Il sole era appena sorto quando Peter si svegliò. Per un attimo, si sentì disorientato. I suoi occhi si posarono sulle finestre, dove un tenue raggio di luce filtrava attraverso le tende pesanti. Era una mattina serena, il cielo limpido e l'aria fresca che prometteva una giornata piacevole. Tuttavia, dentro di lui, il solito peso non era scomparso del tutto. I suoi occhi si spostarono subito sulle fotografie ancora sparse per l'appartamento, quelle immagini che sembravano ancorarlo al passato e alle sue perdite.
Con un respiro profondo, si tirò su dal divano, stiracchiandosi leggermente. Sentiva le membra ancora pesanti, ma qualcosa era cambiato. Il messaggio di Wade gli aveva dato una spinta, una piccola scintilla che lo aveva fatto riflettere. Forse era davvero arrivato il momento di fare pulizia, di liberarsi di quei fantasmi che continuavano a infestare il suo spazio vitale, tenendolo prigioniero in una gabbia di ricordi dolorosi.
Mentre si preparava il caffè, Peter rifletté su ciò che doveva fare. Ogni angolo del suo appartamento sembrava urlare il nome di Gwen, di zia May, di tutte quelle persone che aveva perso. Ogni foto, ogni piccolo oggetto, era una ferita aperta. Forse, se voleva davvero andare avanti, doveva iniziare a liberarsi di quelle tracce. Non per dimenticarle, ma per non lasciare che lo consumassero. Era ora di smettere di vivere nel passato e fare spazio a un nuovo inizio.
Senza pensarci troppo, Peter prese il telefono e, prima ancora di riflettere su cosa stesse per fare, compose il numero di Wade.
La linea squillò solo una volta prima che Wade rispondesse con il suo solito tono irriverente.
"Chi osa disturbare il mio meritato riposo mattutino?" grugnì Wade dall'altro lato della linea. "Sei già pronto a salvare il mondo, Parker? O hai solo bisogno di consigli su quale calzamaglia indossare oggi?"
Peter sorrise, scuotendo la testa. Anche di prima mattina, Wade non poteva fare a meno di essere... Wade.
"Buongiorno anche a te," rispose Peter, il tono leggermente più leggero del solito. "In realtà, volevo chiederti un favore."
Dall'altro lato della linea, Wade rimase stranamente in silenzio per qualche secondo. Poi, con il suo solito sarcasmo, rispose: "Un favore? Wow, Parker, stai diventando sentimentale? Questo mi commuove, davvero. Cosa ti serve? Devo eliminare qualche supercriminale per te o, non so, farti da spalla in una sessione di yoga?"
Peter rise leggermente, e per la prima volta in giorni, il suono non gli sembrò così forzato.
"Niente di così drammatico," disse Peter, cercando di mantenere un tono serio. "Pensavo che... forse... potresti venire a darmi una mano. Ho bisogno di fare un po' di... pulizie."
Wade rimase in silenzio per un attimo, poi il suo tono si fece più morbido, pur mantenendo la sua solita vena sarcastica. "Pulizie di primavera, eh? Mi stai dicendo che finalmente ti sei deciso a togliere quelle foto deprimenti e quei cimeli di dolore e sofferenza? Beh, Parker, sono orgoglioso di te. Considerami già lì."
Peter si sentì sollevato. Sapeva che Wade avrebbe trasformato il tutto in una battuta, ma sotto quella facciata, c'era la certezza che sarebbe stato lì, al suo fianco, a sostenerlo nel modo in cui solo lui sapeva fare.
"Grazie, Wade," disse Peter sinceramente. "Apprezzo davvero il tuo aiuto."
"Dai, non fare così," rispose Wade, "Mi fai sembrare umano. Fammi almeno trovare qualche ragione per romperti le scatole quando arrivo. Prepara le birre e mettiti comodo, ci pensiamo io e le mie mani d'oro."
Peter sorrise e chiuse la chiamata, sentendosi stranamente ottimista. Per quanto potesse sembrare assurdo, Wade riusciva davvero a fargli vedere le cose in una prospettiva diversa, a rendergli sopportabile anche ciò che pensava fosse insormontabile.
Dopo un paio d'ore, Wade arrivò, come sempre in modo teatrale, con una borsa piena di cose che Peter non riuscì subito a capire. Spostando il suo sguardo dalla borsa al volto di Wade, Peter alzò un sopracciglio, sospettoso.
"Non hai mica portato esplosivi, vero?" chiese con un sorriso incerto.
"Esplosivi?" ribatté Wade, fingendosi offeso. "Sono un uomo sofisticato, Parker. Questo qui," disse sollevando un oggetto a forma di anatra in plastica gialla, "è il mio strumento segreto per pulizie estreme. È un'arte, capisci?"
Peter non poté fare a meno di ridere, e così iniziarono.
Passarono le ore tra battute, schiamazzi e conversazioni più profonde di quanto entrambi fossero abituati. Wade riusciva, in qualche modo, a rendere quel processo — che per Peter sarebbe stato doloroso e difficile — quasi leggero. Ogni volta che Peter esitava nel mettere via una fotografia o nel chiudere una scatola, Wade era lì, pronto a distrarlo con una battuta o una provocazione, ma allo stesso tempo a sostenerlo nei momenti più difficili.
"Quindi," disse Wade, mentre sollevava una vecchia foto di Gwen che Peter aveva appena riposto in una scatola, "non è che stai cercando di dimenticare, giusto?"
Peter lo guardò per un attimo, poi scosse la testa. "No, non sto cercando di dimenticare," rispose piano. "Sto cercando di andare avanti. Gwen sarà sempre una parte di me, ma non posso continuare a vivere come se tutto si fosse fermato il giorno in cui se n'è andata. Devo fare spazio per il futuro."
Wade lo guardò per un attimo, poi annuì con un sorriso che per un attimo sembrò quasi serio. "Bel discorso, Parker. Davvero toccante. Ma ora basta con queste smancerie. Passami quel detersivo, dobbiamo fare in modo che questo posto brilli come i miei addominali."
Peter scoppiò a ridere, sentendo finalmente che il peso sul suo petto si stava alleggerendo. Forse non sarebbe stato facile. Forse ci sarebbero stati ancora momenti di tristezza e di rimpianto. Ma ora sapeva che non era solo. E che, con un amico come Wade al suo fianco, poteva affrontare qualsiasi cosa il futuro avesse in serbo per lui.
Quel giorno, Peter fece più di una semplice pulizia del suo appartamento. Fece spazio per un nuovo inizio, per nuove possibilità. E anche se il passato non sarebbe mai scomparso del tutto, almeno ora sapeva che poteva continuare a camminare avanti, con la certezza che qualcuno lo avrebbe sempre preso in giro lungo il cammino.
// e alla fine ho scritto un altro capitolo nonostante gli innumerevoli compiti di fisica. che ci posso fare, Wade e Peter sono più importanti
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Silent Treatment // Spideypool
FanfictionSpiderman x Deadpool Spider-Man ha smesso di parlare da quando Gwen Stacy è morta tra le sue braccia. Nessuna battuta, nessun sorriso, solo silenzio e ombre. La colpa lo tormenta, trascinandolo in un abisso oscuro da cui sembra non voler più uscire...