Capitolo 13

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La strada davanti a loro si allungava come una linea infinita, fiancheggiata da alberi e cespugli che si perdevano nel paesaggio. Il sole era salito più in alto nel cielo, gettando una luce dorata sui campi circostanti. L'aria all'interno dell'auto era pesante, intrisa del silenzio che si era ormai stabilito tra Wade e Peter. Non era il tipo di silenzio che creava disagio, ma qualcosa di più... naturale, quasi come se entrambi avessero accettato che, almeno per quel momento, non c'era bisogno di parole.

Wade aveva ripreso a guidare, con il gomito appoggiato al finestrino aperto, tamburellando leggermente le dita sul volante a ritmo di una canzone che aveva nella testa. Ogni tanto lanciava rapide occhiate a Peter, ancora preoccupato, ma cercava di mantenere la calma. Dopo l'attacco di panico della notte precedente, Peter sembrava essersi chiuso ancora di più in se stesso. Anche se Wade aveva fatto del suo meglio per offrirgli supporto, sapeva che non poteva forzarlo. Tutto doveva avvenire ai tempi di Peter.

Dopo ore passate a seguire la strada dritta e monotona, Peter si mosse improvvisamente, facendo un piccolo movimento che attirò l'attenzione di Wade. Senza dire una parola, Peter allungò la mano verso il finestrino e lo abbassò lentamente. L'aria fresca e frizzante dell'esterno invase l'abitacolo, solleticando la pelle e rompendo la stasi che si era creata.

Wade lo osservò con la coda dell'occhio, cercando di non fare nulla che potesse interrompere quel momento. Vide Peter frugare nella tasca della sua felpa e tirare fuori un pacchetto di sigarette accartocciato. Wade rimase sorpreso — non lo aveva mai visto fumare prima — ma mantenne il silenzio, lasciando che Peter facesse ciò che sentiva di dover fare.

Peter prese una sigaretta dal pacchetto con gesti lenti e misurati, quasi meccanici. La infilò tra le labbra e, con un accendino consumato dal tempo, accese la sigaretta con un piccolo scatto. Inspirò profondamente, lasciando che il fumo riempisse i polmoni prima di soffiarlo fuori, verso l'esterno, in una lunga nuvola bianca che si disperse rapidamente nel vento.

Wade lo osservò senza parlare, una strana sensazione gli si annidò nello stomaco. Non era rabbia o fastidio, più che altro una preoccupazione latente, nascosta dietro al solito velo di ironia e sarcasmo che gli faceva da scudo. Fumare non era certo la cosa peggiore che Wade avesse visto, anzi, era stato colpevole di ben peggio. Ma vederlo fare da Peter... sembrava quasi un simbolo del suo stato mentale, come se stesse cercando disperatamente di trovare un modo per gestire tutto ciò che lo stava divorando dall'interno.

"Non sapevo che fumassi," disse Wade alla fine, rompendo il silenzio con un tono che cercava di non sembrare troppo invasivo.

Peter espirò un'altra boccata di fumo, gli occhi persi nel vuoto. Non rispose, come Wade si aspettava. Lo sguardo di Peter era fisso sull'orizzonte, come se cercasse di sfuggire a qualcosa che nemmeno lui sapeva definire. La sua mano che reggeva la sigaretta tremava leggermente, un dettaglio che Wade non poté ignorare.

Dopo un momento di esitazione, Wade decise di non insistere. Se Peter aveva bisogno di questo, se era un piccolo passo per aiutarsi a gestire il caos che lo stava consumando, allora andava bene. Wade era disposto a fare qualsiasi cosa pur di dargli lo spazio di cui aveva bisogno. In fondo, sapeva meglio di chiunque altro che ognuno aveva i propri metodi per affrontare il dolore, anche se a volte non erano esattamente quelli giusti.

La macchina continuava a scivolare sulla strada, mentre Peter tirava un'altra boccata di fumo, rilasciandola lentamente. Wade si accorse che il respiro di Peter sembrava essere diventato leggermente più regolare, come se quel gesto automatico — inspirare, espirare — gli stesse dando una sorta di controllo, anche solo momentaneo, su qualcosa che si sentiva completamente fuori dalle sue mani.

Wade si morse l'interno della guancia, riflettendo su cosa dire o fare dopo. Non voleva forzare Peter, ma allo stesso tempo sentiva che doveva trovare un modo per fargli capire che non era solo. Alla fine, decise di tornare a qualcosa di più familiare: la leggerezza.

"Se hai intenzione di continuare così, almeno dovresti condividere," disse con un sorriso sghembo, facendo cenno alla sigaretta di Peter. "Non che mi importi, eh... ma sai, regola del carpooling. Condivisione è la chiave."

Peter girò leggermente la testa verso di lui, gli occhi vuoti, ma ci fu un piccolo movimento, una frazione di cambiamento nell'espressione del viso. Wade non poteva dire se fosse stato un segno di divertimento o semplice esasperazione, ma per lui contava come una vittoria. Anche il più piccolo segnale di vita era qualcosa su cui poteva aggrapparsi.

"D'accordo, d'accordo," continuò Wade, alzando le mani come in segno di resa, anche se il suo tono era ancora leggero. "Ti lascio le sigarette. Ma almeno lascia che io gestisca il cibo. Lo so, non è esattamente l'equilibrio perfetto tra danni alla salute e sopravvivenza, ma hey, non possiamo tutti essere supereroi tutto il tempo."

Peter prese un'altra boccata dalla sigaretta e, per un attimo, Wade vide qualcosa di diverso nei suoi occhi. Non era ancora pronto a parlare, ma il fumo sembrava averlo tirato fuori, anche solo leggermente, da quel pozzo oscuro in cui era precipitato.

Dopo qualche minuto di silenzio, Wade si fermò di nuovo su un lato della strada, questa volta vicino a una piccola area di sosta con una panchina e un panorama mozzafiato di una valle sottostante. Peter non fece commenti, ma Wade uscì dalla macchina e si diresse verso il bagagliaio per prendere qualcosa da mangiare. Quando tornò, Peter era ancora seduto, la sigaretta quasi finita, lo sguardo perso nell'orizzonte, ma almeno non sembrava più così lontano come prima.

Wade si sedette sulla panchina, distendendo le gambe e aprendo una confezione di sandwich che aveva preparato a casa. Non disse nulla, ma mantenne lo sguardo su Peter, attento a ogni piccolo segnale.

"Dico sul serio, però," disse Wade, rompendo di nuovo il silenzio. "Non devi fare nulla che non vuoi fare. Ma sappi che sono qui. Se vuoi fumare, fumiamo. Se vuoi stare zitto, stiamo zitti. Se vuoi andare a fare una gara di go-kart, mi metto il casco e sono pronto a vincere." Fece una pausa, un sorriso sottile sulle labbra. "Ma... se ti serve qualcuno che si faccia male al posto tuo, sai che sono l'uomo giusto per il lavoro."

Peter espirò lentamente l'ultima boccata di fumo e gettò la sigaretta fuori dal finestrino. Rimase lì per un momento, fissando il panorama, come se stesse cercando di raccogliere i pezzi di qualcosa che non poteva più ricomporre. Poi si voltò appena, uno sguardo stanco ma più presente di quanto fosse stato finora, incontrando gli occhi di Wade per un istante.

Wade sorrise di nuovo, questa volta con più calore, lasciando che il silenzio tornasse a cadere tra di loro, ma questa volta in modo più sereno. Forse Peter non era ancora pronto a parlare. Forse non lo sarebbe stato per un po'. Ma c'era qualcosa di confortante in quel momento, qualcosa che diceva a Wade che, per quanto piccolo, un passo avanti era stato fatto.

Silent Treatment // SpideypoolDove le storie prendono vita. Scoprilo ora