Capitolo 36

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immagine illustrativa perchè è stata questa che ha ispirato il capitolo.

Wade avanzava con la sua tipica spavalderia, ma il suo corpo, appena colpito dal proiettile, non era affatto in condizioni ottimali

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Wade avanzava con la sua tipica spavalderia, ma il suo corpo, appena colpito dal proiettile, non era affatto in condizioni ottimali. La rigenerazione faceva il suo lavoro, ma il dolore era comunque intenso, pulsante sotto la pelle come un fuoco che lo consumava dall'interno. Eppure, nel caos del combattimento, Wade sorrideva. Sorrideva perché, nonostante tutto, era li per Peter.

Il combattimento si intensificò subito dopo la sua apparizione. Gli uomini di Fenris erano implacabili, e anche se Spider-Man e Deadpool li avevano colti di sorpresa, i criminali si ripresero rapidamente.

Armi automatiche cominciarono a sputare piombo in tutte le direzioni, e Peter, con i sensi all'erta, schivava ogni colpo con agilità incredibile, mentre Wade si lanciava nella mischia, incurante delle ferite che si aprivano sul suo corpo.

Il sangue di Deadpool scorreva copioso, ma lui non sembrava nemmeno accorgersene.

"Meno chiacchiere, più calci nel culo!" urlò Wade, mentre si gettava addosso a un gruppo di uomini, brandendo le sue spade con una precisione letale. Una lama tagliò attraverso l'aria, fendendo la gola di uno degli uomini, mentre l'altra spada veniva scagliata in avanti, infilzando il petto di un altro aggressore.

"Attento alle armi!" gridò Peter, lanciandosi in una serie di acrobazie per evitare una raffica di proiettili che lo inseguivano come una pioggia mortale.

Le sue ragnatele volavano, intrappolando i nemici, strappando loro le armi di mano e appiccicandoli al pavimento o alle pareti.

Ma i nemici non cessavano mai di arrivare. Fenris aveva mandato il meglio che aveva. E quei mercenari erano ben armati, ben addestrati, e determinati a portare a termine la loro missione.

Peter colpi uno degli uomini con un calcio, mandandolo a sbattere contro un muro, ma immediatamente un altro lo afferrò per il braccio, tentando di immobilizzarlo.

Non poteva rallentare, non poteva permetterselo. Doveva continuare a muoversi, a combattere. Wade, nel frattempo, stava facendo ciò che sapeva fare meglio: attirare l'attenzione.

"Davvero? È tutto qui quello che avete?" gridò Wade, beffandosi dei suoi avversari. Sangue colava dal suo addome, dalle braccia, dal collo. Ogni colpo che Wade prendeva avrebbe abbattuto un uomo normale, ma non lui.

Lui si rialzava sempre, rigenerandosi in tempo reale, mentre continuava a combattere con una ferocia animalesca.

Peter si lanciò contro un altro gruppo di uomini, bloccando i loro proiettili con una rete di ragnatele. Ogni muscolo nel suo corpo era teso, ogni colpo che dava e riceveva si faceva sentire sempre più profondamente. Non avrebbe resistito a lungo.

"Spidey! Dietro di te!" Wade urlò, appena in tempo. Peter si girò di scatto, sentendo l'adrenalina esplodere nel suo corpo mentre evitava per un soffio una lama che sarebbe potuta finire dritta nel suo fianco.

Rispose con una raffica di colpi, i pugni volarono rapidi e precisi. Il nemico crollò a terra, ma altri erano già su di lui.

Uno di loro afferrò Peter per la gola, stringendo forte, cercando di soffocarlo. Peter si dibatté, sentendo il respiro diventare corto. Era stanco.
Sentiva le forze abbandonarlo lentamente, ogni colpo che dava lo svuotava un po' di più. L'uomo lo stava schiacciando contro il muro, spingendolo
sempre più forte.

Poi, d'improvviso, il nemico fu sollevato in aria e lanciato via.

Wade, con il viso coperto di sangue e un braccio mancante, aveva ancora abbastanza forza per salvare Peter dall'attacco. Rideva. Anche ora, ferito, con metà del corpo che sembrava un campo di battaglia vivente, rideva.

"Mi sei mancato," disse Wade con il fiato corto, mentre si posizionava davanti a lui, facendogli da scudo.

Peter avrebbe voluto rispondere, ma non c'era tempo. Gli uomini di Fenris continuavano ad attaccare, e Wade, con il suo solito modo imprevedibile di combattere, si era ormai trasformato in una barriera vivente per proteggere Peter da ogni colpo. Ogni proiettile, ogni lama lo colpiva, ma Wade non smetteva di lottare.

"Non mollare..." Wade riusci a dire tra i colpi, la voce fioca, ma colma di quella strana determinazione che solo lui possedeva. Le sue ossa si spezzavano, la carne si lacerava, ma lui restava in piedi.

Peter sentiva una rabbia crescere dentro di sé. Non poteva lasciare che Wade si facesse massacrare così per lui.

Con un urlo di frustrazione, Peter scattò avanti, afferrando Wade e lanciando una rete di ragnatele attorno a loro, creando una barriera temporanea che fermò i proiettili per un breve istante.

"Non è finita, disse Peter, prendendo fiato. Il suo corpo tremava per lo sforzo, ma i suoi occhi erano determinati. Non avrebbe lasciato che Wade finisse così.

Con uno sforzo sovrumano, i due si rialzarono insieme, le spalle l'una contro l'altra, pronti a fronteggiare l'ultimo assalto. La battaglia era feroce, brutale. Ogni nemico che si avvicinava veniva respinto, ogni colpo che subivano veniva ripagato con una forza ancora maggiore.
Finalmente, dopo quello che sembrò un'eternità, il silenzio calò sulla strada.

Gli uomini di Fenris giacevano a terra, battuti e legati dalle ragnatele di Peter.

Peter, stremato, si accasciò contro un muro, sentendo ogni fibra del suo corpo urlare di dolore e stanchezza. Le sue mani erano graffiate, le spalle indolenzite, e il suo respiro era affannato. Ma non c'era tempo per riposare.
Non del tutto.
"Wade..." sussurrò, il fiato corto. Si voltò lentamente e lo vide.

Deadpool era un disastro vivente. Il suo costume, un tempo rosso brillante, era ora quasi completamente nero per il sangue. Una gamba mancava, lasciando solo un moncherino fumante che si stava rigenerando lentamente.

Il braccio che aveva perso poco prima stava lentamente ricrescendo, ma era ancora solo un brandello di carne. Wade zoppicava verso Peter, grondante sangue, ma con il solito ghigno stampato sul viso.
"Come stai..? tutto bene?" chiese Wade, come se nulla fosse.
Peter, esausto e dolorante, non poté fare altro che ridere debolmente. Era una risata amara, ma anche piena di sollievo. Wade era vivo. Malridotto, ma vivo.

"Sei... un pazzo," mormorò Peter, scuotendo la testa mentre cercava di prendere fiato.

Wade si accasciò accanto a lui, lasciandosi cadere a terra con un tonfo. "Ti ci abituerai," disse, tirando fuori un piccolo coltello dalla tasca per pulirsi sotto le unghie con nonchalance, come se nulla fosse successo. "Ah, mi sento come una pizza bruciata."

Il silenzio calò di nuovo.

Per un attimo, entrambi restarono li, uno accanto all'altro, respirando affannosamente, circondati dai resti della battaglia.

Peter guardò Wade con gratitudine e una punta di irritazione. "Sei arrivato tardi."

Wade lo guardo, alzando un sopracciglio dietro la maschera. "Non ti piace l'entrata drammatica?"

Peter sorrise debolmente. "Solo tu, Wade. Solo tu."

E per un momento, tutto il resto sembrò sparire. Non c'erano più nemici, non c'era più battaglia. C'erano solo loro due, feriti, ammaccati, ma ancora li.

Ancora vivi.

Ancora insieme.

Silent Treatment // SpideypoolDove le storie prendono vita. Scoprilo ora