Capitolo 3 - Strega

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Lo fissò per alcuni interminabili secondi.

L'aveva appena paragonata ad una strega? Non riusciva a capire se si sentisse offesa per l'insulto o amareggiata dal fatto che fra tutte le cose al mondo, lui la paragonasse ad una vecchia cattiva dal naso adunco.

Lo studiò velocemente, ricordava benissimo i capelli leonini e la barba incolta che tendeva al fulvo, le labbra simmetriche erano tirate in un sorriso di scherno e gli occhi, di un blu inteso pari alla profondità del mare, la guardavano arroganti.

Le gambe erano fasciate da dei jeans così logori da aver preso un colore tutto loro; ai piedi, distanziati l'uno dall'altro in una posa solenne, portava un paio di scarpe da lavoro talmente infangate da non riuscire a capire il loro colore originale.

Teneva le braccia muscolose, coperte da una camicia polverosa in pile, incrociate al petto come a voler darsi un'aria più autoritaria di quanto non avesse già.

Era un disastro conciato in quel modo, ma in tutto quel disordine riusciva a intravedere qualcosa che la intrigava e l'attirava inspiegabilmente.

Abbassò lo sguardo, si sentiva a disagio, ma non gli avrebbe permesso di chiamarla in quel modo senza dire nulla.

−So di averti causato disturbo, ma non c'è bisogno di essere offensivi.

Parlò con un tono di voce basso, quasi tremolante, in alcuni punti ebbe quasi l'impressione di sentirla inciampare su alcune parole, cosa che gli fece alzare un sopracciglio.

Gli fece quasi tenerezza, così insicura e timida, ma quegli occhi non potevano mentire e non ci sarebbe cascato.

−Non è quello che sei?

Al suo tono ironico la vide accigliarsi, le sottili sopracciglia si aggrottarono e le guance le divennero paonazze.

−Non so di cosa tu stia parlando. Non sono una gran bellezza, questo lo ammetto, ma non sono così cattiva da essere definita strega.

Alla sua risposta non riuscì a trattenere la risata che gli scoppiò in gola.

Quella heks era divertente, doveva dargliene atto.

−Non sai proprio nulla, vero? Quella vecchia non si è neanche presa la responsabilità di informarti prima di trascinarti qui, giusto? Levami la curiosità: cosa ti ha detto di preciso per convincerti a seguirla?

Non le piaceva la strada che aveva preso la conversazione e nemmeno quel Fenris le piaceva in quel momento, il tono che aveva usato in quella frase le fece venire i brividi.

Tremava. Cercava con tutte le sue forze di darsi un contegno, ma non ci riusciva.

Aveva il presentimento che non sarebbe finita bene, voleva fuggire da quella casa, ma non riusciva a muoversi. L'aveva inchiodata con lo sguardo e non aveva alcuna intenzione di lasciarla andare.

−Aveva− Sentì la gola secca, per qualche strana ragione le parole faticavano ad uscire, −Aveva bisogno di aiuto.

L'uomo ghignò ancora.

−Che genere di aiuto?

−Alla libreria.

−Ne sei sicura?

All'ennesima domanda posta solo per prendersi gioco di lei, Elise non riuscì a trattenere la frustrazione.

−Smettila!

Proprio in quel momento, una forte raffica di vento fece tremare i vetri delle finestre.

Fenris spostò lo sguardò oltre le sue spalle, improvvisamente serio.

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