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Sono alla Continassa pronta a intervistare tre dei calciatori più importanti della Juventus.
«ti divertirai» mi dice Nico

Il sole è alto, l'aria calda di Torino mi fa venire voglia di togliermi la giacca, ma non posso. Devo mantenere la professionalità. Sono una giornalista sportiva, e non posso permettermi di sembrare distratta o troppo coinvolta, nemmeno con lui.
Kenan appare con il suo solito sorriso. Indossa una maglietta attillata che evidenzia i muscoli e i capelli spettinati segno che avesse appena finito allenamento.

«Ciao, Nora. Come va?» mi chiede, mentre mi scruta con uno sguardo che sembra volermi leggere dentro.

Faccio un respiro profondo. «Tutto bene. E tu?»
tiro fuori il registratore.
Kenan sorride e si sistema meglio sulla poltroncina dove di solito venivano le interviste o i video del lab.
«Sono pronto a rispondere alle tue domande. Ma non prometto di non essere sarcastico.»

«Mi fa piacere che tu sia onesto» rispondo, mentre cerco di mantenere la calma.

Non mi piace farmi mettere in difficoltà.

«Allora, facciamola semplice,» comincio. «La Juventus ha avuto una stagione intensa, ma il bilancio è positivo. Come ti senti alla fine di questo anno?» 
Kenan si appoggia allo schienale e incrocia le braccia. «Abbastanza bene. Non posso dire che sia stato facile, ma mi sento soddisfatto del nostro lavoro. La squadra ha dimostrato di poter fare ancora la differenza.»

«Soddisfatto?» Gli lancio un sorriso. «Solo soddisfatto?»

Alza un sopracciglio e mi guarda più intensamente, con quell'espressione da "so cosa stai cercando di fare". «Diciamo che sono felice, ma non sono uno che si accontenta. E tu? Come ti senti nel fare quello che fai?»

Sorrido, sentendo un piccolo brivido. Il suo tono non è più scherzoso, è diverso. È come se, anche lui, cercasse qualcosa che non posso spiegare. «È il mio sogno» rispondo, cercando di mantenere la calma. «Fare la giornalista sportiva è quello che ho sempre voluto. Raccontare storie, scoprire cosa c'è dietro al gioco. A volte il calcio sembra solo un gioco, ma c'è così tanto altro.»

Kenan sorride, ma il suo sguardo è più serio del solito. «Mi piace sentire queste cose da te.»
Non so cosa dire, quindi continuo a parlare delle domande che ho preparato. Il calcio, la Juventus, i suoi sogni, la sua carriera. Ma ogni tanto, lo vedo lanciare occhiate di sottecchi.
La porta si apre e Samuel, entra nella stanza con un sorriso largo. «Ehi, Nora!» grida, venendo verso di me. «Spero che tu non stia già mettendo in difficoltà Kenan.»

Mi rilasso subito. Samuel è il mio punto di riferimento. Non

«No, tranquillo,» rispondo, sorridendo mentre gli faccio spazio sul divano. «Stiamo facendo l'intervista.»

Kenan fa un sorriso ironico e scuote la testa. «Le domande non sono mai troppo facili con Nora.»

Samuel si siede accanto a me e mi dà un colpo sulla spalla. «Non sapevo che ti piacesse tanto metterlo alla prova.»

«C'è solo un modo per farlo parlare» rispondo scherzando, mentre Kenan lancia un'occhiata divertita.

Ma la dinamica tra noi tre cambia improvvisamente quando la porta si apre di nuovo e Dusan Vlahovic entra nella stanza. Il gigante della Juventus. Il giocatore più forte della squadra, il volto più riconosciuto. Lo guardo mentre avanza e, per un attimo, mi sembra che tutto il resto sparisca. Non che non lo rispetti, ma Dusan è Dusan. È... diverso. E non riesco a sentirmi completamente a mio agio con lui come lo sono con Samuel o Kenan.

«Ciao ragazzi» dice Dusan, con quel sorriso che conquista subito.
Siamo tutti un po' più tesi quando inizia l'intervista. Le domande sono più facili, ma io sento l'aria cambiare, come se anche Kenan stesse cercando di capire cosa sta succedendo.

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Quando finalmente torno a casa, la giornata non è ancora finita. Il mio telefono vibra e vedo un messaggio da Leão.

Mi manchi.

Sorridei leggendo il messaggio. Non mi aspettavo di sentirmi così, ma la verità è che non voglio più ignorare quello che provo. Non con lui.

Anche tu

Qualche minuto dopo, il campanello suona. Apro la porta e lo vedo. Rafael. Con il sorriso che mi fa battere il cuore.

Ci guardiamo in silenzio per un istante, come se non avessimo bisogno di dire nulla. E poi lui si avvicina e mi bacia. È un bacio che dura, che mi fa dimenticare tutto quello che c'è intorno. Lo stringo e il mondo sembra sparire. È come se non ci fosse più niente di complicato, come se tutto fosse semplicemente giusto in quel momento.

Sento la sua mano sulla mia schiena, il suo calore, e mi perdo nel suo abbraccio. Non c'è niente da dire, niente da spiegare. Solo il respiro che si fa più lento, la sensazione di essere in un posto sicuro.

the perfect life||kenan yildizDove le storie prendono vita. Scoprilo ora