cap. 21

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Il giorno dopo, Athena si svegliò con un malessere sordo che le avvolgeva la testa. Si sentiva stanca, spossata, e con una vaga nausea che le faceva rimpiangere ogni tiro di canna della sera precedente. "Non avrei dovuto fumare" pensò, rimproverandosi mentalmente mentre si alzava dal letto con una lentezza esasperante. Si preparò per andare al lavoro, ma lo fece controvoglia, con movimenti automatici e senza la solita energia che la caratterizzava.

Uscì di casa e si diresse alla fermata del bus, le cuffie nelle orecchie per cercare di distrarsi con un po' di musica. Una volta sul bus, crollò in un sonno leggero ma agitato, svegliandosi di tanto in tanto a causa delle fermate e dei sobbalzi del mezzo. Quando finalmente arrivò in centro, scese dal bus con passi lenti, trascinandosi fino al bar.

Athena varcò la soglia del locale, il corpo ancora mezzo addormentata, salutando Alexander con un gesto distratto, senza nemmeno alzare lo sguardo. Alexander, seduto dietro il bancone, la osservò per qualche secondo con un sorriso divertito. "Tutto bene?" le chiese con tono complice, intuendo al volo la situazione.

Athena sospirò, passandosi una mano tra i capelli e sedendosi su uno sgabello. "Serata pesante" mormorò stancamente. "Non avrei dovuto fumare ieri sera..."

Alexander rise piano, scuotendo la testa. "Te lo leggo in faccia, quante canne ti sei fatta per stare così?" disse, già avviandosi verso la macchina del caffè. "Aspetta qui, ho la soluzione perfetta per te."

In pochi minuti, le porse un caffè nero fumante. Athena lo prese con gratitudine, bevendolo piano, sentendo il calore risvegliarle lentamente i sensi. "Grazie" mormorò dopo qualche sorso, iniziando a sentirsi un po' più viva. "Mi ci voleva proprio."

Alexander sorrise. "Non c'è di che. La prossima volta, magari vacci piano" scherzò, dandole una pacca sulla spalla.

Athena sorrise debolmente, alzandosi dallo sgabello e dirigendosi verso il retro per sistemarsi. Pochi minuti dopo, si mise dietro al bancone, pronta per iniziare il turno. Nonostante la lentezza iniziale, grazie al caffè e al supporto silenzioso di Alexander, riuscì pian piano a risollevarsi. Con il passare delle ore, la stanchezza si dissipava, e Athena si sentiva sempre più operativa, tornando la ragazza sorridente e sveglia di sempre.

Quella giornata, pur iniziata con difficoltà, le insegnò una lezione: divertirsi va bene, ma prendersi cura di sé era altrettanto importante, specialmente quando si aveva una responsabilità come il lavoro da affrontare ogni mattina.

La giornata di lavoro scorreva tranquillamente, con il bar avvolto in un'atmosfera di pacata routine. Athena, con i pensieri persi nel pulire la macchina del caffè, quasi non si accorse della leggera calura estiva che filtrava dalla porta aperta. Alexander, intento a passare lo straccio sul pavimento, si muoveva con gesti automatici e concentrati, mantenendo il locale in perfetto ordine.

Improvvisamente, il suono familiare della campanellina della porta spezzò la quiete. Athena non vi fece caso, troppo assorta nei propri pensieri. Alexander alzò lo sguardo e, con il suo solito tono cordiale, salutò l'avventore che era appena entrato.

"Buongiorno! Cosa posso prepararti oggi?" chiese Alexander con un sorriso.

"Un caffè. Grazie."
La risposta del cliente fu semplice, Athena non diede troppo peso alla conversazione, finché un suono familiare non raggiunse la sua mente. La voce del ragazzo le suonava conosciuta, una di quelle che ti restano impresse. Fece una pausa con la pezza in mano e, quasi senza volerlo, si voltò verso il bancone.

Era Elijah.

Il cuore le saltò un battito. Il suo portamento composto, i lunghi capelli che gli ricadevano sulle spalle, e quegli occhi gelidi capaci di fare rabbrividire anche un cadavere.

Sweeter Innocence - Non C'è Innocenza Più Dolce Dei Nostri Gentili PeccatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora