Prologo

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La brezza fresca di montagna pizzicava i visi delle due anziane mentre i vapori profumati del tè alle rose riempivano l'aria.

Erano sedute una di fronte all'altra e la tensione scorreva fluida in una battaglia silenziosa.

−Sai cosa mi stai chiedendo?

−Se non fosse estremamente necessario non te lo avrei nemmeno chiesto, Davida.

Davida aveva dei corti capelli argentei tendenti al bianco, gli occhi di un azzurro chiarissimo gelavano la vecchia conoscenza di fronte a lei.

−Hai già avuto una mia risposta e non ho intenzione di cambiarla, Riane. Mio marito e la mia famiglia non sarebbero d'accordo.

Riane sorrise tristemente, ricordava il marito della vecchia amica, Conrad, e non aveva nessuna intenzione di incontrarlo.

−Sinceramente non capisco ancora perché tu ti sia sposata con quello. Non c'entra nulla col nostro mondo.

La grigia sbatté in malo modo la tazza in porcellana decorata sul tavolo, indispettita.

−Non ti permetto di parlare in questo modo di mio marito. Sei venuta qui per chiedere il mio aiuto, porta rispetto.

Riane si scostò i lunghi capelli nivei dal collo, sospirò per poi alzare i magnetici occhi grigi in quelli chiari della donna di fronte a lei.

−Non lo sto chiedendo a te, lo chiedo a tua nipote.

Lo sguardo di ghiaccio di Davida si assottigliò, inspirò ed espirò lentamente evitando così di urlarle contro.

−La ragazza non c'entra nulla col tuo mondo.

La donna scoppiò a ridere, come se le parole appena pronunciate fossero un'allegra barzelletta.

−Vuoi davvero farmi credere che non ne fa parte? È un piccolo paese questo, ho sentito cosa dice la gente di lei.

Abbassò lo sguardo per non mostrare il suo vacillamento.

Era vero. In quel piccolo paese del Trentino tutti conoscevano sua nipote, Elise, e come in ogni piccolo paese alla gente non sfuggiva nulla. Men che meno gli strambi comportamenti della ragazza.

−Sei venuta qui a chiedere il suo aiuto, ma ti conosco e so che hai un secondo fine. Non ti permetto di portarmi via mia nipote solo perché tu non hai voluto avere un figlio.

Sapeva di averla ferita.

Sapeva perfettamente che non era stata una sua scelta, ma avrebbe fatto qualsiasi cosa per difendere la sua famiglia.

−Vuoi che ti porti rispetto, ma non sei nemmeno in grado di difenderti senza ferire gli altri. In questo non sei cambiata affatto.

−Non conosce nemmeno la lingua, come potrebbe vivere in un luogo di cui non conosce praticamente nulla?!

L'amica rise ancora.

−Sappiamo entrambe che adori troppo le tue origini per non averle fatto studiare la tua lingua madre. Inoltre, al hotel ho conosciuto una deliziosa coppia che mi ha vistosamente informato di quanto sia stata gentile Elise ad aiutarli con dei clienti piuttosto difficili, il tutto parlando un perfetto inglese.

I profondi occhi grigi puntati su di lei, così simili a quelli della nipote, brillavano di una strana luce che le fece tremare le mani.

−Ascoltami per una volta, Davida. Ci conosciamo da cinquantacinque anni ormai e, anche se abbiamo preso strade diverse, ti ritengo ancora una delle mie più care amiche. Sono vecchia, non sono più forte come un tempo. Ho bisogno di aiuto. Abbiamo bisogno di aiuto.

−Per cosa? Per farla accoppiare con uno di quei mostri e sperare in qualcosa di impossibile?

Improvvisamente il vento si alzò, facendo sbattere con forza la porta finestra.

−Ora stai offendendo la mia di famiglia.

La grigia scosse il capo, stringendo il labbro inferiore tra i denti.

−Stai negando l'evidenza usando scuse banali, sai che non funziona in quel modo e sai meglio di me che la ragazza è nata per quel mondo. Lo sappiamo entrambe e se mi permetterai di parlarle, di farla venire con me a Skye, potrebbe riuscire dove tutte noi abbiamo fallito.

−Mio marito e mio figlio non saranno mai d'accordo. Io stessa sono in dubbio su questo, non voglio che si trovi intrappolata in una qualche relazione senza uscita.

Poteva capire la paura di Davida, la sua gente era diversa, più intensa rispetto a quella normale e dopo quello che le era accaduto non poteva biasimarla.

Ma non poteva fare di tutta l'erba un fascio.

I tempi erano cambiati, così come le persone.

−So che hai sofferto. Ero con te quando è accaduto, ma non fare l'errore più grande della tua vita. Non negarle anche questo, permettimi di parlare con lei.

L'anziana inspirò, attese alcuni secondi per raggruppare i pensieri e poi, con rassegnazione, chinò il capo.

−È stata cresciuta all'oscuro di tutto questo. Ti lascerò parlare con lei, ma ad una condizione.

L'amica annuì determinata.

−Qualsiasi cosa.

Davida sospirò ancora e alzò lo sguardo in quello di Riane.

−Se la sua risposta sarà 'no', te ne andrai. Prenderai il primo aereo e non tornerai più. Lasciandoci in pace.

La vide annuire portandosi la tazza decorata alle labbra.

−Accetto.

-Spazio Autrice-

Come promesso, ecco il prologo!

Cosa ne pensate?
So che non è molto chiaro, ma è solo il prologo, la storia vera e propria inizierà dal prossimo capitolo. :)

Fatemi sapere, commentate e stellinate come matte/i!

*Curiosità*

Elise per tre quarti è italiana, ma abitando in una zona che ha avuto una forte influenza teutonica, ha un nome di origine tedesca, così come il nonno.
Profilo instagram della serie: elsyll_

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