Capitolo 14 - Promesse

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Era ancora seduta su quel divano. Wayde e Freki, con l'ordine di tenerla d'occhio e avvertire i genitori per qualsiasi cosa, erano seduti lì accanto sul pavimento in legno.

Lo scoppiettio del fuoco e il fischio del vento riempivano la stanza.

Lo sguardo perso nel vuoto e l'immagine del volto preoccupato di Fenris fisso nella mente.

Erano stati i suoi i primi occhi che aveva visto dopo essere svenuta, sua la prima voce che aveva sentito, sue le mani che l'avevano rassicurata e questo non faceva altro che mandarla in confusione.

Sentiva la testa leggera e le palpebre pesanti. Entrare in contato con la sua scintilla le aveva sottratto molte energie, ma le farfalle che le si erano annidiate nello stomaco avevano preso comunque il volo.

Era strano come, in poco più di una settimana, avesse cambiato il suo modo di vederlo. Sì, era sempre irritante e il più delle volte era talmente arrogante da volergli strappare i capelli, ma altre volte, in alcuni e rari attimi, il warg le mostrava una dolcezza che la lasciava piacevolmente stordita.

Poteva sentirlo parlare con la madre in cucina. Era furioso.

−Niente? Secondo te il modo in cui ha urlato è stato niente?!

−Devi calmarti, ragazzo.

Robert era entrato in scena. Si sentiva troppo stanca per analizzare il suo tono, ma era sicura di aver percepito una velata minaccia nella sua voce.

−Non dirmi di calmarmi.

−È un fatto naturale. Accade a tutte le vilie la prima volta, pure a tua madre è successo.

−Mettiamo bene in chiaro una cosa: l'ho portata qui per tenerla al sicuro da quei pazzi fanatici della vecchia, non per farle avere uno shock! Dovevi avvertirci. Era tuo dovere dircelo!

Era risoluto. Fermo sulle sue opinioni.

−È una cosa che non ti riguarda.

−Non mi riguarda?! – Elise poté percepire la rabbia densa del segugio diffondersi nell'aria, se rilassava la vista riusciva perfino a vederne la sfumatura vermiglia che si irradiava nella stanza. Rimase stupita da quante cose riuscisse a vedere da quando aveva riaperto gli occhi, come se fino a quel momento fosse stata cieca.

−Lei è Heks! Tutto ciò che le accade mi riguarda!

La risposta tuonante del ragazzo le fece tremare il cuore. Sentì le guance andarle a fuoco mentre il viso le si imporporava e gli occhi le si spalancavano.

Provò a calmarsi, a calmare la tempesta che si era formata nel suo stomaco, ma non fece altro che peggiorare la situazione.

Sapeva che le parole del warg erano dettate dalla loro alleanza ed ora anche dalla loro amicizia, ma nella parte più profonda di Elise, una piccola parte inconscia di lei, sperava che fossero dettate per qualcosa d'altro che le faceva palpitare il cuore. E si sentiva una stupida per questo.

Si mordicchiò il labbro inferiore, lo sguardo ora concentrato sulle fiamme guizzanti nel camino. Erano fiamme strane: avevano lingue rosse, gialle e arancioni, ma alcune di loro erano verdi e altre ancora tendevano all'azzurro.

Fu proprio in quel momento che le vide. Piccole figure che danzavano giocose proprio davanti ai suoi occhi, all'interno del fuoco.

Roteavano su loro stesse, lanciandole sorrisi accattivanti, invitandola ad unirsi a loro.

Seppur non umane, erano di una bellezza sconvolgente. I piccoli occhi risplendevano come oro fuso e i capelli di fiamma danzavano insieme a loro. I piccoli piedi fatati colpivano i ciocchi di legno a tempo con le loro voci tintinnanti, facendo scoppiettare il fuoco a ritmo di musica.

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