cap. 25

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Il sonno di Athena fu spezzettato e tormentato da una sequenza di sogni confusi. Immagini e ricordi si mescolarono con frammenti di conversazioni mai avute, volti sfumati e sensazioni così intense da sembrare reali. Sognò di camminare in un lungo corridoio buio, sentendo delle voci in lontananza. Ogni passo la faceva sentire più pesante, come se un'ombra si addensasse intorno a lei. Poi apparvero Matias ed Elijah, uno di fronte all'altro, e lei al centro, incapace di muoversi o di parlare. Sentiva di dover scegliere, ma prima che potesse fare qualcosa, i due volti si dissolsero nel nulla, lasciandola sola.

Quando finalmente aprì gli occhi, il sole era già alto e la luce filtrava dalle tende della camera. Si sentiva esausta, come se non avesse dormito affatto. Sbadigliò e si alzò dal letto con fatica, trascinandosi fino al bagno. L'immagine che le restituiva lo specchio era quella di una ragazza con gli occhi cerchiati e lo sguardo perso.

Si concesse una doccia veloce, sperando che l'acqua potesse in qualche modo scacciare la pesantezza della notte appena trascorsa. Una volta pronta, scese in cucina per fare colazione. Trovò un biglietto sul tavolo: "Sono dovuto uscire presto per lavoro. Stai bene? Papà." Athena sorrise debolmente e ripose il foglietto in una tasca.

Preparò del tè, una tazza fumante che portò con sé mentre si avvicinava alla finestra. Il mare era calmo, le onde s'infrangevano sulla riva con una dolcezza che sembrava quasi volerla cullare. Osservò la distesa blu per qualche minuto, lasciando che lo sguardo vagasse senza meta.

Ma non riusciva a staccare la mente da ciò che era successo la sera prima. Rivide nella memoria ogni dettaglio: il modo in cui Elijah le aveva passato la sigaretta, quel momento di silenzio condiviso tra loro due alla stazione, e il sorriso appena accennato che le aveva rivolto mentre le accendeva la sigaretta. Si chiese se anche lui stesse pensando a lei, se quella sera fosse stata importante anche per lui o se fosse stata solo una delle tante.

Scosse la testa, cercando di scacciare quei pensieri. Perché continuo a pensarci così tanto? si domandò, portandosi la tazza alle labbra. Forse era il mistero che lui rappresentava, o forse erano le sue parole e i suoi gesti, così criptici e allo stesso tempo rivelatori, a tenerla legata.

Eppure, c'era anche dell'altro. Non poteva negare che quella sera si fosse sentita incredibilmente viva. Ogni cosa sembrava più intensa, ogni sguardo, ogni silenzio. Quella tensione che percepiva quando era con lui non era sgradevole, anzi, la faceva sentire quasi... elettrizzata.

Ripensò alla sensazione di vuoto che l'aveva colta quando si era chiusa la porta di casa alle spalle, lasciando Matias sul pianerottolo. Eppure, nonostante quel senso di colpa e quella tristezza, adesso il pensiero tornava sempre lì: a Elijah.

Lo rivedrò oggi? La domanda si insinuò nella sua mente senza che lei se ne rendesse conto. Quasi sobbalzò, sorpresa da se stessa. Perché quella speranza? Che cosa voleva davvero da lui?

Il pensiero la fece arrossire leggermente. Si girò e lasciò la tazza vuota sul lavandino, cercando di distrarsi. Devo concentrarmi sul lavoro, si disse. Ma anche mentre indossava la giacca e preparava la borsa, il desiderio di rivederlo non la abbandonava.

"Quando ricomincia la scuola?" mormorò a voce alta. Non ci aveva mai pensato troppo prima d'ora, ma adesso si ritrovava a desiderare che quel giorno arrivasse il prima possibile.

Magari lo vedrò oggi in città, pensò con una punta di ansia mista a eccitazione. Forse è lì, che passeggia, o al parco con Lux e Millie...

Poi si fermò e scosse la testa. Devo smetterla. Non poteva continuare così, a lasciarsi travolgere da questi pensieri. Non era logico, non aveva senso. Eppure, per quanto provasse a ignorarli, tornavano sempre più insistenti, spingendola a voler sapere di più, a volerlo vedere di nuovo.

Sweeter Innocence - Non C'è Innocenza Più Dolce Dei Nostri Gentili PeccatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora