Peter camminava attraverso le strade affollate di Manhattan, con lo zaino leggero sulle spalle e la testa bassa. La decisione di andare da Wade era stata più impulsiva di quanto avesse voluto ammettere, ma in quel momento gli sembrava la cosa giusta da fare. Wade era caotico, imprevedibile, e forse proprio per questo motivo Peter si sentiva attratto dalla sua presenza. Lì, con Wade, il peso di ciò che era successo sembrava un po' più lontano, come se il mondo potesse concedergli un momento di tregua.
Quando arrivò al modesto appartamento di Wade, non fece in tempo a bussare. La porta si spalancò con un crepitio improvviso, e Wade comparve sulla soglia con un enorme sorriso. "Ah, eccolo qua, il nostro eroe tragico!" esclamò con una teatralità esagerata. "Pensavo avessi deciso di affogare nel dolore o, peggio ancora, nella responsabilità. Ma eccoti, pronto a vivere per un'altra chimichanga. Bravo, Parker. Bravo."
Peter alzò lo sguardo, i suoi occhi mostrando una scintilla di divertimento nascosta. Anche se non parlava, Wade sembrava sempre capire. O forse Wade parlava talmente tanto da compensare qualsiasi mancanza di comunicazione da parte sua.
Wade lo trascinò dentro, chiudendo la porta alle sue spalle. L'appartamento di Wade era un caos ordinato. Sparsi qua e là c'erano fumetti, armi, pile di DVD e un'incredibile quantità di cibo spazzatura. L'odore di chimichangas appena riscaldate riempiva l'aria, insieme a una nota di polvere da sparo e... probabilmente qualcosa che non voleva identificare.
"Ok, ho tenuto una chimichanga per te," annunciò Wade, sollevando con orgoglio un piatto con una chimichanga un po' bruciacchiata ma decisamente invitante. "L'ho fatta scaldare per un po' troppo tempo... ma va bene così, rende tutto più croccante!"
Peter accettò il piatto con un cenno, sedendosi su uno dei pochi spazi liberi del divano. Wade si gettò accanto a lui, afferrando il telecomando. "Allora, che film vuoi vedere oggi? C'è questa chicca che ho trovato, un mix tra un film di zombie e un musical di Bollywood... oppure, e questa è una mia scelta personale, possiamo guardare il classico 'Le avventure del signor Deadpool'. Garantito che vinco l'Oscar."
Peter masticò lentamente la chimichanga, lasciando che la familiarità del momento lo circondasse. Non c'era pressione, non c'erano aspettative. Solo Wade che cercava, in qualche modo tutto suo, di farlo sentire meglio. E, stranamente, ci riusciva.
Wade fece partire un film a caso, e mentre le immagini iniziavano a scorrere sullo schermo, Peter si lasciò andare sul divano, rilassandosi contro lo schienale. Wade continuava a parlare, facendo commenti assurdi e inappropriate battute ad alta voce, ma Peter non si lamentava. In fondo, quello era uno dei motivi per cui iniziava a piacergli stare lì. Con Wade, il silenzio non era mai pesante.
Dopo un po', Wade si girò verso di lui, appoggiando le braccia sullo schienale del divano. "Sai, Spidey, a volte penso che dovremmo fare una pausa da tutta questa cosa dei supereroi. Intendo dire, perché dobbiamo sempre essere noi a salvare il mondo? Perché non possiamo essere noi quelli che... boh, vanno in vacanza alle Hawaii e si rilassano? Mi ci vedo, con un bel costume hawaiano, un drink con l'ombrellino e tu che fai da bagnino."
Peter alzò un sopracciglio, immaginando Wade in un costume hawaiano e se stesso in una cabina da bagnino. La scena lo fece sorridere lievemente.
Wade si accorse del sorriso e schioccò le dita. "Lo sapevo! Mi stai immaginando su una spiaggia, vero? Lo senti anche tu questo potenziale?! Potremmo essere una coppia di eroi che salva solo le giornate di sole. Ti faccio fare un massaggio, eh, cosa ne pensi?"
Peter scosse la testa, ma il sorriso non se ne andava. C'era qualcosa di insopportabilmente rassicurante nella costante parlantina di Wade. Non importava quanto cercasse di ignorarlo, finiva sempre per sentirsi un po' più leggero quando Wade era nei paraggi.
Dopo un po', il film divenne solo rumore di fondo. Wade aveva smesso di parlare per un momento, cosa rara, e si era lasciato andare, sprofondando nel divano accanto a Peter. Era uno di quei momenti in cui il silenzio tra loro non era imbarazzante, ma confortevole. Peter si sentiva... tranquillo. Non felice, forse, ma certamente meno oppresso da tutto quello che portava dentro.
Mentre il film si trascinava verso la fine, Wade si voltò di nuovo verso Peter. "Sai, Parker, stavo pensando... Forse dovresti smettere di preoccuparti così tanto. Lo so, lo so, è facile dirlo, ma... se continui a portare tutto questo peso sulle spalle, finirai per spezzarti."
Peter lo guardò, senza rispondere, come sempre. Wade si accigliò leggermente. "Non dico che devi dimenticare Gwen o quello che è successo. Non puoi. Ma forse devi trovare un modo per non lasciare che il dolore sia tutto ciò che ti rimane. Cioè, non ti sto dicendo di dimenticarla, ma... non credo che Gwen vorrebbe che tu smettessi di vivere solo perché lei non è più qui."
Le parole di Wade erano più profonde di quanto Peter si fosse aspettato. Di solito si nascondevano dietro battute e sarcasmo, ma in quel momento Wade aveva toccato qualcosa di vero, qualcosa che Peter non riusciva ancora a elaborare del tutto. Rimase a fissare Wade, sentendo quella sensazione familiare di confusione e riconoscenza che Wade gli faceva provare.
Wade rise, spezzando la tensione. "Guarda che divento filosofico, eh? Forse sto invecchiando. Oppure sono le chimichangas che mi stanno illuminando la mente."
Peter scrollò le spalle, ancora sorridendo appena. Sentì il telefono vibrare in tasca, ma ignorò il suono. Non voleva che nulla interrompesse quel momento. Forse Wade aveva ragione. Forse doveva trovare un modo per non vivere solo nel passato. Non significava dimenticare, ma smettere di farsi inghiottire dalla colpa e dal dolore.
Wade si spostò, facendosi più vicino a Peter. Gli diede una leggera spinta alla spalla. "Sai, potremmo fare una pausa. Andare via per qualche giorno. Prenderci del tempo per noi stessi. Non ti piacerebbe? Tu, io, un po' di sole... e nessun criminale da rincorrere."
Peter lo guardò, considerando seriamente la proposta per un attimo. Non era sicuro di poter lasciare New York, non ancora. Ma l'idea di prendersi una pausa, di smettere di essere Spider-Man per un po', era allettante.
Wade si alzò di scatto. "Bene! Deciso. Ci pensi, ok? Quando sarai pronto, io sarò qui a fare i bagagli." Fece un gesto drammatico, come se stesse partendo per un'epica avventura. Poi, abbassando il tono, aggiunse, "E se mai avrai bisogno di parlare... be', sai dove trovarmi."
Peter annuì leggermente, guardando Wade tornare a sedersi sul divano, la solita esuberanza che mascherava una preoccupazione genuina. E, per la prima volta da tanto tempo, Peter sentì che forse non era davvero solo.

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Silent Treatment // Spideypool
FanfictionSpiderman x Deadpool Spider-Man ha smesso di parlare da quando Gwen Stacy è morta tra le sue braccia. Nessuna battuta, nessun sorriso, solo silenzio e ombre. La colpa lo tormenta, trascinandolo in un abisso oscuro da cui sembra non voler più uscire...