La luce del mattino filtrava attraverso le tende sottili, proiettando un morbido bagliore dorato su ogni superficie della stanza. Peter si stiracchiò pigramente, cercando di scacciare il torpore del sonno che ancora gli offuscava la mente. Nonostante la dolcezza del risveglio, per un breve momento si sentì disorientato. Quel calore accanto a lui non faceva parte della sua solita routine. Aprì gli occhi lentamente, realizzando che non era solo nel letto.
Wade era lì, sdraiato accanto a lui, ancora mezzo addormentato. I capelli di Wade erano spettinati in modo disordinato e attraente, il viso segnato da una leggera ombra di barba. Peter si trovò a sorridere, colto da una dolcezza che non si aspettava. C'era qualcosa di surreale nel vederlo così vulnerabile e, per una volta, in pace. Wade, l'uomo che di solito viveva nel caos, sembrava finalmente trovarsi in un momento di calma.
Peter si girò sul fianco, accoccolandosi contro Wade, e sentì il suo corpo rispondere naturalmente, avvolgendosi attorno a lui come per cercare maggiore contatto. Nonostante tutto, Wade non si svegliava. Peter si prese un momento per osservare i lineamenti dell'uomo accanto a lui, dettagli che raramente aveva il tempo di notare. Le cicatrici sul suo volto, dure e inconfondibili, raccontavano una storia di sofferenza, ma in quel momento sembravano solo un ricordo lontano. Wade aveva il viso rilassato, e il suo respiro lento e profondo indicava che stava ancora dormendo profondamente.
Peter sorrise tra sé. C'era qualcosa di tenero nel vederlo così. Un lato di Wade che non era abituato a conoscere, un lato che probabilmente lo stesso Wade non mostrava a nessuno.
Non volendo svegliarlo, Peter rimase immobile, lasciando che il momento si prolungasse. La sua mente si ritrovò a vagare verso la notte precedente. C'era stato così tanto non detto, ma allo stesso tempo, le parole sembravano superflue. Era stato uno di quei rari momenti in cui il linguaggio del corpo aveva parlato più forte di qualsiasi discorso. Il calore dei loro corpi intrecciati, il desiderio, il bisogno... tutto era stato detto attraverso i loro gesti, i loro baci, le mani che si cercavano nell'oscurità.
Peter si perse in quei ricordi per qualche minuto, rivivendo la sensazione delle mani di Wade sulla sua pelle, i loro corpi che si muovevano in sincronia, l'intensità con cui si erano presi e dati l'un l'altro. Ma più di tutto, si ricordava della sensazione di sicurezza che lo aveva avvolto, quella strana convinzione che, almeno per un attimo, tutto sarebbe andato bene.
Un movimento accanto a lui lo riportò al presente. Wade si era girato leggermente, gli occhi semiaperti e ancora assonnati. La bocca accennava a un sorriso pigro mentre Wade lo guardava con quell'ironia dolce che lo caratterizzava.
"Mi stavi fissando, Spidey? Non che ti biasimi, sono un bel vedere anche appena sveglio," disse Wade con una voce roca e impastata dal sonno, ma con quel tono divertito che Peter aveva imparato a conoscere fin troppo bene.
Peter ridacchiò, nascondendo il viso contro il cuscino. "Forse... forse stavo solo cercando di capire come fai a sembrare così... tranquillo."
Wade allungò una mano verso di lui, tracciando un leggero cerchio sul petto di Peter. "Ah, è un talento che si sviluppa con anni di caos. Alla fine, impari a trovare la calma anche nei momenti più assurdi. Specialmente se hai qualcuno carino accanto a te."
Peter sorrise, accogliendo quel complimento in modo inaspettato. C'era qualcosa di genuino nelle parole di Wade, qualcosa che Peter sentiva scivolare oltre la solita facciata di sarcasmo.
Per qualche minuto, rimasero semplicemente lì, accoccolati l'uno contro l'altro. Non c'era bisogno di dire altro. La connessione che avevano trovato la notte precedente continuava a fluire tra loro, tranquilla e rassicurante. Nessuno dei due sembrava aver fretta di alzarsi o di affrontare la realtà esterna.
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Silent Treatment // Spideypool
FanficSpiderman x Deadpool Spider-Man ha smesso di parlare da quando Gwen Stacy è morta tra le sue braccia. Nessuna battuta, nessun sorriso, solo silenzio e ombre. La colpa lo tormenta, trascinandolo in un abisso oscuro da cui sembra non voler più uscire...