Epilogo

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3 anni dopo.


−Fenris! Ti sei ricordato i bicchieri di plastica?

Sorrise sornione nel vedere sua moglie uscire dalla cucina del Gil's. Con le mani sui fianchi e una guancia sporca di farina lo studiò attenta con quei suoi occhi metallici per poi sospirare.

−Te ne sei dimenticato, vero? È il dodicesimo compleanno di tuo fratello!

Ridacchiò fra sé. Dopo quasi quattro anni, farla ammattire era ancora il suo passatempo preferito. Appoggiò sul bancone i vari festoni per estrarre dalla borsa di plastica i bicchieri rossi.

−Visto? Non me ne sono dimenticato. Rilassati Heks. Andrà tutto alla grande!

Dopo l'accaduto di quella famosa sera, Neall aveva mandato al diavolo ogni cosa e si era trasferito. Elise aveva provato a convincerlo a rimanere e a spiegargli la situazione, ma non c'era stato verso. Così, quando lui aveva deciso di mettere il Gil's in vendita ad un prezzo stracciato pur di scappare il più in fretta possibile, la vilia aveva colto l'occasione al volo e aveva comprato il locale con l'aiuto di Fenris.

Come le aveva promesso aveva atteso diverso tempo prima di chiederle di andare a vivere con lui; a dir la verità non aveva avuto neanche bisogno di chiederlo. Dopo sei mesi di assidui appuntamenti, maratone di film sdolcinati e notti passate a casa di uno o dell'altra, un giorno Elise si era fatta trovare sul suo divano intenta a guardare una partita di calcio mangiando cibo cinese. Le valigie e tutti i suoi averi racchiusi in quattro scatole erano stati depositati lì accanto.

Faticava ancora a contenere la gioia ripensando a quel giorno. Così come quando ripensava alla sua proposta di matrimonio e alla sua risposta positiva. Ricordò il mezzo infarto che gli era preso quando gli era scoppiata a ridere in faccia. Aveva creduto che forse non era stato molto saggio seguire l'istinto e chiederglielo con un anello di cipolla fritto, ma quando aveva smesso di ridere e si era chinata ad addentarlo, si era ricreduto. Gli aveva sorriso e come era sua abitudine fare, gli aveva risposto con le emozioni, travolgendolo con la sua felicità e il suo amore per poi rispondergli con un occhiolino ed un 'Certo che ti sposo, super fusto!'.

La osservò soffiare via una ciocca di capelli dal viso. Automaticamente si avvicinò con poche falcate e gliela scostò, facendola finire dietro l'orecchio. Solleticandole la pelle, le posò una mano sulla guancia sollevandole il viso.

−Sei andata dalla dottoressa questa mattina. Cosa ti ha detto?

Heks alzò le spalle, ma nei suoi occhi poteva scorgervi un lampo di delusione e tristezza.

−Non ha trovato nulla di strano. Le ho chiesto se fosse dovuto al mio essere vilia, ma lei l'ha escluso categoricamente.

Guardandola dolcemente, la strinse tra le braccia accarezzandole il capo e la schiena. L'anno prima aveva avuto un aborto spontaneo alla terza settimana. Non si erano nemmeno accorti che fosse rimasta incinta. La perdita del bambino li aveva sconvolti, ma su di lei aveva avuto conseguente devastanti finendo per distruggerla emotivamente. In quei mesi bui aveva fatto tutto il possibile per aiutarla. A volte era stato piuttosto difficile: rifiutava di parlargli, rifiutava di mangiare, rifiutava persino di alzarsi dal letto delle volte. Altre non sopportava nemmeno la sua presenza. Aveva rischiato di impazzire lui stesso, ma le era comunque rimasto accanto e grazie all'aiuto di tutta la comunità avevano finito col farla uscire di nuovo dal guscio e dopo alcuni mesi, con molta dolcezza e più pazienza di quella che aveva mai avuto in quell'ultimo periodo, era riuscito a convincerla a riprovarci. Ma era più difficile del previsto. Secondo la dottoressa il suo utero era in perfetta forma e anche lui godeva di ottima salute, eppure non riuscivano ad avere un figlio. Fenris le ripeteva sempre che erano giovani, che avevano tutto il tempo a disposizione, ma ad ogni visita e ad ogni comparsa del ciclo vedeva la delusione sul suo viso e il suo cuore si stringeva ogni volta di più.

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