove, in un posto dove Wade non poteva raggiungerlo.

Nel frattempo, la figura nell'ombra, quella presenza silenziosa che li aveva seguiti sin dall'arrivo, rimase vigile fuori dalla casa. Si muoveva con precisione, nascondendosi tra le dune e i cespugli, attenta a ogni singolo movimento all'interno. Ma per ora, come sempre, osservava e aspettava. Ogni passo, ogni respiro, era calcolato con cura. Sapeva esattamente quando fare la sua mossa. Non era ancora il momento, ma lo sarebbe stato presto.

Dentro, Wade cercava di smuovere un po' l'atmosfera. Accese il televisore e cominciò a far scorrere senza meta i canali. Si fermò su un vecchio film in bianco e nero che non riconosceva nemmeno, ma la sua attenzione non era realmente lì. La sua mente continuava a rimbalzare tra il cercare di proteggere Peter e la strana sensazione che non fossero soli. Anche se non lo ammetteva apertamente, Wade sentiva che qualcosa si stava avvicinando.

"Potremmo fare una di quelle maratone di film strappalacrime," propose Wade, cercando di strappare una reazione a Peter. "Sai, tipo 'Bambi'... Così possiamo piangere come ragazzine e farci le coccole senza vergogna." Ma Peter rimase in silenzio, il suo sguardo ancora fisso all'orizzonte.

Wade si lasciò andare a un sospiro, appoggiandosi allo schienale del divano. "Va bene, va bene, capisco... Non sei un tipo da coccole. Forse domani, però." Il tono scherzoso era la sua maschera di protezione, il suo modo di nascondere la preoccupazione crescente. Peter non stava migliorando. Non parlava, non reagiva, non si apriva a nulla.

Il vento fuori dalla casa si era fatto più intenso, facendo sbattere leggermente una delle finestre. Wade sobbalzò leggermente, voltandosi verso la porta d'ingresso. Ancora una volta quella sensazione, quella inquietudine crescente, gli fece rizzare i peli sulla nuca. Si alzò in piedi lentamente, come se temesse di fare troppo rumore, e si diresse verso la porta, controllando che fosse ben chiusa.

"Strano... Dev'essere il vento," mormorò a sé stesso, ma la sua voce tradiva un accenno di dubbio. Girò la serratura due volte, assicurandosi che la porta fosse ben chiusa, poi andò a chiudere anche le finestre una ad una. Tutto sembrava a posto, ma quel fastidioso senso di allerta non lo abbandonava.

Tornò verso il divano, cercando di non far trasparire la sua preoccupazione. "Forse è meglio se ce ne andiamo a letto," disse con tono casuale. "Domani sarà una giornata epica. Ho già pianificato un sacco di attività per la nostra... ehm... terapia da supereroi in vacanza."

Peter annuì appena, ma rimase seduto ancora per qualche istante. Wade si alzò di nuovo e spense la televisione, poi si stiracchiò con esagerazione prima di dirigersi verso la camera da letto. "Notte, Pete," disse, ma la sua solita energia era svanita.

Peter si alzò lentamente dal divano e si avviò verso la camera, ma invece di andare subito a dormire, rimase sulla soglia della porta, scrutando l'oscurità oltre la finestra. Il suo sguardo era concentrato, come se stesse cercando qualcosa, o come se sentisse qualcosa. Peter si avvicinò alla finestra, con la fronte leggermente corrugata, il respiro appena accelerato.

Fuori, tra le ombre delle dune, la figura rimase immobile, nascosta alla vista di Peter. Aveva osservato ogni loro mossa, attenta e paziente. Non era ancora il momento, ma quel momento si stava avvicinando rapidamente.

Alla fine, Peter si distese sul letto, fissando il soffitto. Anche se Wade russava rumorosamente nell'altra stanza, Peter non riusciva a trovare pace. Le immagini di Gwen continuavano a ripetersi nella sua mente, una dietro l'altra, come in un ciclo interminabile di ricordi e rimpianti. Chiuse gli occhi, sperando che il sonno potesse portargli sollievo, ma trovò solo oscurità e una crescente sensazione di inquietudine.

La notte passò lentamente. Fuori, il vento continuava a soffiare attraverso le dune e gli alberi, portando con sé una leggera brezza salmastra. Ma sotto quel vento, qualcosa si muoveva, silenzioso e furtivo, attendendo il suo momento.

All'alba, quando il primo raggio di sole filtrò attraverso le tende della camera, Peter era già sveglio. Non aveva dormito quasi per nulla, e la stanchezza si rifletteva nel pallore del suo viso e nelle occhiaie profonde. Si alzò senza far rumore, uscì dalla stanza e si sedette di nuovo sul divano, guardando l'oceano che si stendeva davanti a lui.

Wade si svegliò poco dopo, apparendo stranamente energico per qualcuno che aveva dormito così poco. "Buongiorno, Parker!" disse con un tono esageratamente allegro. "Pronto per la nostra giornata? Pensavo di iniziare con una colazione epica e poi magari facciamo un tuffo nell'oceano. Che ne dici?"

Ma Peter non rispose, come sempre. Si limitò a scuotere leggermente la testa, il suo sguardo ancora fisso fuori dalla finestra. Wade lo osservò per un momento, poi sospirò. "Ok, nessun tuffo nell'oceano. Ma la colazione la facciamo comunque. Ho portato delle uova che penso potrebbero trasformarsi in una frittata mutante, se non le cuciniamo subito."

Si diresse in cucina, cercando di concentrarsi su qualcosa di pratico, qualcosa che potesse fare. Anche se era difficile ignorare la crescente tensione nell'aria, Wade continuava a mantenere la sua facciata spensierata. Ma non poteva fare a meno di chiedersi cosa o chi stesse aspettando il momento giusto per colpire.

E, mentre il sole sorgeva sopra Montauk, le ombre dietro la casetta sembravano farsi più lunghe, più dense. Qualcosa stava arrivando, e Wade lo sapeva.

Silent Treatment // SpideypoolDove le storie prendono vita. Scoprilo ora