Capitolo 35

35 5 3
                                    

Peter era appollaiato sul tetto di un edificio a due piani che sovrastava la 27th Avenue, una strada scarsamente illuminata e quasi deserta a quell'ora della notte. Aveva raggiunto la sua postazione alle 12:00 in punto, proprio come previsto. Il vento notturno sferzava leggero tra i palazzi, portando con sé un gelo che penetrava sotto il tessuto del suo costume.
Ma Peter non ci faceva caso. La sua mente era troppo occupata per notare quel freddo tagliente, troppo affollata da pensieri che lo distraevano dal mantenere la calma necessaria per la missione.
Le sue mani, coperte dai guanti rossi e blu, tremavano leggermente. Non era il primo assalto che pianificava, e non era nemmeno il primo che affrontava da solo.

Ma questa volta era diverso.
Questa volta Wade sarebbe dovuto essere lì.

Il pensiero di doverlo affrontare senza di lui gli faceva stringere la mascella in un gesto di frustrazione silenziosa. Gli schemi d'attacco gli passavano davanti agli occhi come immagini sfocate, ma non riusciva a concentrarsi.

Ogni volta che ci provava, il viso di Wade riemergeva nella sua mente, il suono delle sue risate, il suo modo caotico e strano di farlo sentire al sicuro, anche nel bel mezzo del caos.

Dov'era?

Guardò l'orologio del suo cellulare per l'ennesima volta: erano le 12:30. Il camion di Fenris sarebbe passato esattamente alle 12:38. Mancavano otto minuti, ma a Peter sembrava un'eternità.
Ogni secondo era un colpo pesante che si faceva sentire più forte nel suo petto.
Il pensiero di Wade lo stava lentamente consumando. Aveva provato a non pensarci, a concentrarsi esclusivamente sulla missione, ma era del tutto inutile. Il silenzio che aveva ricevuto dopo il messaggio era diventato una ferita che sanguinava incessantemente.

Si passò una mano sui capelli spettinati sotto la maschera, sentendo l'ansia montare sempre più forte. Ogni fibra del suo essere urlava per l'incertezza, per il vuoto lasciato dall'assenza di Wade.

Peter aveva cercato di dargli spazio, di rispettare il suo bisogno di allontanarsi dopo quello che era successo, ma adesso il silenzio si stava trasformando in un peso insostenibile. Cosa stava succedendo tra loro?

Ogni istante che passava senza Wade accanto a lui lo faceva sentire più solo, come se qualcosa di essenziale gli fosse stato strappato via.

Non posso fumare... Peter si ripeté, ma l'ansia era così forte, così opprimente che non trovava altra via di fuga. Era stato determinato a smettere, lo aveva promesso a sé stesso quando era tornato dalla sua ultima vacanza con Wade, cercando di rimettere insieme i pezzi della sua vita che si erano frantumati durante mesi di stress e senso di colpa che avevano seguito la morte di Gwen.
Ma ora, mentre la missione incombeva, ogni pensiero si contorceva in spirali d'ansia che non riusciva a placare.

Con un sospiro pesante, estrasse un pacchetto di sigarette dalla tasca del suo zaino, accendendone una e inalando profondamente. Il fumo scivolò giù nei suoi polmoni, e per un breve istante riuscì a calmarsi. Lasciò che l'ansia si distendesse, che quel senso di smarrimento si attenuasse leggermente, anche se sapeva che era solo temporaneo.

Era come mettere un cerotto su una ferita troppo profonda per guarire.
Guardò l'orologio di nuovo. Le lancette sembravano muoversi più velocemente adesso, e Peter si sentiva come se stesse perdendo tempo prezioso.

Mancavano solo cinque minuti e Wade non si era ancora fatto vedere. Una parte di lui sperava disperatamente che Wade apparisse all'ultimo momento, con il suo solito sorrisetto sfrontato e un'ironia pronta per ogni occasione. Ma l'altra parte, quella più realista e razionale, sapeva che non sarebbe arrivato. Wade non rispondeva ai suoi messaggi, non c'era stato alcun segno da parte sua.

Forse non sarebbe venuto affatto.

Questa consapevolezza lo colpì come un pugno nello stomaco. Senti un vuoto aprirsi dentro di lui, come se qualcosa che lo sosteneva fosse crollato all'improvviso. Non avrebbe dovuto sorprenderlo; Wade era sempre stato imprevedibile. Eppure, Peter aveva sperato che almeno per questa volta, per una volta soltanto, Wade sarebbe stato lì con lui, al suo fianco.

Mentre cercava di mantenere la calma, un rumore in lontananza attirò la sua attenzione. In fondo alla strada, Peter notò i fari di un grosso camion bianco che si avvicinava lentamente, proprio come avevano previsto. Il cuore gli accelerò immediatamente. Era arrivato il momento.

Peter si accovacciò sul bordo del tetto, stringendo i pugni mentre cercava di concentrarsi. Sentiva i muscoli tesi, pronti all'azione, e la sua mente cercava disperatamente di scacciare via i pensieri su Wade.
Doveva focalizzarsi sul presente, doveva fare il suo lavoro.

Il camion si avvicinava sempre di più, inghiottendo la distanza con un'andatura calma e sicura. Fenris aveva scelto il momento perfetto per muoversi: notte fonda, strade quasi deserte, nessuna pattuglia visibile. Era chiaro che contavano sull'oscurità e sulla discrezione per evitare di essere intercettati, ma Peter non avrebbe lasciato che il loro piano andasse a buon fine.

Era il momento di agire.

Strinse i denti, buttò la sigaretta a terra e la spense sotto la suola della scarpa, poi si preparò.
Le sue mani afferrarono i bordi del tetto mentre si sporgeva, gli occhi fissi sul camion che si avvicinava, cercando di capire la velocità e il tempo perfetto per intervenire. Il suo corpo era pronto, i sensi affinati dall'adrenalina che cominciava a scorrere nelle sue vene.

Ma dentro di sé, Peter sentiva ancora quella punta di delusione. Wade non sarebbe arrivato. Avrebbe dovuto farcela da solo.

Il camion si fermò davanti a un vecchio magazzino abbandonato, proprio come previsto. Alcuni uomini scesero dal veicolo, guardandosi attorno con circospezione. Peter scattò in azione, lanciandosi dal tetto con un aggraziato movimento e attaccandosi a un lampione prima di atterrare silenziosamente sul pavimento di cemento a pochi metri di distanza.
L'elemento sorpresa era il suo migliore alleato.

Si mosse velocemente, come un'ombra tra le ombre, scagliando ragnatele verso i piedi dei due uomini più vicini e tirandoli a terra con un movimento brusco. I loro corpi impattarono sul cemento con un suono sordo, incapaci di reagire in tempo. Peter li legò rapidamente prima che potessero anche solo rendersi conto di cosa stesse succedendo.
Per un attimo pensò che potesse davvero farcela da solo.

L'illusione però durò poco.

Mentre si voltava per affrontare il resto degli uomini, un colpo improvviso lo colpì al fianco, facendolo vacillare. Fenris aveva portato rinforzi.

Molti più di quanto avesse previsto. Dal camion e dalle stradine adiacenti cominciarono ad emergere uomini armati, con sguardi determinati e brutali. Peter li contò velocemente: erano almeno venti, forse di più. Non c'era tempo per fermarsi a riflettere. Doveva continuare a muoversi, a combattere.

Le ragnatele volarono rapide, bloccando alcuni degli aggressori e intralciando le loro armi, ma i numeri erano contro di lui. Ogni volta che riusciva a stendere uno degli uomini, ne appariva un altro.
Sentiva la pressione montare, la stanchezza che cominciava a insinuarsi nei suoi muscoli mentre il combattimento si prolungava. Doveva resistere.

Ma mentre si spostava agilmente per evitare un altro attacco, una figura comparve dietro di lui, muovendosi silenziosamente nell'ombra. Peter,
concentrato sugli uomini davanti a sé, non si accorse del pericolo imminente finché non fu troppo tardi. Un proiettile stava per raggiungerlo alle spalle, e Peter sentì l'istante gelido in cui il tempo sembrava fermarsi. Era finita.

Ma l'impatto non arrivò mai. Invece, ci fu un suono diverso, uno sfrigolio metallico, seguito da un grugnito familiare.

Wade.

Peter si voltò di scatto, il cuore in gola, e lo vide.

Wade era lì, proprio davanti a lui, con la sua solita maschera rossa e nera.
Era apparso nel momento esatto in cui Peter aveva bisogno di lui, come sempre, e aveva preso il colpo destinato a Parker senza esitazione. Il proiettile aveva colpito Wade in pieno petto, ma il suo corpo già cominciava a rigenerarsi.

"Sei proprio un disastro, Spidey," mormorò Wade, la sua voce un po' fioca ma comunque piena di quella solita ironia.
Peter lo fissò per un attimo, il cuore che batteva all'impazzata. Era lì.
Nonostante tutto, Wade era tornato per lui.

Silent Treatment // SpideypoolDove le storie prendono vita. Scoprilo ora