Capitolo 4 - Tempesta

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La tempesta si riversava senza pietà sull'isola, il vento gelido entrava dai vari spifferi della vecchia casa abbassando di qualche grado la temperatura all'interno.

Fenris se ne stava accanto ad una finestra, sorrideva sornione mentre assaporava a piccoli sorsi la cioccolata calda che si era appena preparato.

Osservava la tempesta soddisfatto, sapeva benissimo che la causa di tutto era Heks e questo lo divertiva.

Lo incuriosiva il fatto che pur essendo intimidita da lui e l'avesse messa continuamente a disagio, avesse seguito il suo consiglio. E a quanto pare la risposta non le era piaciuta.

Ripensò alla sera precedente, quando l'aveva trovata svenuta in quella via isolata l'avrebbe lasciata lì senza pensarci due volte, ma quel dubbio, che infine si era rivelato reale, l'aveva fatto esitare e la curiosità aveva fatto il resto.

L'aveva osservata per un tempo indefinito giungendo sempre alla solita conclusione: insignificante.

Perché è questo che era quella ragazza dai fianchi troppo larghi, il seno troppo piccolo, i capelli crespi e i lineamenti anonimi.

Nulla nella sua persona aveva attratto la sua attenzione, a parte forse gli occhi.

Due grandi occhi, dal taglio esotico, di un color grigio così intenso da sembrare mercurio.

L'aveva guardato come se fosse l'unico uomo sulla terra, almeno fino a quando non le aveva rivolto la parola; a quel punto il suo sguardo si era riempito di irritazione e imbarazzo.

Heks era un vero mistero, Atur, seppur non fosse interessato all'argomento, gliene aveva parlato: sosteneva che fosse una ragazza a modo, timida e insicura.

Gli tornò alla memoria lo sguardo di fuoco che gli aveva riservato dopo un'altra delle sue solite provocazioni.

Sorrise.

Ragazza a modo? Sicuramente.

Insicura? Con ogni probabilità.

Timida? No di certo. Si imbarazzava facilmente questo era vero, ma poteva essere per via dell'insicurezza. Il suo comportamento si poteva ricondurre più facilmente ad una persona introversa che ad una persona timida e quella tempesta ne era la conferma.

Una persona timida non avrebbe mai e poi mai reagito in maniera così irruenta, si sarebbe sottomessa all notizia e avrebbe cercato una via passiva per ribellarsi e da quello che poteva vedere dalla tempesta che infuriava all'esterno, era una ribellione tutto fuorché passiva.

Mentre rimuginava su questo, gli squilli fastidiosi del telefono lo riportarono al presente.

Con aria scocciata allungò una mano verso la tasca posteriore dei Jeans e ne estrasse un vecchio cellulare, leggendo il nome del capo branco non riuscì a fermare le labbra che si tirarono in un sorriso.

−Che succede, capo?

−Smettila di fare il fesso e vieni immediatamente qui!

Lo sentì riagganciargli il telefono in faccia infuriato. A quanto pareva Riane doveva essere andata ad informarlo e con ogni probabilità doveva essere venuta anche a conoscenza che Heks aveva passato la notte da lui.

Affrontando la pioggia, raggiunse il più lentamente possibile il luogo di ritrovo, cosa che fece imbestialire l'alpha che, appena lo intravide tra la folla, iniziò a sbraitargli contro i peggio insulti che un warg potesse mai ispirare.

Avanzando con passo rilassato e le mani in tasca, ghignò in direzione della vecchia che con sguardo meditabondo lo fissava.

−Ti abbiamo aspettato per più di venticinque minuti! Dove diavolo eri?!

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