Nessuno fiatava. Il cielo notturno era tornato limpido e nulla squarciava il silenzio che era calato nella stanza. Riane era caduta a terra, incosciente. Davida, impallidita, guardava la vecchia amica immobile. Lentamente alzò lo sguardo su Elise per poi seguire i suoi occhi sulla minuta figura che era comparsa.
La vilia non sapeva come reagire. La mano di Fenris ancora premuta sulla spalla come avvertimento. Era stranamente tranquilla. Il cuore batteva ad un ritmo regolare, così come il respiro. Osservava muta e guardinga la scena davanti a sé abbassando silenziosamente le sue mura. Sentì la sua scintilla sgorgare, ma non osò prendere l'iniziativa. Non osò neppure studiare le emozioni nella stanza per paura di una reazione esagerata.
La fata se ne stava immobile, ferma nella sua figura umana. Fissava la gammel con un odio profondo, lo stesso odio che aveva percepito quella sera dell'attacco. Aveva visto giusto. Era lei la sua preda. Era Riane.
Voleva vendetta, ma per cosa?
−Annie.
La giovane non la degnò nemmeno di uno sguardo. Al contrario spostò gli occhi infiammati su Davida, raffreddandoli all'istante. Le parlò.
−Non volevo che accadesse tutto questo, ma Riane deve pagare. È stata crudele, egoista e non ha avuto pietà. Inoltre, quando ha capito di aver commesso l'errore più grande della sua vita, ha continuato per la sua strada senza guardare in faccia a nessuno. Senza prendersi le sue colpe.
La sua voce era alterata, come se fosse stata sovrapposta ad un'altra.
−Mi dispiace, Davida. Per tutto. Sapevo che Riane aveva in mente qualcosa, ma non pensavo che arrivasse a tanto. Volevo incastrarla. Avevo capito che vi aveva manipolato. La mattina di quel giorno, dopo che venni a parlare con te, venne a cercarmi. Mi intimò di stare al mio posto e di non intralciarla, ma ormai quel era fatto era fatto. Dovevi vedere l'espressione del tuo Slevin appena gliel'ho comunicato: pura speranza.
A quel discorso, tutti e tre trattennero il respiro. Elise non sapeva come spiegare quello che stava succedendo. Non riusciva nemmeno a pronunciare quel nome.
−Annabelle.
La voce di Fenris uscì calma dalle sue labbra. Quasi dolce.
La fata lo guardò ed un'improvvisa dolcezza le ammorbidì i lineamenti offuscati. Gli occhi scuri di Annie stavano lasciando spazio a quelli chiari di Annabelle. I lineamenti sovrapposti come un velo di fumo. Era impressionante.
−Fenris. Mi dispiace di averti ferito.
La ragazza trattenne il respiro. Era davvero stata lei. La rabbia le montò dentro facendola scoppiare contro lo spirito. Annie barcollò leggermente, poi un sorriso triste le si dipinse in volto.
−Potrò scusarmi per l'eternità, ma la mia voce non potrà cancellare il dolore che vi ho dato. Per quel che vale, sono mortificata. È stato un incidente e quando me ne sono resa conto era troppo tardi. Elise, capisco appieno quello che hai passato. Amavo Slevin con ogni briciola del mio corpo. Fenris è così simile a lui che la prima volta che l'ho incontrato ho rischiato di mandare all'aria la mia copertura. Era l'uomo più bello che avessi mai conosciuto, ma il mio amore non è bastato. Sei stata una vera amica, così come lo è stata Davida al suo tempo. Sapevi del mio cuore spezzato e hai provato a curarlo. Avrei potuto approfittarne, ma così come Slevin, Fenris non sarebbe ma stato mio.
Abbassò lo sguardo, poi lo riportò sulla vecchia amica. Il sorriso malinconico sempre sulle labbra.
−Ricordi quella sera di mezza estate? A me sembra ieri. Gli abitanti erano molto meno di adesso, vi erano principalmente warg e le tradizioni erano molto più marcate. C'era una festa, ricordo ancora il profumo di quella notte. Tu avevi indossato un vestito giallo canarino, lo trovavo ridicolo, ma su di te stava un incanto.
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Vilia
WerewolfSeconda storia della serie Warg's Blood. Una nuova vita. Una nuova casa. Una nuova nazione. L'offerta di lavoro di Riane, una vecchia amica di famiglia, è tutto ciò che Elise abbia mai desiderato. L'isola di Skye sembra perfetta, con le sue alte sco...